LASCIATE
CHE I FANCIULLI VENGANO A ME!
Fr.
Candido delle Scuole Cristiane
Estratto
dall'edizione PRO-MANUSCRIPTO VERONA, 1997; PER ORDINAZIONI
DELL' OPUSCOLO RIVOLGERSI A: DON MARIO BONIZZATO Parroco
di Isolalta - 37068 Vigasio (VR) - Tel. 045/6699088 e a
DON ENZO BONINSEGNA, Via Polesine, 5 - 37134 Verona - Tel.
045/8201679
Semplice,
bello e davvero prezioso questo libretto! Il Signore benedica
l'Autore e i suoi lettori. Possano i nostri bambini trovare
sul loro cammino genitori ed educatori capaci di portarli
ad amare la vita cristiana, per la quale soltanto è
aperta la via alla vera felicità in questa vita e
nell'eternità.
Torino,
21 novembre 1918.
+
A. Card. RICHELMY
CONSTATAZIONE
PREOCCUPANTE
Ci sentiamo talvolta sfiduciati nel constatare i magri
risultati in fatto di educazione cristiana.
Generalmente i bambini pregano volentieri, sono
naturalmente religiosi e portati alla pietà.
Ma poi, divenuti ragazzi, molti di loro diventano indifferenti
alle pratiche religiose: non pregano più, non credono
più! E questo porterà certo gravi conseguenze
nella loro vita e non solo...
Non si può non pensare a un difetto di formazione.
Troppi oggi "allevano" i loro bambini senza
Dio, senza metterli in contatto con Lui. Perciò,
già appena adolescenti, quando si avviano verso la
vita, questi ragazzi si trovano vuoti e soli, in balia delle
loro passioni e devono sostenere dure lotte interiori da
cui è normale che escano sconfitti. Non hanno infatti
l'amico più vero, anche se invisibile,
a cui confidare le loro preoccupazioni e il loro smarrimento
interiore. Gesù ci avverte: "senza di me
non potete far nulla" (Gv. 15, 5).
Dio e solo Dio può essere questo amico intimo
di cui ha bisogno l'uomo. Può esserlo e vuole
esserlo! "Venite a me, voi tutti, che siete affaticati
e oppressi, e io vi ristorerò" (Mt
11, 28).
C'è il confessore, è vero, ma non sempre è
facile ricorrere a lui, e non sempre basta. L'uomo ha bisogno
non solo di perdono e di consiglio, ma anche di aiuto e
di un conforto continuo, sempre disponibile ed efficace.
In certi momenti il ragazzo si ripiega su se stesso nella
speranza di risolvere i suoi problemi e, se non ha confidenza
con Dio, si affloscia pian piano nella sfiducia e quasi
sicuramente arriverà a perdere la luce della fede.
Quante sconfitte si potrebbero evitare! Se c'è Dio
nella formazione del bambino... difficilmente mancherà
poi nel cuore del ragazzo, e più tardi, nel cuore
dell'uomo.
UN RUOLO IRRINUNCIABILE
A tutti gli educatori, e in particolare a voi genitori,
il Signore ha affidato un compito importantissimo: quello
di formare il bambino per prepararlo al suo alto destino
soprannaturale ed eterno. Perciò è vostro
preciso e grave dovere:
far sentire al bambino il bisogno di Dio;
orientare e incamminare il bambino verso Dio;
dare Dio al bambino e il bambino a Dio;
coltivare nel bambino il gusto delle cose di Dio;
insegnare al bambino a parlare con Dio;
portare il bambino a Gesù Eucaristia.
UNA MAMMA ESEMPLARE
Nei dintorni di Laval (Francia) incontrai un giorno
un bambino seduto lungo la strada, in campagna. Lo avvicinai,
e gli chiesi: "Sai fare il segno della Croce?".
Il bambino sorrise, e lo fece molto bene. Intanto si avvicinò
sua madre e mi disse: "Lo interroghi sul catechismo,
vedrà che sa rispondere" Gli rivolsi qualche
domanda elementare, a cui rispose con esattezza e disinvoltura.
La madre riprese: "Gli chieda pure cose più
difficili". Con mia meraviglia constatai che quel
bambino era molto ben istruito in campo religioso.
"Quanti anni ha?", chiesi alla madre. "Sei
fra due mesi. È molto buono e prega volentieri".
-Con chi parli quando preghi?
-Parlo col Signore.
-Come fai a parlare col Signore?
-Come quando parlo con la mamma
-E chi preghi?
-Prego Dio, Gesù, la Madonna, gli Angeli, i Santi.
-Cosa farai da grande?
-Quello che vorrà il Signore.
-E come farai a sapere ciò che vuole il Signore
da te?
-Me lo dirà al cuore, o me lo farà dire
dalla mamma, o dal parroco che mi confessa.
-Tu, così piccolo, ti confessi? E che cosa confessi?
-I peccati.
-Ma tu, così piccolo, non fai peccati! Il bambino
abbasso gli occhi e disse piano:
-Faccio delle mancanze, ma le confesso, e Dio mi perdona…
Chiesi alla mamma da chi suo figlio avesse imparato
quelle cose a quell'età. Mi rispose: "Poco
per volta, un po' tutti i giorni, mentre si veste, mentre
fa colazione, quando alla sera tarda ad addormentarsi, o
quando lo porto con me, gli parlo di Dio, e così,
pian piano, impara ad amare il Signore".
Lodai quella mamma, diedi un'immaginetta al bambino, e me
ne andai tra il confuso e il commosso, dicendo in cuor mio:
"Fortunato te, caro bambino, che hai una mamma così!".
Se tutte le mamme e i papà sapessero insegnare
ai bambini le cose dl Dio, come insegnano altre cose
della vita, la società sarebbe salva.
RIFLETTIAMO
I bambini pensano a tante cose: la loro mente si sviluppa
acquistando ed elaborando sempre nuove conoscenze. Si formano
così un patrimonio di convinzioni che guiderà
poi la loro condotta per tutta la vita.
In continuo contatto con la natura, ne scrutano le leggi,
ne indovinano a poco a poco i segreti. In questo lavoro
il bambino è guidato da tutti quelli che lo circondano
e, in particolare, da quelli che curano la sua educazione.
Questo bambino, la cui mente non riposa mai, neanche
quando dorme, e che pensa continuamente a qualche cosa,
pensa anche a Dio? Non c'è invece il pericolo
che passi la sua infanzia senza mai pensare realmente ai
Signore, senza trattenersi e parlare con Lui familiarmente
come fa con i suoi cari? E che poi per tutta la vita risenta
di questa lacuna, e non avverta il bisogno di Dio, e non
se ne occupi più di tanto, o lo veda come un essere
che non ha nulla da spartire con lui?
Ci sono purtroppo tanti uomini che, pur non essendo cattivi,
non pensano mai a Dio. Ci sono in giro molti uomini d'affari,
ma pochi uomini di Dio.
DIRE PREGHIERE E PREGARE
Ma il bambino parla davvero con Dio nella preghiera?
Si può dubitarne. Di molti bambini che pregano, cioè
che dicono delle formule di preghiere imparate a memoria
perché sentite dalla mamma, non si può dire
che parlino col Signore, e cioè che preghino veramente.
Spesso ci si limita a insegnare delle formule di preghiere,
ma non si insegna a pregare, a parlare con Dio come
si fa tra persone amiche.
Che cosa vuol dire pregare?
Vuoi dire trattenersi con Dio e conversare con Lui,
per dirgli che Lo amiamo, che Lo adoriamo, che Lo ringraziamo,
che vogliamo vivere per Lui, che da Lui speriamo ogni bene,
che è Lui la nostra vita, la nostra guida, la nostra
forza, la nostra speranza, la nostra ricompensa in eterno...
per chiedergli che ci conceda quanto ci occorre, che ci
perdoni i peccati commessi... Vuol dire riconoscere che
ci sentiamo in tutto dipendenti da Lui, vuol dire chiamarlo
in nostro aiuto, invocarlo nei bisogni ordinari e straordinari,
in una parola, significa: star bene con Lui.
Se questo è pregare... possiamo pensare che i nostri
bambini, limitandosi a ripetere solo materialmente delle
formule che insegniamo loro, provino questi sentimenti?
Non ci sarà invece il pericolo che la loro mente
e il loro cuore rimangano aridi, perché
non "sentono" nulla di quanto esprimono con la
bocca? E che Dio, non essendo più al centro della
loro attenzione all'infuori di quel momento, diventi un
essere estraneo alla loro esistenza?
Purtroppo, è quello che succede a tanti.
SUGGERIMENTI SPICCIOLI
Le semplici formule di preghiere, per quanto necessarie,
non possono bastare, perché la mente non
riesce sempre a soffermarsi sulle idee espresse dalle parole
e allora l'intelligenza, il cuore e la volontà non
partecipano e restano vuoti, freddi e lontani.
Per questo, invece di dirgli semplicemente "Di'
le tue preghiere", sarebbe opportuno
dirgli: "Parla col Signore... adora il
Signore... onora il Signore... chiedigli quello che desideri...
Vieni che parliamo con la Madonna... Ora parla col tuo Angelo
Custode... Parliamo un po' con San Giuseppe...".
Invece di dirgli: "Recita l'atto di
dolore", diciamogli: "Domanda perdono al Signore
dei peccati che hai fatto". Domandiamogli qualche
volta: "Hai parlato col Signore?
Chiedi al Signore se è contento di te. Dopo la Comunione,
ti sei confidato con Gesù? Hai ascoltato cosa voleva
dirti? Gli hai promesso il tuo impegno?..."
Così il bambino impara concretamente a parlare
con Dio, con Gesù, con Maria SS.ma, con i Santi e
non ricorrerà più solo a formule imparate
a memoria, ma al linguaggio della conversazione, che è
il linguaggio del cuore.
VERA PREGHIERA
Ecco una preghiera di un bambino di otto anni; c'è
tutta la freschezza dell'innocenza e della spontaneità
di un piccolo cuore che sa amare: "Mio Dio, fa'
che presto diventi grande, così posso aiutare il
papà e la mamma. Fammi diventare buono, sai che qualche
volta non ci riesco. Fa' che non manchi la legna per accendere
il fuoco, lo sai che fa freddo nella nostra soffitta. E
fa' anche che lo zucchero non costi troppo, perché
mi piace e mi fa bene. Signore, perché il papà
non dice le preghiere alla mattina e alla sera? Forse le
ha dimenticate o non ha tempo? Pregherò io per lui.
Fa' che il papà abbia sempre lavoro e che non si
ammali come l'anno scorso, perché allora non avrebbe
la paga. Signore, fa' che mio fratello ritorni presto dal
fronte; perché la mamma piange sempre, e ha paura
che non tomi più. Fa' che non sia ucciso, e non sia
nemmeno ferito alle braccia se no non può più
lavorare. Fammi stare buono a scuola, e di' al mio compagno
di banco che non mi disturbi quando il maestro spiega. E
poi fa' che venga in Paradiso col papà, con la mamma,
col fratello, col parroco, col maestro, con tutti i compagni,
e anche con la signora Lena che vende le castagne sull'angolo
della via, perché quando vado a comperarne, me ne
dà sempre qualcuna in più".
Non si trova certo in alcun libro questa preghiera sicuramente
tanto gradita dal Signore. Ogni bambino, se fosse aiutato,
sarebbe capace di esprimere i suoi piccoli desideri, i suoi
bisogni e le sue debolezze. Ogni bambino sarebbe
capace di fare la "sua" preghiera e di
modificarla, secondo le circostanze.
UNA PRIMA CONCLUSIONE
Le formule, da sole, dunque, non possono esprimere tutti
i bisogni e i sentimenti dell'anima, tutto ciò
che può preoccuparla quando prega. E questo perché
le formule sono preghiere spesso composte molto tempo fa,
e quindi non sempre adatte allo stato d'animo di chi in
seguito le avrebbe recitate. Si è scivolati così,
pian piano, in un modo di pregare sbagliato. C'è
chi dice un "Padre nostro" o un'"Ave
Maria"… a Sant'Antonio. Sarebbe più
giusto dire: "Sant'Antonio, aiutami in questa mia
necessità...", oppure: "Signore,
Madonna mia, aiutatemi...".
Molti hanno un'idea confusa della preghiera, che
per loro si limita a qualche formula di cui non capiscono
il senso, non sanno conversare con Dio ed esporgli
i loro bisogni con parole proprie, dettate dal cuore.
Non comprendendo queste formule, non ne provano alcun conforto
e non ne traggono alcuna fiducia; così se la loro
preghiera, mancando delle dovute condizioni, non è
esaudita, perdono la voglia di pregare e, pian piano, perdono
anche la fede nella preghiera e non pregano più.
IL LINGUAGGIO PIÙ
ADATTO
Un bambino che recita a memoria una poesia o copia per
i genitori una letterina di augurio, non esprime sentimenti
suoi: ripete o scrive ciò che altri hanno pensato,
ma non usa parole sue, non esprime sentimenti sbocciati
dal suo cuore, e proprio per questo si dà a quelle
espressioni di affetto un valore molto relativo.
Ma il bambino generalmente non si serve di un linguaggio
preso a prestito, ha il suo linguaggio spontaneo, vero,
sincero, ed è quello che piace di più ai genitori.
Se un bambino desidera un oggetto che ha visto in mano a
un compagno o in una vetrina, non va a cercare in un libro
una formula per domandarlo al papà o alla mamma,
ma esprime il suo desiderio con parole sue, cos', come gli
viene più facile. E perché col Signore non
si dovrebbe fare altrettanto? Perché con Lui si usano
sempre e solo formule di preghiere? Perché non
abituare il bambino a esprimere al Signore i suoi stati
d'animo con parole sue come fa con il papà e con
la mamma?
OTTIMA RISPOSTA
A un gruppo di bambini è stato chiesto: "Se
voleste ottenere una grazia e non trovaste sui libri una
preghiera adatta per chiederla, come fareste?".
Molti rimasero imbarazzati; chi rispose in un modo, chi
in un altro. Uno solo disse: "Si inventa",
gli altri non avevano mai pensato di parlare al Signore
con parole loro.
Spesso diciamo delle formule di preghiere, ma non preghiamo,
perché ci limitiamo a ripetere ciò che
altri hanno scritto nei libri di devozione.
Una bambina, incaricata di recitare a voce alta una consacrazione
al Sacro Cuore, giunta alle parole: "Mio Dio, perdono
di tanti peccati che ho commessi..." si interruppe
e, rivolta al parroco, piangendo, disse: "Ma io
non ho fatto tanti peccati...".
Povera bimba, sentiva che stava usando un linguaggio non
suo, che non corrispondeva ai suoi desideri e ai suoi bisogni.
Volevano farle esprimere sentimenti non suoi.
È CAPACE IL BAMBINO Dl PARLARE
CON DIO?
Come è capace di parlare ai genitori, ai nonni,
agli zii, per ottenere da loro ciò che desidera e
per esprimere loro il suo affetto, così il bambino
ha la capacità di parlare con Dio e di esprimergli
ciò che ha nel cuore. Ma anche in questo bisogna
formarlo e guidarlo.
Quando viene lo zio o il nonno... gli si dice: "Saluta,
domandagli se sta bene domanda come sta la zia, manda i
saluti alla nonna... ". E il bambino, formulando
il suo saluto o la sua domanda, si educa alla vita sociale.
Divenuto più grande, continuerà, con un linguaggio
più adatto all'età, il dialogo con i suoi
cari.
Ci sono invece dei bambini che sembrano come intontiti,
non sanno dire due parole, o scappano e vanno a nascondersi
appena vedono l'ombra di qualcuno. E questo perché
nessuno li ha mai educati alla vita sociale, spontanea e
cordiale.
Il bambino va dunque formato alla preghiera, si
deve insegnargli a parlare col Signore, a esporgli i suoi
sentimenti di amore, di riconoscenza, di fiducia, ecc...
E non è difficile. Infatti, quando riceve un regalo
da qualcuno, diciamo al bambino: "Ringrazia";
quando ha fatto qualche mancanza verso uno della famiglia,
gli diciamo: "Domanda perdono, prometti di non farlo
più". E il bambino impara a dire
le parole più adatte per le varie occasioni, certamente
senza ricorrere ad alcuna formula stampata.
Così a volte diciamo al bambino: "Va' a tener
compagnia al papà, alla mamma, alla nonna... Sta'
qui con me, parliamo un po'". E il bambino fa come
gli si dice e, a suo modo, parla e trova sempre qualcosa
da dire.
Se gli diciamo: "Venendo a casa, passa dalla nonna
a salutarla, domandale se sta meglio... Passando vicino
alla casa dello zio, digli che venga a trovarci, che il
papà ha bisogno di parlargli, ecc... ", il
bambino esegue, e non ha difficoltà a esprimere il
messaggio con parole sue.
Così qualche volta potremmo anche dirgli: "Va'
di là e parla un po' con il Signore, con Gesù,
con la Madonna... Venendo a casa, passa da Gesù in
chiesa, e salutalo per tutti noi; digli che guarisca la
sorellina, che protegga il papà in viaggio, che lo
faccia ritornare presto... Domandagli perdono delle tue
mancanze, e promettigli che sarai più buono... Prima
di veni via di chiesa manda un bacio a Gesù nel Tabernacolo...".
Tutte cose che il bambino può fare e farebbe
volentieri ma bisogna educarlo, come si fa per altre cose
della vita.
Bisogna saper cogliere ogni occasione per insegnargli
a parlare con Dio, come farebbe con i genitori, con un parente,
con un amico. Dio deve essere tutto questo agli
occhi e al cuore del bambino.
E non crediamo che questo sia difficile per il fatto che
il bambino non vede né Dio, né la Madonna
né i Santi.
UNO ZIO LONTANO... EPPUR VICINO
Un giorno un bimbo di quattro anni stava scribacchiando
a suo modo, su un pezzo di carta.
-Che fai?
-Scrivo allo zio Francesco.
-Lo conosci?
-No, ma mi manda sempre dei bei regali.
Lo zio Francesco lavorava all'estero e non aveva mai
visto questo suo nipotino, ma gli mandava spesso dei doni.
Quando i genitori gli davano qualche regalo che veniva dallo
zio, gli dicevano: "Te lo manda lo zio Francesco
mandagli un bacio". E il bambino mandava
i baci allo zio che non aveva mai visto; ed ora gli era
venuto in mente di scrivergli una letterina. La riconoscenza
e l'affetto, pian piano, si facevano strada in quel piccolo
cuore.
Dio manda continuamente dei regali ai nostri bambini;
facciamoli riflettere sui doni che ricevono e su Chi li
manda. Parliamo spesso di Dio, di Gesù, di Maria
SS.ma, degli Angeli, dei Santi... e il bambino, anche senza
averli mai visti, se ne farà un'idea e, a poco a
poco, il pensiero di queste Persone gli diventerà
familiare: anche se invisibili, le sentirà vicine
e saprà invocarle.
Un bambino sta tranquillo e dorme anche al buio, se è
certo che la mamma è in casa: anche se non la vede,
nulla lo intimorisce. Diciamo spesso al bambino che Dio
è sempre presente e pronto ad aiutarlo nel bisogno,
a premiarlo se fa bene, ma ricordiamogli anche che è
rattristato se fa il male... e che, in ogni situazione,
non ha che da chiamarlo, perché subito Lui si faccia
sentire al suo cuore.
DIO ESAUDISCE I BAMBINI
Un ragazzino di 11 anni era stato escluso da un concorso,
perché sembrava gli mancasse una condizione. Ne fu
molto addolorato. Il giorno della prova, al mattino, rimase
a lungo nella sua stanza... Quando andò dal papa
gli chiese:
-Non è venuto nessuno a chiamarmi?
-Perché cosa?
-Per il concorso.
-Ma se non sei stato ammesso!?
Il bambino abbasso gli occhi, triste, e disse: "Eppure...
ho pregato tanto!..". Gli pareva impossibile
che il Signore non avesse esaudito la sua preghiera tanto
insistente e fiduciosa.
In quel momento arrivo un compagno di scuola e gli disse:
"Il preside ha riesaminato bene la pratica e ti
ha ammesso; vieni, fa' presto, fra poco comincia l'esame..."
Al papà che gli chiese come avesse pregato, rispose:
"Ho detto tante volte al Signore: 'Fammi la grazia
di essere ammesso al concorso, fammi questo piacere, sarò
sempre buono, fammi il piacere, non negarmelo. Ho studiato
tanto e studierò anche di più per far piacere
a Te, Signore, e ai miei, ma fammi questa grazia!'".
Linguaggio infantile... dirà qualcuno. Non così
la pensa Gesù, che chiamava i bambini
attorno a sé e parlava con loro familiarmente e li
accarezzava. Questo è appunto il linguaggio che
piace a Lui: "Lasciate che i bambini vengano a me...
perché a chi è come loro appartiene il regno
di Dio" (Lc 18, 16).
Racconta un parroco che un bambino povero, avendo la mamma
ammalata in una misera soffitta, scrisse una lettera al
suo Papà del Cielo e la imbuco nella cassetta delle
elemosine. Tra i soldi delle offerte il parroco trovò
quella lettera. Commosso da tanta ingenuità, andò
all'indirizzo segnato sulla busta per portare un po' di
aiuto. Fu così che il buon Dio esaudì la preghiera
di quel bambino, che ebbe sempre più fiducia nel
Signore e nell'efficacia della preghiera.
Un altro povero bambino di sette anni, credendo di essere
solo in chiesa, stando vicino al Tabernacolo ripeteva: "Gesù,
sii Tu mio padre. Gesù, sii Tu mio padre".
Un signore che, non visto dal bambino, stava pregando li
vicino, gli si avvicinò e gli disse:
-Perché chiedi a Gesù di farti da padre?
-Sono rimasto orfano, non ho più nessuno. Pochi giorni
fa è morto mio papà, e morendo mi ha raccomandato:
"Prega Gesù perché ti faccia da papà".
Quel signore, commosso, gli disse:
-Il Signore ha esaudito la tua preghiera. Tu hai perduto
il papà e io ho perduto il mio unico figlio. Se vuoi
venire con me, io sarò il tuo papà, in nome
di Gesù!
LA SAPIENZA DEI BAMBINI
Il bambino innocente tende naturalmente a Dio: è
un'inclinazione che gli è stata messa nell'anima
da Dio stesso nel Battesimo. Il bambino sente Dio, gusta
Dio e, se lo si fa riflettere, se si eleva la sua mente
e il suo cuore a Dio, ascolta volentieri quando si parla
di Lui, e sarà portato a parlargli più
spesso di quanto immaginiamo.
Un giorno vidi una bimba mandare dei baci attorno a sé,
in tutte le direzioni. "Che fai?", le chiesi.
"Mando dei bacini al Signore che è dappertutto."
Un sacerdote chiese a un bambino: "Ci possono
essere due Dio?" Rispose prontamente: "E
dove metterlo un altro Dio, se ce n'è già
uno dappertutto?".
In questo linguaggio semplice di un bambino c'è tutta
la sapienza di un teologo.
IL RISCHIO DI PERDERE DIO
A un papà o a una mamma fa piacere vedere il
loro bambino che si avvicina spontaneamente, non per recitare
un complimento imparato a memoria, ma per dire parole di
affetto che gli escono dal cuore: "Mamma, quanto
sei buona; ti voglio tanto bene... Papà, grazie per
il bel giocattolo che mi hai comperato...".
Un papà mi raccontava, commosso, che suo figlio,
al quale in occasione del suo compleanno aveva regalato
un orologio, ogni tanto, durante il pranzo, si alzava e
gli saltava al collo con mille espressioni affettuose come
il cuore gli dettava, per esprimergli la sua gioia e la
sua riconoscenza per il dono ricevuto.
Anche il Signore regala continuamente ai bambini, suoi figli
carissimi, molti doni. E come potrebbe non gioire nel sentirsi
ripetere da loro espressioni affettuose di riconoscenza
che partono dal cuore, spontanee, e non sempre e solo delle
formule imparate a memoria?
Che diremmo di un bambino che si limitasse a ripetere espressioni
imparate a memoria da un libro, e non avesse mai una parola
tutta sua, neanche in casa con i familiari?
Se non educhiamo i nostri bambini alla preghiera spontanea
li priviamo, e con loro priviamo il Signore, di una grande
gioia e lasciamo in essi una lacuna che rischia di non colmarsi
più. Fatti adulti, troveranno come ostacoli sul
loro cammino gli affari e le passioni... e se non sono stati
abituati fin da piccoli a usare un linguaggio familiare
con Dio, non ne sentiranno il bisogno e consumeranno
i loro giorni nella freddezza verso il Signore, "arrangiandosi"
come potranno, vivendo da illusi o da disperati, ma comunque
in modo sterile e dannoso. E quanti ce ne sono in queste
condizioni...!
Se si comincia a studiare una lingua da adulti, non si arriverà
mai a una pronuncia perfetta. così, se con Dio
non si impara il linguaggio del cuore fin da bambini, è
molto difficile impararlo da adulti.
INSEGNIAMO LA PREGHIERA SPONTANEA
Quando il bambino ha qualche pena, va spontaneamente
dalla mamma e in lei cerca aiuto e conforto. Talvolta la
mamma lo invita a rivolgersi al papà, se questi può
fare qualcosa di più che lei non può fare.
E perché allora non suggerire al bambino di ricorrere
anche al Signore e alla Madonna quando ha qualche bisogno,
specialmente spirituale, qualche grazia da chiedere o qualche
difficoltà da superare? Suggeriamo al bambino
di pregare, di domandare ciò che desidera. Così
più tardi, da adulto, quando avrà bisogno
di qualunque cosa, di riuscire in qualche impresa, saprà
a Chi rivolgersi per ottenere luce e forza nei suoi problemi.
Se invece, come già detto, è stato solo educato
a dire meccanicamente qualche formula, senza mai conversare
intimamente con Dio, a tu per tu, con espressioni sue, più
tardi o lascerà del tutto quelle formule, a cui non
ha mai dato grande importanza, e che ritiene cose da bambini
o da vecchi, o continuerà a dirle senza attenzione,
perché non gli ispirano alcuna fiducia, né
elevano il suo cuore a Dio, a cui non è mai stato
abituato a parlare con la confidenza di un figlio.
E così abbiamo uomini e donne che, mentre da bambini
sulle ginocchia della mamma hanno pregato, nell'uso comune
dell'espressione, cioè hanno detto delle preghiere,
da adulti non pregano più, e vivono senza Dio! Le
formule che dicevano da bambini, senza riflettervi, mancavano
di calore, e per questo sono rimaste lettera morta per il
loro cuore, e non hanno dato vita all'anima. È
così che, pian piano, si è spento il gusto
di Dio, donato da Dio stesso nel giorno del Battesimo.
Ecco perché ci sono uomini e donne che affrontano
tutti i problemi della loro vita senza tener conto di Dio
e del suo diritto d'intervenire noi loro affari! Si sentono
perfino dire con arroganza frasi blasfeme del tipo: "Dio
faccia gli affari suoi e io mi faccio i miei. Io non gli
chiedo niente, perché non ho bisogno di Lui...".
INSEGNIAMO A PREGARE
CON LE FORMULE
Che fare dunque? Non insegnare più ai bambini
le solite formule di preghiere? No, sarebbe una conclusione
sbagliata. La preghiera usuale, espressa con le formule
è utile, anche perché può fornire un'ottima
base alla preghiera spontanea.
Gesù ci ha insegnato la più sublime formula
di preghiera. La Chiesa, nostra Madre e Maestra, prega per
tutti, con formule comuni, e ci esorta a ripeterle con i
suoi ministri.
Dobbiamo dunque far imparare e far dire le preghiere
tradizionali, cercando, ovviamente, che non si riducano
ad essere solo parole ripetute meccanicamente.
Bisogna far riflettere i bambini sul significato di quelle
parole, perché, quando le recitano, accompagnino
con la mente e col cuore ciò che dicono con la bocca.
Un po' alla volta è bene far imparare tutte le
preghiere e spiegarne il significato. Per esempio:
"Padre nostro che sei nei Cieli... Dov'è
il Signore? È solamente in Cielo? Con chi parli ora?
Ti sente? Ti ascolta? Ti vuole bene? E tu vuoi bene a questo
Padre?... Rimetti a noi i nostri debiti... Che debiti abbiamo
con Dio? E noi verso gli altri come dobbiamo comportarci?
Possiamo vendicarci?... Ave, Maria... Con chi parli ora?
Chi è Maria? Di chi è Madre? è solamente
Madre di Gesù?...".
Certamente i bambini capiscono più di quello
che noi pensiamo. Un bambino, mentre faceva il segno della
Croce, arrivato alle parole: "del Figlio", s'interruppe
e domando alla mamma: "E la Madre non c'è?
Ci sono solo il Padre e il Figlio?". Un altro bambino,
che stava imparando il "Confesso a Dio onnipotente"
in preparazione alla sua prima Confessione, arrivato alle
parole: "ai Santi Apostoli Pietro e Paolo e a tutti
i Santi", si fermo e domando "Ma devo confessarmi
a tutta questa gente? Io mi vergogno!"
Un giorno un bambino povero, dicendo il "Padre
nostro", alle parole: "Dacci oggi, il nostro
pane quotidiano", chiese alla mamma se, oltre al
pane, non poteva domandare anche qualcos'altro da mangiare.
Parliamo al bambino di Dio, e il bambino ci capirà!
PREGHIERA
DEI GENITORI
O Signore Dio, fonte della vita, da cui trae origine
la nostra paternità e maternità verso i figli
che ci hai dato, fa' che sappiamo guardare sempre con stupore
al mistero che hai compiuto in noi e per mezzo nostro, che
sappiamo esserti riconoscenti per il dono immenso che ci
hai offerto e che, consapevoli della missione che ci hai
affidato, sappiamo spenderci con tutta la generosità
possibile per far crescere questi tuoi e nostri figli nella
tua vita divina.
Fa' che non ci accontentiamo di vederli ben riusciti nella
vita terrena, ma che, con una passione di amore che attinge
dai Cuori Santissimi di Gesù e Maria, li prepariamo
ad essere, per l'eternità, come Tu li vuoi cittadini
del Cielo. Amen.