Ricordiamo
come Cristo è entrato nella vita dei Suoi discepoli
mentre essi si stavano dirigendo verso Emmaus (Lc 24,13-35).
Camminavano pieni di tristezza, carichi di sofferenza
mentre ritornavano a casa. Gesù li ha raggiunti
e si è fatto loro compagno di viaggio.
Essi Gli hanno parlato con parole piene di sconforto.
Lui ha incominciato ad insegnare loro e, iniziando da
Mosè e dai Profeti, ha spiegato loro cosa dicevano
le Scritture su di Lui. I due Lo ascoltavano con il cuore
aperto e sentivano qualcosa che non potevano spiegare:
una Presenza, un ardore, una emozione...
Il
loro cuore ardeva mentre camminavano in compagnia di Gesù.
E
hanno ricevuto la grazia per credere!
Quando
sono arrivati a casa, hanno invitato Gesù ad entrare,
a cenare, a dormire: "Resta con noi perché
si fa sera"... Gesù ha accettato. Si
è seduto a tavola, ha benedetto il pane, lo ha
spezzato e lo ha spartito. In quell'istante, si sono aperti
i loro occhi e Lo hanno riconosciuto: "E' Lui!
E' Lui!". Il loro cuore è diventato pieno
di luce, di gioia... I loro occhi si sono aperti! Sì,
Lo avevano riconosciuto! Non a caso, il loro cuore ardeva
mentre gli spiegava i passi della Scrittura, lungo il
cammino.
Nella
Chiesa vi sono due riferimenti sicuri per incontrare il
Signore: la Parola e l'Eucaristia. Sono due fonti inesauribili.
La
Madonna ha parlato spesso dell'Eucaristia, facendo
riferimento alla nostra generazione. Non posso
dimenticare le lacrime della Madonna quando ci ha parlato
per la prima volta dell'Eucaristia:
"Cari
figli, come è possibile che non sapete vivere l'Eucaristia?...
Se non vivete l'Eucaristia, non posso aiutarvi".
Carissimi
fratelli, che la vostra vita sia l'Eucaristia e che l'Eucaristia
sia la vostra vita!
Tutte le Chiese che si definiscono cristiane e che hanno
negato la Madonna, hanno negato anche la Presenza reale
di Gesù nell'Eucaristia. Si, dove la Vergine Maria,
Madre di Dio e Madre della Chiesa, è stata rifiutata,
sono stati rifiutati anche l'Eucaristia ed il sacerdozio!
Messaggio
del 15 marzo 1984 Anche
questa sera, cari figli, vi sono particolarmente
riconoscente per essere venuti qui. Adorate
senza interruzione il Santissimo Sacramento dell'altare.
Io sono sempre presente quando i fedeli sono in
adorazione. In quel momento si ottengono grazie
particolari.
|
Un ragazzo
di Washington ebbe un gravissimo incidente con la macchina
e divenne infermo. Suo padre, vescovo anglicano della
Chiesa Battista e guida spirituale del Presidente Clinton,
è un uomo molto devoto. Decise di venire a Medjugoije
con sua moglie e pregare per la guarigione del figlio.
E fece un voto alla Madonna: "Tutti mi hanno
detto che appari in questo luogo. Io sono venuto qui per
chiederTi aiuto, per affidarTi la guarigione di mio figlio".
Ricevettero
la grazia desiderata ed il figlio fu guarito completamente.
Quando andai in America, egli mi mostrò la sua
grande cappella dove possono stare cinquemila persone.
E
mi disse:
"Io so cosa stai cercando nella mia chiesa...
disgraziatamente, non ce l'abbiamo! ... Noi non abbiamo
l'Eucaristia, però dal giorno del mio pellegrinaggio
a Medjugorje sento che molto presto tornerò alla
Chiesa dove c'è l'Eucaristia".
L'anno scorso, otto sacerdoti anglicani che hanno pellegrinato
a Medjugorje, sono passati al cattolicesimo. Avevano
un unico desiderio, dopo aver incontrato la Madre del
Signore: avevano bisogno di incontrare l'Eucaristia.
L'Eucaristia
è il cuore, il fondamento della nostra Chiesa cattolica,
la sorgente da dove nasce la vita per i membri del Corpo
mistico di Cristo.
Messaggio
del 25 settembre 1995 Cari
figli! Oggi v'invito ad innamorarvi
del Santissimo Sacramento dell'altare. Adoratelo,
figlioli, nelle vostre parrocchie e così
sarete uniti con tutto il mondo. Gesù vi
diventerà amico e non parlerete di lui come
di qualcuno che appena conoscete. L'unità
con Lui sarà per voi gioia e diventerete
testimoni dell'amore di Gesù, che ha per
ogni creatura. Figlioli quando adorate Gesù
siete vicini anche a me. Grazie per aver
risposto alla mia chiamata!
|
Tutti possono
lodare il Signore, tutti possono elevare inni, ma non
tutti hanno ricevuto l'educazione nella fede come noi
per conoscere che Cristo si è sacrificato come
"l'Emmanuele". Non tutti hanno ricevuto la tradizione
per celebrare il Mistero della Fede. Non tutti hanno ricevuto
la fede. nel Santissimo Sacramento.
Il peccato ha separato l'uomo da Dio, l'uomo dall'uomo
e, conseguentemente l'uomo si è diviso e disperso.
L'Eucaristia
è il sacramento dell'unità attraverso cui
si riceve la grazia di rimanere uniti.
I
Padri della Chiesa lo hanno insegnato fin dall'inizio.
In quel bell'inno contenuto nella Didachè si cantava:
"Come i granelli di frumento,
sparsi per la collina, sono riusciti a formare un unico
pane, così i fedeli della Chiesa, sparsi in tutto
il mondo, formeranno un solo corpo".
Nell'Eucaristia,
siamo uniti nel Corpo mistico di Cristo che è la
Chiesa.
La stessa cosa detta per il pane può essere detta
per il vino dell'offerta. Non è stato ottenuto
con un solo chicco di uva, ma sono tanti e tanti i chicchi
di uva pigiati insieme.
Così, ricevendo l'Eucaristia non solo ci uniamo
a Cristo -dimensione verticale-, ma restiamo uniti anche
agli altri fedeli -dimensione orizzontale-, formando un
solo vino, un solo pane, una sola Chiesa, un solo ed unico
Corpo.
Mistero
della fede.
Gesù,
nell'Eucaristia, è vivo e risuscitato.
Durante l'elevazione possiamo anche noi esclamare con
fede, come S.Tommaso: "Sì, Tu sei il mio
Signore e il mio Dio" (efr.Gv 20,28). Ti ringrazio!
Ti amo!
Come
lo Spirito Santo, scendendo sulla Beata Vergine, ha compiuto
il miracolo dell'Incarnazione del Verbo, così discendendo
sopra il nostro pane e il nostro vino, compie il miracolo
della transustanziazione. E si fa presente realmente il
Corpo del Signore! Noi crediamo, come la Santa Vergine,
che "Tutto è possibile a Dio"
(Lc 2,37).
Crediamo
che il Signore è onnipotente, che Lui lo ha detto
e lo ha fatto!
Messaggio
del 30 marzo 1984 (Messaggio dato al gruppo
di preghiera) Bambini
miei! Desidero che la santa messa sia per voi il
regalo della giornata. Aspettatela, desiderate che
essa cominci perché Gesù stesso si
dà a voi durante la messa. Anelate dunque
a quel momento in cui voi siete purificati. Pregate
molto perché lo Spirito Santo rinnovi la
vostra parrocchia. Se la gente assiste alla messa
tiepidamente, ritorna a casa fredda e con il cuore
vuoto.
|
Questo
è un Mistero che non si può sottoporre all'analisi
sperimentale, non può essere oggetto di studio
scientifico.
Non si può sottoporre la fede alla sperimentazione.
No! Crediamo nel Mistero e resterà sempre "Mistero
della Fede". Mistero in cui io credo, che io accetto,
che io amo e che mi fa sentire vivo.
Il sacerdote, durante l'offertorio, versa il vino nel
calice e poi aggiunge una goccia d'acqua che si mescola
con il vino. Quella goccina d'acqua è un importante
simbolo per comprendere il Mistero. Nella Persona del
Cristo sono unite la natura divina e quella umana. Anche
la goccia d'acqua che non vale niente, non ha prezzo,
si mescola col vino e subito non si può più
distinguere né separare. Dopo, durante la transustanziazione,
diventa Sangue Prezioso di Cristo. Quella goccia si è
trasformata, attraverso la potenza dello Spirito Santo
e della preghiera della Chiesa, in Sangue divino. Questo
è il Mistero!
Spesso
tu pensi che la tua vita, il tuo lavoro, la tua sofferenza
non abbiano valore. Invece, tu puoi unirti a Dio nell'Eucaristia.
Cristo è grande, meraviglioso e ti rende partecipe
della Sua natura divina. Allora, tu sei in Lui e la tua
grandezza non viene da te ma da Cristo. Questa è
una grazia di Dio. I Padri della Chiesa affermano che
Eva è nata da una costola di Adamo. Così
accade per noi. Tutta la Chiesa nasce dal Costato aperto
di Cristo e noi prendiamo da Lui la grazia divina. E'
qui, dunque, che puoi nasconderti, costruire la tua vita,
offrire la tua vita perché venga trasformata in
vita divina, perché sia utile, salvata e salvezza
per gli altri.
Questo avviene per mezzo dell'Eucaristia.
Messaggio
del 25 aprile 1988 Cari
figli, Dio desidera farvi santi, perciò attraverso
me vi invita all'abbandono totale. La santa Messa
sia per voi vita! Cercate di comprendere che la
Chiesa è la casa di Dio, il luogo dove io
vi riunisco e desidero mostrarvi la strada che conduce
a Dio. Venite e pregate! Non osservate gli altri
e non criticateli. La vostra vita sia invece una
testimonianza sulla strada della santità.
Le Chiese sono degne di rispetto e consacrate, perché
Dio - che si è fatto uomo - sta dentro di
esse giorno e notte. Perciò figlioli, credete,
e pregate che il Padre vi accresca la fede, e poi
chiedete ciò che vi è necessario.
Sono con voi e gioisco per la vostra conversione.
Vi proteggo con il mio manto materno. Grazie per
aver risposto alla mia chiamata!
|
Il sacerdote,
quando sta per iniziare il Santo Sacrificio, bacia l'Altare.
Perché?...
Vi
ricordate cosa ha scritto il Profeta Isaia? "Dice
il Signore: Ecco, ti ho disegnato sulle palme delle mie
mani. Non posso dimenticarti. Come la madre non può
dimenticare suo figlio, nemmeno Io ti dimenticherò
mai. Ti amo. Ho scritto il tuo nome sul palmo della mia
mano" (cfr.Is 49,16).
Io
vedo, nell'Altare della nostra Chiesa, il palmo della
mano di Jahvè. Non desidereremmo tutti baciare
quel palmo dove Dio ha scritto il nostro nome con il Sangue
di Suo Figlio? L'Altare è il Cuore aperto di Cristo!
E dove c'è il Cuore, ci sono l'Amore e la Vita!
In ogni Santa Messa si ha sempre la transustanziazione.
Quello che accade al pane e al vino continua sempre
in noi e nella Chiesa.
Come ha scritto San Paolo: "Non sono più
io che vivo, ma Cristo vive in me. Questa vita che
vivo nella carne io la vivo nella fede del Figlio
di Dio, che mi ha amato e ha dato se stesso per me"
(Gal 2,20).
Questo
è il frutto dell'Eucaristia: non vivo più
come peccatore, come orgoglioso, come chi non sa, non
comprende, non ama... No! Non vivo più io, Lui
vive in me, Lui in me è generoso, umile e misericordioso.
Questa è la regola da seguire e praticare.
Da dove, i nostri Santi hanno ricevuto la forza per superare
le prove, la grazia per amare Gesù e il prossimo,
per vivere nella santità? Dall'Eucaristia!
Gesù
è realmente presente e dice al Suo popolo: Chi
non mangia Me non può vivere, "Chi mangia
la mia Carne e beve il mio Sangue dimora in Me ed Io in
lui" (Gv 6,56). Questa alleanza è la
Vita!
S.Francesco
e S.Chiara d'Assisi piangevano davanti al Tabernacolo.
Piangevano davanti alla Croce. San Francesco singhiozzava
per le strade... Un giorno, i suoi confratelli gli hanno
chiesto: "Perché piangi?". Lui
ha risposto: "L'Amore non è amato!".,
non so amare il Signore, sono triste perché non
so amare Gesù!
Se Francesco, l'innamorato del Figlio di Dio, diceva:
"Non so amare", cosa possiamo dire
noi?
Devo
impegnarmi per imparare ad amare. Lei, la Madre di
Gesù, è Colei che desidera insegnarmi
ad amare Suo Figlio nell'Eucaristia, ad amare Suo
Figlio nella Bibbia, ad amare Suo Figlio sulla croce,
nel prossimo, nella Chiesa.
Amore ai sacerdoti.
La
Madonna piange quando parla dell'Eucaristia e anche quando
parla dei sacerdoti, perché noi non riusciamo ad
amare, non sappiamo amare.
Una coppia di sposi, professori che insegnano "Comunicazione"
all'Università di Montreal in Canada, dopo un periodo
di ricerche, sono venuti anche a Medjugorje. Qui, hanno
sentito come se la loro fede nell'Eucaristia si ravvivasse
e hanno preso coscienza dell'importanza del sacerdozio
per il rinnovamento della Chiesa.
E' purtroppo evidente che negli ultimi anni sono diminuite
le vocazioni in Europa e l'età media dei sacerdoti
è aumentata. I due professori hanno deciso di iniziare
una nuova forma di apostolato che hanno chiamato "la
margherita". Lo scopo è quello di aumentare
l'impegno assiduo nella preghiera per le vocazioni sacerdotali
e religiose. Lei che ama e spera tanto in questa missione,
disegna una margherita; nel cuore del fiore scrive il
nome del sacerdote e nei petali riporta i giorni della
settimana e i gruppi o le persone che si impegnano a pregare
ogni giorno per quel sacerdote o per una vocazione.
Dopo cinque anni, il loro Arcivescovo ha comunicato che
erano venuti molti giovani decisi a diventare sacerdoti.
Era la dimostrazione chiara che la coppia di professori
aveva dato vita ad un nuovo apostolato che stava già
dando i frutti.
E soprattutto il frutto di aumentare nei gruppi e nelle
famiglie l'interesse, l'approccio, la stima verso il sacerdozio,
quella mentalità che favorisce lo sviluppo di nuove
vocazioni.
Non possiamo separare il sacerdote dalla nostra famiglia.
I figli non devono assimilare sentimenti negativi verso
il sacerdote; lui deve rappresentare una figura importante
nella nostra famiglia e, di conseguenza, deve avere uno
spazio nel nostro cuore e nella nostra preghiera.
Le mani del sacerdote sono state unte con l'olio sacerdotale.
Le sue mani, distese sull'offerta sopra l'Altare, sono
il simbolo dello Spirito Santo che consacra la transustanziazione
del pane e del vino nel Corpo e nel Sangue di Cristo.Nelle
nostre mani, che elevano l'Ostia bianca, avviene il più
grande miracolo, una creazione nuova, un grande miracolo,
stupefacente, divino. Come nel seno della Vergine lo Spirito
ha reso possibile il concepimento, così ora nelle
mani del sacerdote avviene il miracolo.
Non può esistere la Chiesa di Cristo senza l'Eucaristia
e non c'è Eucaristia senza sacerdozio. Quando gli
Apostoli sono andati ad annunciare il Vangelo in tutto
il mondo, non si sono separati dalla "frazione del
pane". Il sacerdote non si può separare da
Cristo, non si può separare dall'Altare.
Sempre con molta sofferenza ricordo il grande dolore che
ho provato nel periodo della mia prigionia. Eravamo tre
sacerdoti in mezzo a molti delinquenti e prigionieri politici.
In carcere, per noi era proibito celebrare la S.Messa,
tenere la Bibbia, il Rosario e qualsiasi oggetto religioso.
Allontanandoci dall'Altare era come se ci avessero cacciati
via dalla Chiesa. Poi, abbiamo compreso che questo sentimento
non era autentico ed insieme abbiamo vissuto una esperienza
nuova. Ci siamo accorti di vivere il Sacrificio di Cristo
nel cuore della Chiesa e che era impossibile separare
il cuore del sacerdote dalla Chiesa. In quella situazione
di privazione, il nostro cuore ha vissuto il sacrificio
di tutta la Chiesa.
Quello che voglio dirvi è questo: non permettete
ad alcuno di separarvi dall'Altare, dalla S.Messa
La Chiesa vive dell'Eucaristia. L'autentico rinnovamento
della Chiesa comincia quando si dà il giusto valore
all'Eucaristia che deve essere considerata come il centro
della vita cristiana. Se tu desideri veramente partecipare
a questo movimento di rinnovamento devi saper vivere l'Eucaristia.
Verso di Essa devi indirizzare i tuoi fratelli e quelli
che vi si sono allontana ti affinché si avvicinino
nuovamente.
E' importante che, ritornando alle vostre parrocchie,
voi siate come lievito, per fermentare e portare tutta
la massa all'Eucaristia.
Il tuo unico e più grande nemico è colui
che ti può separare dall'Altare, colui che può
allontanarti dalla tua Messa domenicale!
Colui
che partecipa alla Eucaristia scopre il prossimo.
Non
può rifiutarlo, non può odiarlo perché
un unico Spirito ispira ed infonde in tutti il dono dell'amore.
Se vogliamo guarire le famiglie, in questo anno dedicato
alla famiglia, dobbiamo iniziare infondendo nei cuori
l'amore per l'Eucaristia.
Non dimenticare, tu hai una grande opportunità
per valorizzare la tua vita: prendere le tue sofferenze,
il tuo lavoro, la tua croce, tuffa la tua vita ed unirti
a Cristo, alla Sua offerta al Padre, al Suo amore. Allora,
la tua vita acquista un nuovo prezzo perché riceve
tuffo il suo valore dall'Eucaristia: "Non sono più
io che vivo...
Il mondo ha fame di amore! Gesù disse ai discepoli:
"Dategli
voi da mangiare", e apparve pane nel deserto.
Mai si esaurisce l'amore.
Il
nostro dovere è distribuirlo, condividerlo.
Imparare
a offrirsi a Cristo
di
A. GASPARINO, tratto da Maestro
insegnaci a pregare. EDC. Pag. 247ss.)
Nella
Messa c’è lo spettatore e c’è l’attore.
Lo spettatore è colui che paga un biglietto, ma
non soffre un dramma. La Chiesa alla Messa non vuole spettatori,
vuole attori. Il Concilio Vaticano II nella Costituzione
sulla Sacra Liturgia dice:
"La
Chiesa si preoccupa vivamente che i fedeli non assistano
come estranei o muti spettatori a questo mistero di fede…
Offrendo l’ostia immacolata, non soltanto per le mani
del sacerdote, ma insieme con lui, i fedeli imparino a
offrire se stessi e, di giorno in giorno, per mezzo di
Cristo mediatore, siano perfezionati nell’unità
con Dio e tra loro, di modo che Dio sia finalmente tutto
in tutti" (n. 48).
La
Chiesa non ci vuole a Messa come "muti spettatori"
per il semplice motivo che l’Eucaristia non è uno
spettacolo da vedere, è invece un dramma da vivere.
Nella Messa noi siamo i personaggi in azione, protagonisti
con Cristo, tutti, dal prete all’ultimo fedele.
Messaggio
del 18 novembre 1984 (Messaggio dato al gruppo
di preghiera) Se
è possibile, partecipate ogni giorno alla
messa. Ma non come semplici spettatori, bensì
come persone che nel momento del sacrificio di Gesù
sull’altare sono pronte ad unirsi a lui per diventare
con lui un medesimo sacrificio per la salvezza del
mondo. Prima della messa preparatevi con la preghiera
e dopo la messa ringraziate Gesù rimanendo
un po’ di tempo con lui nel silenzio.
|
Il fedele
ha la sua parte, ma non la parte primaria: è Cristo
che fa la parte primaria; il prete gli impresta i movimenti,
la parola, si china sul pane come ha fatto lui nella cena,
gli impresta i gesti, la voce per ripetere tutto quello
che lui ha fatto, tutte le parole che ha detto.
La Chiesa – dice il Concilio – si preoccupa che il fedele
avverta tutto questo, che sia corresponsabile col prete
di quello che avviene sull’altare.
Perché
si preoccupa? Ma perché se la Messa è solo
spettacolo, se il fedele è solo spettatore e non
attore, è quasi inutile che ci sia la Messa.
Cristo
non ci ha dato la Messa come spettacolo, ce l’ha data
per muovere la nostra vita verso di lui.
Dunque
non confinate il sacerdote dietro l’altare come un personaggio
che agisce per conto suo. No, il prete non offre per conto
suo e neppure per sola delegazione vostra, il prete è
all’altare per offrire con voi e voi siete di là
dell’altare non per delegare lui, ma per offrirvi con
lui; voi siete parte viva del sacrificio Eucaristico!
La Chiesa vuole che a Messa il cristiano impari a offrire
se stesso.
Ma… non basta Cristo che si offre per noi? Non basta il
prete che ci rappresenta in certo modo davanti a Cristo
e al Padre? No, dice il Concilio: tu cristiano devi anche
offrire.
Che
valore bisognerà dare a queste parole: il cristiano
"impari a offrire se stesso?".
Anzitutto
il cristiano ha da capire che non basta la presenza fisica
per l’Eucaristia. Alla Chiesa non interessa, è
troppo poco!
Messaggio
del 25 gennaio 1998 Cari
figli, oggi vi invito tutti di nuovo alla preghiera.
Solo con la preghiera, cari figli, il vostro cuore
cambierà e diventerà migliore e più
sensibile alla parola di Dio. Figlioli, non permettete
che Satana vi trascini e faccia di voi quello che
vuole. Io vi invito a diventare responsabili e decisi
e a consacrare a Dio ogni giorno, nella preghiera.
La santa Messa non sia per voi un'abitudine, ma
vita; vivendo ogni giorno la santa Messa voi sentirete
il bisogno della santità e crescerete nella
santità. Io vi sono vicina e intercedo presso
Dio per ognuno di voi, affinché vi dia la
forza per cambiare il vostro cuore. Grazie per aver
risposto alla mia chiamata.
|
Ci vuole
una presenza motivata e convinta: non posso essere a Messa
per sentimentalismo religioso, per tradizione, per curiosità,
per comodo, attratto da motivi insufficienti.
Il
cristiano deve rendersi conto che è a Messa per
offrirsi a Dio.
Offrirsi
a Dio! E’ tremendo. Sono dunque a Messa per dare più
che per prendere. La Messa non è un self-service
dove prendo quello che mi aggrada; no, sono qui per dare.
Offrirsi a Dio mi sottolinea la dimensione "dinamica"
della Messa.
Offrirsi a Dio vorrà dunque dire ascoltarlo; devo
afferrare il messaggio di Dio su di me, devo almeno mettermi
davanti a questo problema: "Signore, che cosa
vuoi da me?" e coglierne la risposta. Devo dare
tempo a lui di parlare e a me di recepire; se non ho fatto
questo, che Messa è la mia? Che cosa ho offerto
se neppure ho saputo che cosa lui voleva da me?
Offrirsi
a Dio significherà essere come lui mi vuole, o
almeno voler essere, o almeno desiderare di essere come
lui mi vuole.
Offrirsi
a Dio forse è spiegato dal testo conciliare stesso
là ove dice: "E di giorno in giorno i
cristiani siano perfezionati nell’unità con Dio
e con i fratelli".
E’
bello questo "crescere nell’unità", con
Dio prima di tutto, perché sono sempre sganciato
da lui, e devo imparare a vivergli vicino, devo maturare
alla preghiera, allo stare con lui; lui mi è vicino
24 ore su 24, io quanto tempo gli sono vicino in una giornata?
Crescere nell’unità coi fratelli, perché
il mio egoismo mi pone sempre in rottura. Lo provo nell’intimo
della famiglia, a casa, fuori casa, a scuola, sul lavoro,
allo stadio, nel bar, al cinema. Sono sempre in rottura
con qualcuno. La Messa mi è data per imparare
a vivere con gli altri, ad ascoltare, ad aprirmi, a comprendere,
a condividere. La Messa mi è data perché
io entri negli interessi degli altri, in quelli dei poveri,
perché apra gli occhi sui problemi di tutti. Mi
è data per maturare nella bontà.
Messaggio
del 3 aprile 1986 Cari
figli, Vi invito a vivere la Santa Messa. Molti
di voi ne hanno sperimentato la bellezza,ma ciò
sono anche coloro che non vengono volentieri. Io
vi ho scelto, cari figli, e Gesù nella Santa
Messa vi da le sue grazie. Perciò vivete
coscientemente la Santa Messa e la vostra venuta
sia piena di gioia. Venite con amore ed accogliete
in voi la Santa Messa. Grazie per aver risposto
alla mia chiamata!
|
Perché
il Concilio dice che devo imparare a offrirmi?
Perché
è estremamente arduo e difficile l’offrirsi a Dio.
Si tratta di sbaragliare l’egoismo umano. Non basta la
dinamite a far saltare tutta una montagna; ce ne vogliono
di cariche di dinamite!
Perciò ci vuole un lavoro paziente e graduale.
La Chiesa non fa poesie. E’ questa la ragione per cui
tutte le settimane ho bisogno della Messa. Ne avrei bisogno
tutti i giorni, perché tutti i giorni sono da capo
con il mio egoismo. Il lavoro non finisce mai.
Siamo come muratori che costruiscono una casa: un mattone
dopo l’altro, se sono costante, la casa viene su, se butto
la cazzuola e i mattoni e mi siedo sulle impalcature con
le braccia incrociate, il lavoro si ferma. Costruiamo
a mattoni, con infinita pazienza, non costruiamo a pezzi
prefabbricati, con la velocità lampo.
Siamo come scalatori che han dato l’assalto alla grande
parete: un movimento dopo l’altro, un palmo di parete
dopo l’altro e lo scalatore sale, sale finché sembra
solo più un ragno attaccato al filo della sua corda.
E’ rischioso, soprattutto è un lavoro di grande
resistenza e tenacia. Siamo scalatori che conquistano
palmo per palmo la montagna dell’egoismo umano, non siamo
sorvolatori con l’elicottero.
Forgiamo
l’uomo nuovo, per questo abbiamo tanto bisogno della Messa;
ogni Messa un mattone e il muro va su; ogni Messa un passo
avanti e la scalata avanza. Sbaragliare l’egoismo umano
è un’impresa più ardua che conquistare l’Everest.
Quando
arriveremo alla punta? Credo che non dobbiamo neppure
chiedercelo, perché la mèta precisa a cui
puntiamo di arrivare è così ardua e alta
che ci potrebbe scoraggiare. Il Concilio fissa la mèta
in cinque parole che sono "croccanti": che Dio
sia tutto in tutti.
Siamo veramente davanti all’Himalaya!
Ma Cristo sale con noi!
E’ lui il capo della cordata, è lui che ci tiene,
lui che ci rafforza, lui che guida.
E’ per questo che ogni Messa deve terminare con la mia
fusione in lui, con la comunione.
Scendere al concreto.
Se noi afferrassimo fino in fondo questo principio di
vita che la Chiesa ci suggerisce per entrare davvero nella
Messa, tutto cambierebbe in noi. Noi cominceremmo veramente
a capire la potenza dirompente che può sprigionarsi
dall’Eucaristia.
Non vi siete mai chiesti: ma a quante Messe ho già
partecipato nella mia vita? Mille? Diecimila? Ma che cosa
hanno operato in me? Se ci pensate bene, c’è da
prendere la febbre.
Ma capite? Chi una volta sola nella vita s’imbatté
in Cristo e gli parlò, lo sentì, mangiò
con lui… credete che abbia potuto ancora vivere come prima?
Quando penso a quella donna impaurita che gli toccò
le frange del mantello con una fede da ottenere il miracolo,
io che a Cristo pesto i piedi tutte le volte che vengo
a Messa senza che in me si verifichi nemmeno l’ombra di
un miracolo, mi dico, lo incontro Cristo o non lo incontro?
Non c’è da sospettare che questo stile
di comportamento, mio e anche di Cristo, abbia alla radice
qualche disfunzione?
Una
cosa è certa: finché l’Eucaristia per me
è solo bere un bicchiere d’acqua, è naturale
che i miracoli non avverranno mai, perché l’incontro
tra me e Cristo è di là da venire!
Ecco,
allora, diventa estremamente importante che io ponga una
viva attenzione ai consigli che mi dà la Chiesa
perché la Messa sia per me un fatto vitale.
Il consiglio di "imparare a offrirmi" a Cristo
è di una importanza eccezionale. Più scendiamo
al pratico più ne afferriamo la portata.
A
Messa devo offrirmi! Dice bene la Chiesa: devo imparare
a offrirmi perché non è una cosa semplice.
Non arriverò mai a farlo bene, a farlo fino in
fondo, a farlo con assoluta autenticità. E dovrò
riprendere sempre in esame quello che ho fatto, perché
ho la maledetta mania congenita di dare a Dio con una
mano e di riprendere subito al più presto con l’altra.
E’ un’arte difficile offrirsi a Dio, ma devo battere la
pista se voglio arrivare in porto, e farmi coerente con
la fede.
Prima offrirò il mio fisico.
Credete sia poco? E credete sia possibile? Si, Cristo,
ti do il mio fisico, voglio cioè gridarti con tutte
le forze che il mio fisico vuole essere un tuo strumento
d’azione.
Voglio agire, muovere, operare per te.
L’operaio
dirà: "Voglio darti il mio fisico perché
tu entri nella mia fabbrica: quanto c’è bisogno
di te nel mio reparto! Quasi tutti ti ignorano, chi ti
nomina lo fa solo per bestemmiarti! Nessuno sa che tu
ami uno per uno i miei compagni, quello bianco e quello
rosso, quello buono e quello egoista, nessuno ti conosce.
Cristo, io cedo a te la mia persona perché tu,
attraverso di me, possa entrare nel mio mondo dove la
Chiesa non esiste".
Lo
studente dirà: "Cristo, io ti porterò
con la mia vita nel mondo della scuola, pieno di gente
che ha bisogno di te, dai ragazzi ai docenti. C’è
tanto orgoglio nel mio mondo, c’è tanto bisogno
di Vangelo".
Offrire
il nostro fisico a Cristo è grandioso! Cristo,
ti do i miei occhi, sì, i miei occhi. Voglio
cioè oggi vedere le cose attraverso di te, vedere
gli avvenimenti nella tua luce, considerarli dalla tua
angolazione, non dalla mia. Ti offro i
miei occhi, perché li voglio aprire bene su di
me, sulla mia realtà, sulla mia miseria, sul mio
egoismo. Voglio aprirli sugli altri, vedere i bisogni
dei fratelli, vedere cosa vogliono mia madre, mio padre,
mia sorella . voglio aprire gli occhi, non chiuderli,
sui poveri, su quello che mi tocca fare per loro, sui
poveri vicini e non vicini.
Voglio aprire gli occhi, non chiuderli, sui poveri di
casa mia. Sì, nelle quattro pareti di casa mia
ci può essere un povero a cui io non presto attenzione
da molto tempo, sarà una persona anziana, o sarà
un fratello pesante o scocciatore che mi dà sempre
sui nervi quando apre bocca; non posso sopportare le sue
pretese, i suoi egoismi, non gli ho mai rivolto una parola
di pace da tanto tempo; è il mio povero, il povero
di casa mia, anche se a casa mia non manca proprio nulla;
il povero "si turno" ce l’hanno tutti in casa.
Signore, ti offro il mio corpo, i miei sensi,
tutti. Me li hai dati per comunicare con te e per comunicare
coi fratelli; io finora li ho sempre strumentalizzati
a me. Voglio piantarla lì, o Signore, li consacro
a te, li purifico, consacrandoli a te!
Signore,
ti offro la mia lingua! Quanto ha bisogno di
essere tua, di essere cristiana e battezzata la mia lingua,
perché si inquina di peccato con tanta facilità.
Mi serve al male. Dice il falso, calpesta i fratelli,
è uno strumento di ingiustizia che distrugge invece
di costruire. Quanto male ho fatto con la mia lingua,
ho rovinato anche le persone, ho tradito gli amici. L’ho
sporcata d’impurità, l’ho strumentalizzata al male.
Ora te la dono, o Signore, voglio che sia strumento di
bene, non di rovina.
Voglio che sia tua. Voglio imparare a seminare pace e
mai discordia, a far coraggio, a dare forza, a portare
gioia; voglio portare la mia parola buona dove posso,
continuamente. E voglio adoperarla per la preghiera, per
parlare con te!
Signore, io ti offro la mia lingua perché oggi
non esca dalle mie labbra nulla che dispiaccia a te.
La lingua! Un prete operaio mi ha raccontato l’altro giorno:
"All’officina hanno assunto un apprendista, un
bel ragazzino di sedici anni, vispo, intelligente, mi
sembrava anche buono. Sono passati otto giorni. Ora mi
fa molta pena quel ragazzo; sono passati otto giorni,
non ha ancora imparato a distinguere le chiavi dai ferri
dell’officina, ma ha già imparato tutto il linguaggio
osceno del nostro ambiente, sa già a memoria tutte
le bestemmie che circolano tra di noi e va a gara a far
lo scimmiotto dietro gli operai più sboccati".
Il
povero apprendista ha le sue colpe di sicuro, perché
a sedici anni si può già avere una personalità
senza dover scimmiottare tutte le scemenze altrui, ma
la colpa grossa è dei meccanici, gente che non
ha mai capito che non è lecito vedere la lingua
all’istinto della volgarità.
Com’è
bello se imparate, a Messa, a consacrare la lingua a Dio
per il bene, vietandovi con fermezza ogni strumentalizzazione
per il male.
Dopo
il fisico c’è da offrire a Dio l’intelligenza,
il mondo del vostro pensiero! Che dono spettacolare da
fare a Dio! Signore, che il mio pensiero sia tuo, un giardino
privilegiato per te, dove tu puoi lavorare, seminare e
raccogliere. Sia un terreno libero da sterpi e da pietre
d’inciampo. Sia un terreno fecondo, non una palude. Signore,
dammi buona volontà a coltivare bene la mia intelligenza.
Ti chiedo che non s’inquini per l’orgoglio, che non si
chiuda, che si apra all’ascolto, che sappia accettare
la verità da qualunque parte essa provenga, che
io sappia imparare da chi mi contrasta, da chi si oppone
alle mie vedute.
Per me, operaio cristiano, chiedo di saper imparare dal
fratello marxista tutto quello che lo Spirito Santo vuole
che impari stando ben ancorato alla Chiesa, perché
senza la Chiesa son un povero verme!
Preserva la mia intelligenza dall’orgoglio, la offro a
te! Manda i tuoi fertilizzanti alla mia intelligenza:
la testimonianza di tanta gente che mi vive vicina e ha
tante cose da dirmi, se io so cogliere il loro messaggio.
Da’ a questo giardino che ti appartiene, da’ al mio pensiero
il fertilizzante della tua Parola, il fertilizzante della
riflessione. Fa’ che io pensi, Signore! Che pensi con
la mia testa, non con quella degli altri! Che pensi e
lotti contro i pregiudizi! Che pensi anche contro tutto
e contro tutti, perché penso con te, o Signore.
Poi offrite la volontà. E’ il dono più duro,
quindi il più bello. Signore, voglio volere solo
quello che vuoi tu!
Difendimi da ogni borghesismo, da ogni strumentalizzazione,
fammi un uomo libero, libero anche da me stesso.
Signore, voglio interrogarmi oggi su tutto ciò
che vuoi da me, venirti dietro passo passo, interrogarti,
ascoltarti, sentirti in me, negli altri, nei poveri, nella
Chiesa. Sentirti e rispondere!
Maria,
tu che sei la donna che ha saputo dire il suo sì
a Dio, il sì più importante della storia
dell’uomo, dammi la capacità oggi, con la tua intercessione,
di fare la volontà di Dio in tutto!
Offrite
l’amore! Sì, l’amore, il fiore più bello
che Dio vi ha messo in cuore!
Voi fidanzati, voi giovani sposi, offrite il vostro amore
a Dio nella Messa perché non sia mai inquinato
da nessuna bassezza.
Offrite la vostra amicizia. Offrite la capacità
di amare che Dio vi ha messo in cuore dandovi lo Spirito
santo.
Offrite la vostra vita a Dio.
Questa preghiera la dovreste dire tutti alla Messa: Signore,
la mia vita non mi appartiene più, è tua.
Lo deve dire il prete, lo deve dire lo sposo, lo devono
dire tutti. Non posso vivere come piace a me, devo vivere
come piace a te. Signore, accetto le lotte, le contraddizioni,
le frustrazioni che vorrai mandare alla mia volontà
per purificarla e renderla nuova e bella.
Ecco, è tutto questo imparare a offrire se stessi!
Ora volete accettare una sfida? Questa: provatevi a ubbidire
a questo sapiente consiglio della Chiesa quando andate
a Messa, provate però a farlo sul serio, anche
una sola volta!
Provate
un giorno, più giorni, a offrire sul serio a Cristo
nell’Eucaristia, poi sarà impossibile che quel
giorno, quella settimana viviate una vita vuota, piatta,
banale, senza vita!
Messaggio
del 28 marzo 1984 (Messaggio dato al gruppo
di preghiera) Quando
uscite da casa per recarvi a messa, cominciate già
lungo il cammino a prepararvi e a raccogliervi spiritualmente.
E dopo la messa, non uscite mai dalla chiesa senza
aver ringraziato adeguatamente Dio.
|
Messaggio
del 15 ottobre 1983 Voi
non partecipate alla messa come dovreste. Se sapeste
quale grazia e quale dono ricevete nell’Eucaristia,
vi preparereste ogni giorno per almeno un’ora. Dovreste
anche confessarvi una volta al mese. Sarebbe necessario
in parrocchia dedicare alla riconciliazione tre
giorni al mese: il primo venerdì ed il sabato
e la domenica successivi.
|
Messaggio
del 16 maggio 1985 Cari
figli, vi invito ad una preghiera più attiva
e all'ascolto della Messa. Desidero che ogni vostra
Messa sia esperienza di Dio. Voglio dire in particolare
ai giovani: 'siate aperti allo Spirito Santo, poiché
Dio vi vuole attirare a sé in questi giorni
in cu satana è all'opera'. Grazie per aver
risposto alla mia chiamata!
|