LASCIATE
CHE I FANCIULLI VENGANO A ME!
Fr.
Candido delle Scuole Cristiane
Estratto
dall'edizione PRO-MANUSCRIPTO VERONA, 1997; PER ORDINAZIONI
DELL' OPUSCOLO RIVOLGERSI A: DON MARIO BONIZZATO Parroco
di Isolalta - 37068 Vigasio (VR) - Tel. 045/6699088 e a
DON ENZO BONINSEGNA, Via Polesine, 5 - 37134 Verona - Tel.
045/8201679
Semplice,
bello e davvero prezioso questo libretto! Il Signore benedica
l'Autore e i suoi lettori. Possano i nostri bambini trovare
sul loro cammino genitori ed educatori capaci di portarli
ad amare la vita cristiana, per la quale soltanto è
aperta la via alla vera felicità in questa vita e
nell'eternità.
Torino,
21 novembre 1918.
+
A. Card. RICHELMY
LA PREGHIERA
LITURGICA
Ma non basta educare il bambino alla preghiera personale,
bisogna educarlo anche alla preghiera comunitaria e liturgica.
Così, quando assiste alla S. Messa facciamolo
riflettere sull'importanza dei diversi momenti. Non basta
comperargli un bel libretto di preghiere e portarlo in chiesa.
Le cerimonie del culto devono parlare al suo cuore, e questo
non avviene se non gli si spiega ciò che vede.
Si porti qualche volta il bambino in chiesa anche quando
non ci sono delle funzioni sacre per fargli conoscere
meglio il luogo e ciò che serve al culto:
l'altare, il Tabernacolo, il pulpito, il confessionale,
l'acqua santa, la lampada che segnala la presenza di Gesù
Eucaristia, ecc... Si chieda anche al parroco che faccia
vedere i vasi sacri, le vesti liturgiche, ecc... Diamo al
bambino tutte queste nozioni, finché la sua mente
è ancora tenera e può esser plasmata dal senso
del sacro e del mistero. Tutto serve a formarlo. Cosi il
bambino, già educato alla confidenza con Dio,
verrà anche educato a sentire la sua infinita
maestà e la presenza dell'invisibile nascosta nelle
parole e nei riti sacri.
VERE PREGHIERE
Come pregavano gli Apostoli? "Salvaci, Signore,
siamo perduti!" (Mt 8, 25). Come prego
il buon ladrone in croce? "Gesù, ricordati
di me quando entrerai nel tuo regno" (Lc
23, 42). Come pregò la Cananea? "Pietà
di me, Signore, mia figlia è crudelmente tormentata
da un demonio" (Mt 15, 22). Come si vede,
non ricorsero a formule attinte dai libri, ma uno per uno
inventarono la preghiera adatta alla circostanza, al bisogno.
E come pregò Gesù nell'orto degli Olivi?
"Padre mio, se è possibile, passi da
me questo calice..." (Mt 26, 39).
Ma i bambini sono capaci di inventare preghiere simili a
queste? Si dovrebbe credere che Dio non abbia dato loro
la capacità di parlare confidenzialmente con Lui?
Dio, che ha fatto il loro cuore, non lo avrebbe dotato
della facoltà di sentirlo, di amarlo e di parlare
con Lui?
Gesù che amava avere attorno a Sé i bambini,
forse si accontenta di averli muti o di sentirli ripetere
solo dei complimenti imparati a memoria?
Naturalmente bisogna formare i bambini a questo modo di
esprimersi, a questa intimità col Signore.
Se un bambino non sentisse mai nessuno conversare, se non
facesse mai una visita in casa d'altri, o comunque se fosse
escluso da qualsiasi rapporto con altre persone, o se sentisse
i grandi confabulare tra loro sottovoce o con un linguaggio
a lui sconosciuto, pensate che diventerebbe capace di parlare
con gli altri? Normalmente, invece, gli si raccomanda: "Quando
viene qualcuno, o si va da qualcuno, parla anche tu come
parlano tutti e come facciamo anche noi. Non restartene
zitto; e se ti offrono qualcosa, ringrazia; domanda come
stanno, ecc...".
Ebbene, col Signore facciamo altrettanto? Educhiamo
il bambino a ringraziare Dio dei tanti doni che riceve?
"Ma a questo - si sente dire - i bambini non ci
pensano". Certo, come è vero che non cercherebbero
di imparare a conversare se non assistessero alle
nostre conversazioni. In chiesa, ci vedono muovere le labbra,
ma non sanno che cosa diciamo al Signore.
Dopo la Comunione una bambina prego a lungo, e poi disse
alla mamma: "Ho già Detto a Gesù la
preghiera del mattino e già ho recitato la poesia
che mi ha insegnato la maestra... che cosa devo dirgli ancora?...".
Quella bambina voleva parlare con Gesù, ma nessuno
le avevano mai insegnato a parlare cuore a cuore con Lui!
In casa i bambini non sentono mai conversare col Signore,
tuttalpiù sentono dire delle formule, come il
Rosario o altre preghiere... cose buone, ma una vera conversazione
col Signore non la sentono mai. E allora, ovviamente, non
pensano nemmeno loro a parlare col Signore.
Se invece, vedendo la mamma triste, la sentissero pregare
dal fondo del cuore per chiedere questa o quella grazia,
con parole che escono spontanee dal cuore strappate dal
dolore o dal bisogno; se quando si è nella gioia
sentissero i genitori ringraziare il Signore con parole
inventate lì per lì, sgorgate da cuori riconoscenti...
allora imparerebbero anche loro a invocare Dio, la Madonna
e i Santi; a ringraziarli col linguaggio del cuore, spontaneamente.
Per esempio, in una disgrazia: "Signore,
aiutaci; vedi che disgrazia ci è capitata! Tu vedi
tutto, Tu puoi aiutarci! Abbiamo meritato i tuoi castighi,
ma Tu perdonaci, saremo più buoni".
O in un momento di pericolo: "Signore, pietà,
aiutaci; evitaci questa disgrazia; confidiamo in Te, perché
da soli non possiamo nulla. Gesù, che tanto compatisci
le miserie umane, aiutaci...".
Nella gioia: "Grazie, Signore, della
tua bontà verso di noi. Quanto sei stato buono con
noi... Grazie!".
È andato bene qualche affare? "Grazie,
Signore, di questo aiuto. Te ne siamo riconoscenti. Tu
sei stato buono con noi e noi vogliamo essere generosi con
i poveri, perciò porteremo al parroco questa offerta
per chi è nel bisogno".
E questo davanti ai figli, che sentano e imparino.
È ammirevole il delicato pensiero del "Sarto"
nel Manzoni. Il raccolto è stato scarso? "Grazie
lo stesso, Signore, non meritiamo neanche questo, siamo
così poco buoni. Perdonaci, Signore, aiutaci in altro
modo. Per ora ci accontentiamo di quello che ci avete dato".
Il bambino, testimone di questi sentimenti, di queste
preghiere dei genitori, non sarà mai tra quelli che
dimenticano ciò che Dio concede e lo bestemmiano
per quello che non dà; e saranno forti e rassegnati
nelle prove della vita.
SPONTANEITÀ DEI BAMBINI
Dopo la preghiera ordinaria, qualche volta invitiamo
il bambino a stare un po' solo con Gesù: "Ora
va' nella tua stanza e parla con Gesù, digli qualche
cosa".
Arrivato un giorno, sul far della sera, all'isola Bella,
sul Lago Maggiore, mi recai nella piccola chiesa e vi trovai
quasi tutte le famiglie dell'isola riunite. Terminate le
preghiere usuali il sacerdote disse: "Ora ognuno
chieda al Signore, per alcuni minuti, le grazie personali
di cui ha bisogno". Dopo un breve momento di profondo
silenzio il sacerdote concluse benedicendo tutti
in nome di Dio. Ecco ciò che si dovrebbe fare in
ogni famiglia cristiana e anche nelle nostre parrocchie.
Non preoccupiamoci di cosa diranno al Signore i nostri bambini.
Usino pure il loro linguaggio infantile, è ciò
che desidera Gesù.
Un giorno, in treno, fui presente a questa scenetta. Un
bambino di due anni fu messo a dormire sulla reticella dei
bagagli, come fosse una valigia. Poco dopo, tra la mamma
e il bambino cominciò questo dialogo: "Mamma!".
"Dimmi, gioia!". "Mamma!". "Gioia!".
"Mamma!". "Gioia mia!". E continuarono
così per un bel po' senza dirsi altro! Si capiva
che quella mamma e quel bimbo gioivano più che se
avessero fatto grandi discorsi. E perché Gesù
e i bambini non dovrebbero parlarsi con altrettanta semplicità?
Una mamma, entrata nella stanza della sua bambina di otto
anni, la trovo in ginocchio con la coroncina del Rosario
in mano.
-Che fai, bambina mia?
-Dico il Rosario.
-Ma l'abbiamo già detto prima, tutti insieme!
-Si, quello alla Madonna, ora dico quello dl Gesù...
-Come fai? Che cosa dici? "
-Dico: Gesù, io ti amo; Gesù,
sei bello; Gesù, sei buono; Gesù,
ti voglio bene... e così faccio passare
tuffa la corona. E ai grani grossi dico: Gesù
mio, fammi la grazia di amarti sempre e di non fu mai nulla
che ti faccia dispiacere.
Mamme, che capite così bene il linguaggio
semplice dei vostri bambini e lo preferite ai discorsi studiati
ed eleganti degli adulti, pensate che anche Gesù
ama la conversazione con le vostre creature, Lui che
ha detto: "Lasciate che i bambini vengano a me di
essi è il Regno dei Cieli" (Lc 18,
16).
SENSIBILITÀ DEI BAMBINI
I bambini sono sensibilissimi ai buoni sentimenti, ai
buoni esempi e a tutto ciò che è soprannaturale.
Ma bisogna formarli, istruirli e insegnare loro come devono
fare.
Un bambino che al cinema aveva assistito alla Passione del
Signore, non voleva più andare a vedere nessun film,
perché, diceva: "Fanno soffrire Gesù".
In una famiglia tutti piangevano davanti alla salma del
nonno. Un bambino di cinque anni disse: "Perché
piangete? Il nonno è in paradiso; sta bene e prega
per noi". Che semplicità! Che candore!
Invitiamo il bambino a pensare a Dio anche nei momenti
più normali.
Per esempio, se vede dei fiori: "Ringrazia Dio
che li ha creati così belli e profumati". Se
vede gli uccelli e li sente gorgheggiare: "Vedi,
il Signore li ha creati per rallegrare la nostra vita".
Vede della bella frutta sugli alberi: "Ringraziamo
il Signore che ci dà tante cose buone".
C'è un temporale e il tuono fa paura: "Impara
a temere Dio, che con un fulmine potrebbe sterminare chiunque".
Ma diciamogli anche che non deve temere se è
in grazia di Dio, perché la morte non è un
vero male, se non per chi è in peccato.
A 17 anni Franco Castagnini si vide condannato a morire
per una grave malattia. Ai suoi cari che piangevano chiese
di avvicinarsi. Quando i genitori, i nonni e gli zii furono
vicini al letto, disse loro: "Dite con me: Signore,
sia fatta la tua volontà". E siccome, commossi,
esitavano a ripetere quelle parole, li esortò: "Dite
forte con me: Signore, sia fatta la tua volontà".
Poche ore dopo spiro sereno e andò incontro al Signore.
Stava morendo un ragazzino di 12 anni. La mamma, desolata
non si dava pace, piangeva da far pietà. Il figlio,
per consolarla, le disse: "Mamma, non piangere,
sono certo che andrò in Cielo perché non ho
mai commesso un peccato mortale".
Se vedete portare al cimitero un morto, dite al bambino:
"Ringrazia il Signore che ti mantiene in vita, e
pensa che, come quel defunto, tu pure dovrai presentarti
al tribunale di Dio ed essere giudicato". Se il
vostro bambino conosce qualcuno che è malato, suggeritegli:
"Domanda per lui la guarigione al Signore e ringrazialo
che ti dà la salute". Se vede un bel cielo
stellato: "Com'è bello e com'è grande...
molto più bello, molto più grande è
Dio che ha creato tante cose...". Se una foglia
cade dal ramo: "Vedi, assomiglia alla vita che prima
o poi se ne va...". Se vede fare un'azione buona
da una persona: "Se sarai buono anche tu e vorrai
bene al Signore, un giorno ti accoglierà e ti stringerà
al suo cuore per sempre...".
Si dicono tante banalità ai bimbi e si pensa così
poco a formarli a quelle idee e a quei sentimenti sublimi
che riguardano le cose soprannaturali, a cui dobbiamo
saperci elevare anche contemplando la natura.
Un giorno una bambina, in campagna, sentendo la mamma dire:
"Che bel panorama!", subito rispose: "Ringraziamo
Dio che ci ha dato gli occhi per vederlo".
IL BAMBINO HA SETE DI DIO
I bambini formati alla scuola del soprannaturale
sanno far riferimento a Dio in tutto e in Lui si rifugiano
prontamente e con fiducia nelle loro necessità.
Più di noi adulti sono capaci di sentire e di
gustare Dio e le cose di Dio. Ma bisogna educarli. Alcuni
sono anime privilegiate che destano meraviglia in chi le
sente. In essi Dio sa fare miracoli di grazia.
Un giorno San Tommaso d'Aquino (aveva solo 6 anni)
fu trovato che girava per le stanze del suo castello in
cerca di qualche cosa. Gli chiesero:
-Che cosa cerchi?
-Cerco Dio!
Un caso eccezionale. Ma può capitare che anche
bambini particolarmente sensibili finiscano col diventare
indifferenti come la maggior parte dei ragazzi, se crescono
in un ambiente banale, o se manca loro una guida nelle cose
soprannaturali, o se, peggio ancora, ricevono cattivi esempi...
Allora soffocano, come fiori caduti nel fango e perdono
il loro candore e il loro profumo!...
Poveri quei bambini che non sentono mai parlare di Dio!
Pur essendo tendenzialmente affamati di Dio, non c'è
chi li nutre. Che vuoto nella loro anima!
Nella vita di Padre Doussot, domenicano, si legge:
"Aveva sette anni quando fu messo alla scuola dei Fratelli
delle Scuole Cristiane. Fino a quell'età non aveva
mai sentito parlare di Dio. Una sera, dopo che i suoi lo
avevano mandato a dormire, stando attento che nessuno lo
vedesse, scese dal letto, andò pian piano dalla sorellina
di cinque anni e... sotto voce:
-Mimi, dormi già?
-No, Gastone, cosa vuoi?
-Lo sai che c'è Dio!
-Che cosa è Dio?
-È quel grande Papà che ha creato tutte le
cose...
e qui spiegò quel poco che aveva imparato.
La sera dopo, stessa scena:
-Mimi, dormi?
-No, ma ho sonno.
-Mimi, ascolta una bella cosa!
-Che cosa?
-Il maestro ha Detto che si può parlare con Dio!
-E come si fa? Dov'è?
-Si prega...
-Che cosa vuol dire: 'si prega'?
-Ascolta, e ripeti con me: 'Padre nostro...'
-'Padre nostro...'
-'Che sei nei cieli...'
-'Che sei nei cieli...'
E così le fece ripetere parecchie sere il
"Padre nostro", finché lo imparò;
e sempre tutto a insaputa dei genitori".
Quei due bambini cercavano Dio e gli aprivano il loro cuore,
ma se Gastone non ne avesse sentito parlare almeno a scuola...?
Gastone e Mimi divennero più tardi due apostoli della
fede.
Una domestica disse un giorno al bambino di casa che aveva
sei anni e che frequentava una buona scuola: "Caro
il mio bambino, ti adoro!" E il bambino subito:
"No, non devi; si adora solo Dio!"
DIO ALLA MENTE E AL
CUORE DEL BAMBINO
Dio manifesta all'uomo i suoi desideri anche con ispirazioni
interne, col suo parlare al cuore.
"Ascoltate la voce del Signore, non indurite il
vostro cuore" (cfr. Sal 94, 8). "Ecco,
attirerò a me l'anima, la porterò nella solitudine
e le parlerò al cuore" (cfr. Os 2,
16). "Ascolterò quello che il Signore mi
dice" (cfr. Sal 84, 9).
Si legge nell' "Imitazione di Cristo":
"Beata l'anima che ascolta il Signore quando
parla dentro di lei...; Beate le orecchie che sentono non
la voce risuonante al di fuori, ma la voce che ammaestra
al di dentro. Beati gli occhi chiusi alle cose esteriori,
e aperti a contemplare quelle interne...".
Dio parla spesso interiormente: ammaestra, domanda,
consiglia, incoraggia, rimprovera, spinge l'anima a compiere
il bene... È un lavoro continuo di Dio che vuol santificare
l'anima e portarla alla perfezione per cui l'ha creata.
Ma, purtroppo, non sempre l'anima riconosce questa voce
interna di Dio, spesso non ci fa caso, confonde le divine
ispirazioni con la voglia ordinaria e naturale di fare o
non fare una cosa. E così, non ne trae profitto.
Non presta ascolto a quella voce che orienterebbe verso
i beni soprannaturali e che attirerebbe nuove grazie da
Dio e nuova luce per tendere alla perfezione.
Il bambino deve essere educato a riflettere su questo
lavorio interno della grazia; altrimenti, anche
se Dio parla spesso al suo cuore, inesperto di queste cose,
non farà attenzione alle ispirazioni del Signore
e perderà quei doni di luce e di grazia che gli erano
destinati.
Il piccolo Samuele, destinato a divenire profeta,
si senti chiamare tre volte da una voce misteriosa; non
pensava che fosse Dio a parlargli, ma una voce umana. Solo
quando il sacerdote Eli gli disse che era il Signore a parlargli,
e lo invito ad ascoltare quella voce e a rispondere, Samuele
aprì il suo cuore ai messaggi di Dio e disse: "Parla,
o Signore, che il tuo servo ti ascolta" (cfr. 1
Sam 3, 10). Allora il Signore gli parlo e lo ammaestrò.
Facciamo riflettere i bambini sulla voce di Dio che sussurra
nel loro cuore e li ispira ora a offrire un servizio,
ora a perdonare un'offesa, ora a superare una difficoltà,
ora a dire una buona parola a un compagno che soffre, ora
a fare una visita a Gesù Eucaristia, ora a pregare
per un malato o per un defunto, ecc...
Il bambino ci dice che vorrebbe fare un'opera buona?
Invece di dirgli che è buono, diciamogli che
è stato il Signore a ispirargli quella cosa. Ci dice
che andrebbe volentieri in Chiesa? Diciamogli che
è il Signore che lo vuole un po' con sé a
tenergli compagnia. Ha detto la verità anche a
costo di avere una punizione? Diciamogli che il Signore
gli ha suggerito quell'atto di coraggio e gli ha dato la
forza di compierlo. Stenta a perdonare un'offesa? Facciamogli
presente che il Signore sta osservando se metterà
in pratica o meno l'invito di Gesù a perdonare a
chi gli ha fatto dei male. Sente rimorso per qualche
colpa? Diciamogli che è la voce interna di Dio
che lo richiama al dovere, per perdonarlo e renderlo più
buono. Un compagno lo invita al divertimento, mentre
sta compiendo un dovere? Ricordiamogli che il Signore
lo sta osservando e che attende da lui un sacrificio, una
vittoria...
Esortiamolo ad ascoltare Gesù soprattutto dopo la
Comunione. Insegniamogli a chiedere al Signore che parli
al suo cuore.
E anche noi preghiamo Gesù che parli al cuore
dei nostri bambini e che li renda disponibili a fare la
sua volontà. Formiamoci noi per primi
a questa scuola di Dio, ascoltiamo la sua voce, domandiamogli
spesso di darci un cuore attento e docile; diciamogli anche
noi: "Parla, o Signore, che il tuo servo ti ascolta".
Solo quando noi saremo capaci di ascoltare il Signore,
potremo educare a questa capacità di ascolto i nostri
bambini.
LAVORO E PREGHIERA
Coltiviamo inoltre nel bambino quella forma di preghiera
che rende la vita dell'uomo una lode perenne al Signore,
una continua preghiera che lo alimenta.
Gesù ci invita a "pregare sempre, senza stancarsi"
(Lc 18, 1). Ti sei mai chiesto come sia possibile
questo?
Qualcuno dirà: "Bisogna pure occuparsi di
tante altre cose nella vita. C'è un tempo per pregare
e un tempo per lavorare. Quando è il tempo di pregare,
si prega e quando è il tempo di lavorare, si lavora".
Sì, ma c'è modo e modo di lavorare. Si può
lavorare pensando spesso al Signore e offrendo a Lui la
nostra fatica, ricordandoci che anche Gesù ha lavorato,
che il nostro lavoro ci rende collaboratori di Dio, ci aiuta
a purificarci dai nostri peccati, ecc... E così il
nostro lavoro diventa preghiera, perché fatto per
Dio.
Il bambino può essere educato benissimo a questa
forma di preghiera continua. Quando lo esortiamo
a fare il suo dovere, uniamovi sempre l'idea che è
il Signore che lo vuole e che poi lo ricompenserà.
Ricordiamogli spesso che anche nel lavoro Gesù ha
faticato e sofferto più di noi, e lo ha fatto per
noi, e che vede e apprezza la nostra fatica e ce ne darà
la ricompensa, se lavoriamo per amore suo.
E così, accettando con rassegnazione, e quindi con
merito, le fatiche inerenti al compimento del suo dovere
e le inevitabili pene provenienti dalla vita di tutti i
giorni, il bambino si eleva e si santifica. Fatto adulto,
sarà uomo temprato al dovere, forte nelle prove della
vita e sarà preparato alle lotte che lo aspettano,
e non certo rammollito, rassegnato e sconfitto!
FORMAZIONE MORALE
Anche il bambino va soggetto a commettere dei peccati,
sia pure proporzionati alla sua età; perciò
non dimentichiamo la formazione morale. La sua coscienza
deve conoscere il pensiero di Gesù su ciò
che è bene e su ciò che è male.
Diamogli un giusto concetto di Dio come fonte della legge,
come pure del premio e del castigo. Non è difficile.
Come facciamo noi col bambino? Quando è buono lo
premiamo con qualche gesto di affetto e quando sbaglia lo
rimproveriamo o gli diamo una punizione, in ogni caso non
gli diamo alcun segno di affetto. così, facciamogli
capire, fa anche il Signore.
A seconda dei casi potremmo dirgli: "Questo fa piacere
al Signore... Questo dispiace al Signore... Domanda perdono
a Dio... Il tuo Angelo Custode è contento di te...
Fa' così e farai piacere al Signore..." Ha
fatto una mancanza? Invece di dirgli: "Vedrai che
viene l'uomo nero e ti porta via", diciamogli:
"Hai dato un dispiacere a Gesù... Il Signore
non è contento di te... La Madonna non è contenta
di te... Chiedi perdono e prometti di non farlo più...".
Talvolta chiede perdono al papà o alla mamma. Non
tralasciamo di dirgli che deve chiedere perdono anche al
Signore. Deve sapere che, oltre ad aver offeso o disgustato
i genitori, ha anche mancato a un comandamento di Dio.
Purtroppo, alcuni credono che quando si sono rappacificati
con gli uomini, o l'hanno fatta franca, o hanno scontato
la pena della loro colpa, secondo la giustizia umana, tutto
sia finito. E Dio non conta nulla? Devono anche riparare
all'ingiustizia commessa contro Dio; in ogni peccato il
primo e principale offeso è proprio Lui che ci ha
dato la legge.
LA VERITÀ MAESTRA
DI VITA
Diamo al bambino l'idea esatta della giustizia di Dio e
del fatto che a Lui nulla è nascosto. Diciamogli
che Dio è buono, disposto al perdono, ma anche che
esige riparazione dell'offesa a Lui fatta. È importante
far crescere il timore di Dio, senza diminuirne l'amore.
Il bambino può capire benissimo, dalla vita di ogni
giorno, la divina giustizia. Ma chi ha cura di lui deve
farlo riflettere e richiamargli alla mente, quando l'occasione
si presenta, l'applicazione della legge di Dio e la sanzione
della giustizia.
Quante banalità si dicono ai bambini per farli
star buoni e per stimolarli a fare il loro dovere! Si
minacciano cose che non avverranno mai, si fanno promesse
che non si ha l'intenzione di mantenere, si preannunciano
pericoli che non esistono (macchie sulle unghie o sulla
fronte come prove di una colpa...).
Ma il Signore e la sua Chiesa non ci hanno insegnato questi
metodi. Perché falsare la coscienza dei bambini con
queste sciocchezze? Perché rischiare di farsi dare
del bugiardo dal bambino, se si accorge che io inganniamo?
Ricorriamo ai criteri soprannaturali, alla verità;
educhiamo il bambino all'amore e al timore di Dio; formiamo
la sua coscienza al senso del dovere perché anche
lui ha l'obbligo di osservare la legge che Dio ha dato all'uomo.
Solo così formeremo l'uomo morale, l'uomo sociale
e il vero cristiano.
Un episodio significativo. Un povero passò vicino
a un ragazzino e gli chiese l'elemosina. Quel ragazzino
prese una moneta e la getto per terra, dicendo al povero:
"Se la vuoi, va' a prenderla". In quel
momento passo la mamma del bambino. Vista la scena, obbligò
il figlio a prendere la moneta, a pulirla, a darla al povero
e a scusarsi del gravissimo gesto che aveva compiuto. Quel
ragazzino obbedì, sia pure con fatica, e non dimentico
mai più la lezione. Divenne poi Vescovo, e fu lui
stesso a raccontare questo episodio come riprova che anche
la severità può educare.
È però buona norma non esagerare, non far
credere ai bambino che tutte le mancanze commesse siano
peccati gravi. Non diciamo che andrà all'inferno
per un peccatuccio infantile. Sarebbe un falsare la sua
coscienza, e questo non si deve assolutamente fare.
Diamo ad ogni cosa il giusto valore. Il bambino non deve
solo temere di andare all'inferno, ma soprattutto di far
dispiacere al Signore. Si può dirgli che, se non
chiede perdono, Gesù non lo ascolterà più
con gioia quando gli parlerà nella preghiera,
come la mamma non lo ascolta più quando le domanda
qualche favore, se, dopo aver disobbedito, non le chiede
perdono.
FORMAZIONE EUCARISTICA
Vogliamo sviluppare nel bambino
la vita soprannaturale? Mettiamolo spesso a contatto con
la sorgente di quella vita, che è Gesù Eucaristia.
"Io sono il pane di vita" (Gv 6,
48). "Chi mangia la mia carne e bove il mio sangue
ha la vita eterna" (Gv 6, 54). Parliamo
al bambino dell'amore di Gesù e di quanto desidera
che lo andiamo a ricevere e a visitare! I bambini sono
sensibilissimi al linguaggio eucaristico, non
sanno spiegarselo, ma hanno in sé un desiderio innato
di Gesù, di unirsi a Lui; e se la grazia trova dei
cuori ben disposti e buoni educatori, si notano prodigi
di precocità nel desiderio dell'Eucaristia.
Un giorno in una chiesa quasi deserta, un ragazzino di sette
anni pregava tutto solo in un banco. A un certo punto si
sposta e va vicino alla balaustra. Dopo un po' va sui gradini
dell'altare, poi prende uno sgabello e sale sulla mensa...
Una signora che stava in chiesa, lo richiama. "Vieni
giù, che fai li? Scendi!". Il bambino, indicando
Gesù nel Tabernacolo, con aria innocente risponde
"Ma io gli voglio bene!". Quei bambino
era il futuro San Pietro Chanel, martirizzato
in Australia.
UNA CONFERMA DAL CIELO
Nel 1916, un anno prima che la Madonna apparisse a Fatima,
ai tre bambini prescelti dal Cielo, Lucia, Francesco e Giacinta,
è apparso per tre volte un Angelo. Nelle prime due
apparizioni l'Angelo ha invitato i tre bambini alla preghiera
e al sacrificio per la conversione dei peccatori
e per la pace del mondo.
Nella terza apparizione, sorreggendo un calice con sopra
una candida Ostia, dalla quale cadevano nel calice alcune
gocce di Sangue, l'Angelo ha suggerito ai tre
bambini una bella preghiera: "SS.ma Trinità,
Padre, Figlio e Spirito Santo, Ti adoro profondamente e
Ti offro il preziosissimo Corpo, Sangue, Anima e Divinità
di Nostro Signore Gesù Cristo, presente in tutti
i Tabernacoli del mondo, in riparazione degli oltraggi con
cui è offeso e per gli infiniti meriti del suo Sacratissimo
Cuore e del Cuore Immacolato di Maria, Ti domando la conversione
dei poveri peccatori".
Detto questo, l'Angelo ha dato l'Ostia Santa a Lucia
e il calice a Francesco e a Giacinta: "Prendete
il Corpo e il Sangue di Gesù Cristo, orribilmente
oltraggiato dagli uomini ingrati. Riparate i loro delitti
e consolate il Vostro Dio".
Lucia, Francesco e Giacinta avevano solo 9, 8 e 6 anni...!!!
Quel Messaggero del Cielo ha confermato la decisione
presa da San Pio X, di ammettere alla Comunione i bambini
anche in tenera età. Un episodio che consola
e fa molto riflettere!
DUNQUE, RICORDIAMO BENE...
È grave dovere di ogni educatore aprire
la mente e il cuore dei bambini a Dio e formarli alla preghiera.
insegniamo loro ad ammirarlo anche nella natura. Mostriamo
come si parla con Dio nelle gioie e nei dolori, nella riconoscenza
e nella richiesta di aiuto. Ci sentano manifestare al Signore
il nostro nulla, la nostra debolezza, ma anche la nostra
lode alla sua grandezza e la nostra fiducia in Lui.
Quando portiamo il bambino in Chiesa, indichiamogli il Tabernacolo
dove si trova Gesù. Sentendo come noi parliamo ai
Signore, imparerà anche lui il linguaggio della fede
e dell'amore.
GENITORI... EDUCATORI...
... il Signore vi ha consegnato i bambini perché
glieli teniate un momento, li conserviate per Lui, e glieli
rendiate a suo tempo... proprio come fareste voi genitori
se affidaste a una baby-sitter i vostri figli. Se vi accorgeste
che questa distoglie i bambini dall'amore verso di voi non
glieli affidereste più. Mamme, papà, educatori,
cercate che Dio trovi in voi quella corrispondenza che vuole
da voi come custodi dei suoi figli prediletti!
Nell'Antico Testamento i genitori offrivano a Dio nel
tempio i loro primogeniti e, per riaverli, li riscattavano
con un'offerta. Ogni bambino è prima di tutto
di Dio, e il Signore vuole che il papà
e la mamma glielo offrano. Ricordatevi che è da Dio
che avete ricevuto i vostri figli: ve li ha affidati perché,
con un'opera intelligente, attenta e generosa di educazione
alla fede e all'amore, li prepariate come fiori destinati
ad abbellire il suo giardino eterno: il paradiso.
Pregate per i vostri bambini prima ancora che sboccino alla
vita e poi accompagnateli sempre con la vostra preghiera.
Le grazie che potete attirare su di loro con le vostre
preghiere sono il più bel patrimonio che potete lasciare
ad essi in eredità, per la vita terrena e per la
vita eterna.
Tra le prime parole da far pronunciare al bambino ci
siano i santi nomi di Gesù e di Maria.
Nel Battesimo Dio ha dato al bambino la sua stessa vita
e la tendenza al soprannaturale. Da quel giorno
Dio lo attira a sé, vuole per sé quel piccolo
cuore; ma è necessario che noi aiutiamo e guidiamo
il bambino ad andare al Signore.
Come il bambino non può imparare le normali cose
della vita se non c'è chi lo aiuti, così nella
vita dell'anima non saprà mai come fare a mettersi
in contatto col Signore se i suoi educatori (soprattutto
voi genitori) non formano quella "istintiva" capacità
che ha, grazie al Battesimo, di tendere a Dio e di comunicare
con Lui. Dio vuole che facciamo tutto il possibile per portare
a Lui queste sue creature predilette. Non deludiamo il Signore
e non danneggiamo il bambino con la nostra indifferenza
o superficialità.
Fioriranno allora attorno a noi dei bambini che ci stupiranno
per la precocità in ogni virtù e ci sarà
facile, e bello, e utile guardare a loro come ai nostri
migliori maestri di sensibilità e di innocenza.
Questi bambini, aiutati a prendere coscienza della dimensione
soprannaturale della vita, crescendo in età, non
saranno solo degli esperti operatori nelle cose terrene,
ma in ogni situazione faranno risaltare la loro profonda
identità di figli di Dio nella generosa offerta di
se stessi.
LA PRIMA COMUNIONE DEI
BAMBINI
"Fino al secolo XI la Chiesa desiderava che
i bambini ricevessero la Santa Comunione in tenera età;
si voleva farli partecipare presto a questa unione interiore
con Gesù Cristo." (+ Michael Keller)
Il Concilio Lateranense IV (1215) insegna che "l'obbligo
della Confessione e della Comunione, per i bambini, comincia
non appena un certo uso della ragione rende capaci di peccare".
Consapevole di questo, San Giovanni Bosco ha
affermato: "È da rifuggire come la peste
l'opinione di chi desidera rimandare la Prima santa Comunione
ad un'età troppo avanzata, quando il diavolo ha già
per lo più preso possesso del cuore giovanile".
Il Papa San Pio X (1903-1914), col decreto rivoluzionario
"Quam Singulari", porto da dodici a circa
sette anni l'età della Prima Comunione dei bambini
e li esortò alla Comunione frequente: "Devono
accostarsi presto alla Prima Comunione... è meglio
che i fanciulli ricevano Gesù quando hanno ancora
il cuore puro, affinché, prima di satana, entri Gesù
nei loro giovani cuori". Ed ecco
la motivazione del Papa: "I Santi Vangeli testimoniano
chiaramente con quale particolare amore Cristo in terra
si rivolgeva ai bambini, come godeva di vedersi circondato
da loro, com'era sua abitudine stendere su loro le mani,
stringerli al cuore e benedirli, com'egli non permetteva
che venissero respinti dagli apostoli...: 'Lasciate che
i bambini vengano a me e non glielo impedite...'".
(Mc 10, 14)". Dice ancora il Papa "Agli
innocenti bambini, tenuti lontani da Dio, mancò ogni
nutrimento per la loro vita interiore con la non rara conseguenza
che la gioventù, derubata dell'aiuto efficace, inciampò
nei lacci, perse l'innocenza e si arrese al vizio ancor
prima di poter gustare i santi Misteri... Non si può
ignorare che la perdita della prima innocenza è
una perdita molto grave, che si sarebbe forse potuta evitare
se si fosse ricevuta in tenera età l'Eucaristia".
È storicamente provato che San Pio X disse,
a proposito del decreto della Comunione ai bambini: "Questo
decreto me l'ha suggerito Dio stesso".
La Sacra Congregazione per il culto divino e la disciplina
dei Sacramenti, il 15 luglio 1910, decreto che
"l'età della discrezione (era
questa l'espressione usata da San Pio X nel decreto "Quam
Singulari") tanto per la Confessione quanto
per la Comunione è quella in cui il fanciullo
comincia a ragionare, cioè verso il settimo anno...
anche al di sotto. Da questo momento comincia obbligo
di soddisfare l'uno e l'altro precetto della Confessione
e della Comunione". Tale obbligo è stato
ribadito nel "Direttorio Catechistico Generale"
da Paolo VI nel 1973.
Il Papa Benedetto XV nel culmine della prima guerra
mondiale, chiese il soccorso divino ricorrendo all'"onnipotente
mezzo dell'innocenza dei bambini" e li invitò,
nello spirito del decreto "Quam Singulari",
ad accostarsi "tutti alla mensa celeste"
e a offrire le loro Comunioni per la pace.
Il Papa Paolo VI, l'11 aprile del 1971, ha richiamato
tutti all'osservanza del decreto "Quam Singulari"
e, visti inascoltati i suoi richiami, tornò sull'argomento
altre due volte: il 20 maggio 1973 e il 24 maggio 1977,
esortando "tutti ed ovunque ad ottemperare al decreto
"Quam Singulari", perché "la
disciplina della Chiesa venga restituita allo spirito del
decreto (di San Pio X), specialmente per quanto
riguarda l'età della Confessione e della Comunione
dei bambini".
Anche Giovanni Paolo II ha confermato la linea
dei suoi predecessori. Nell'Esortazione Apostolica "Catechesi
Tradendae", citando la S. Scrittura, il Papa ha
detto tra l'altro: "Che non si abbia a dire: i bambini
chiedevano il pane e non c'era chi lo spezzasse loro".
(Lam 4, 4)". Il 27 maggio 1989,
a 10.000 bambini disse: "Siate fedeli all'incontro
con Gesù Eucaristico... Gesù vi vuole vicini
nel suo Sacrificio, desidera essere in comunione con
voi". E ancora: "Motivando
l'anticipo dell'età della Prima Comunione, San Pio
X diceva: 'Ci saranno dei santi tra i fanciulli'. I santi
ci sono effettivamente stati. Ma noi possiamo oggi aggiungere:
ci saranno apostoli tra i fanciulli..." (17 agosto
1994).