SAN PIO DA PIETRELCINA

di Donato Calabrese

 

Piccola biografia di Padre Pio da Pietrelcina

Francesco Forgione, nasce a Pietrelcina il 25 maggio 1887. Il giorno dopo riceve il battesimo nella Chiesa di S.Anna. Sin dalla sua infanzia egli rivela una forte religiosità che lo spinge, il 6 gennaio 1903 ad entrare nei frati cappuccini di Morcone. Nello stesso mese entra nei novizi e, l’anno dopo, il 25 gennaio 1904, fa la professione religiosa prendendo il nome di Fra Pio da Pietrelcina, in onore del santo martire le cui reliquie sono custodite nella Chiesa di Sant’Anna a Pietrelcina. Dopo aver studiato a S.Elia a Pianisi, a Venafro ed a Montefusco, a causa della sua salute malferma nel 1909 viene inviato dai superiori a Pietrelcina, nella speranza che l’aria natia gli apporti benessere. Resterà nella sua cittadina natale fino al 1916. Nel frattempo riceve il diaconato nel 1909 e viene ordinato sacerdote, nella cattedrale di Benevento, il 10 agosto 1910.
A Pietrelcina Padre Pio percorre, nella sofferenza fisica e spirituale che lo accompagna quotidianamente, l’itinerario dell’unione trasformante. Cristo lo assimila sempre più a sé fino a donargli, nel 1910, le sue stigmate.
Il 17 febbraio del 1916 si porta a Foggia per essere vicino ad una sua figlia spirituale che è moribonda: Raffaelina Cerase. Ma il clima di Foggia è deleterio per la sua salute. Allora col permesso dei superiori viene inviato per alcuni giorni a S.Giovanni Rotondo dove, tranne per qualche breve periodo, resterà fino alla morte avvenuta il 23 settembre 1968. E qui, nella cittadella del Gargano, il 5 agosto del 1918 Padre Pio riceverà quello che è un autentico dono mistico: la transverberazione, comunemente chiamata dai mistici:"l’assalto del Serafino". Il 20 settembre dello stesso anno riceve di nuovo, e definitivamente, il dono delle stigmate. Favorito da carismi straordinari, come la bilocazione, il profumo indecifrabile, la locuzione dei cuori, la profezia, Padre Pio si manifesta anche come grande taumaturgo. Molti miracoli, attribuiti a lui avvengono non solo sul Gargano, ma anche lontano da Lui. E mentre da un lato egli fonda un grosso movimento di spiritualità, quale è quello dei Gruppi di Preghiera, dall’altro pensa anche alla sofferenza della gente. La Casa Sollievo della Sofferenza sarà la sua grande opera sociale: uno degli ospedali più moderni d’Europa.
La sua fama di santità si diffonde dappertutto. Ma molte saranno anche le sue sofferenze e le incomprensioni. A tutto egli reagirà con una docilità straordinaria ed un abbandono totale alla volontà dei superiori. Tutto accetta senza neanche una parola di ribellione sulle sue labbra. Credenti e miscredenti, massoni, atei e liberi pensatori vengono soggiogati dalla sua straordinaria personalità. Moltissimi di loro torneranno alla fede, così come scienziati come Enrico Medi, artisti come Beniamino Gigli e Carlo Campanini, andranno spesso da Lui e si dichiareranno suo figli spirituali.
Di Padre Pio è stato scritto tanto. E la Chiesa si prepara alla sua beatificazione. E quel giorno non è lontano.

LE STIGMATE E...L'ASSIMILAZIONE A CRISTO

Nella sua lunga permanenza nel paese natìo, Padre Pio vive in uno stato di grande sofferenza fisica e morale. Nessuno riesce a diagnosticare con esattezza la sua malattia. Sembra quasi che la provvidenza inchiodi il frate nella sua Pietrelcina, non volendo che viva la normale vita conventuale. E per gli stessi direttori spirituali, specialmente padre Benedetto da San Marco in Lamis, la prolungata permanenza fuori del convento non è una cosa lodevole, anzi essi vedono in questo qualche insidia diabolica. Ed a padre Benedetto che gli aveva scritto:"Quando ti vedrò in convento?", l'8 settembre del 1911, così risponde:"Si figuri poi se è mio desiderio di ritornarmene in convento. Il maggiore dei sacrifici che ho fatto al Signore è stato appunto di non aver potuto vivere in convento".
Ma in questa lettera per la prima volta padre Pio accenna al dono della stimmate, avuto proprio a Piana Romana: "...mi trovo in campagna a respirare un po' di aria più sana, dietro che ne ho sperimentato la miglioria...
Ieri sera poi mi è successo una cosa che io non sò né spiegare né comprendere. In mezzo alla palma delle mani è apparso un po' di rosso quasi quanto la forma di un centesimo, accompagnato anche da un forte e acuto dolore in mezzo a quel po' di rosso. Questo dolore era più sensibile in mezzo alla mano sinistra, tanto che dura ancora. Anche sotto i piedi avverto un po' di dolore. Questo fenomeno è quasi da un anno che si va ripetendo, però adesso per la prima volta glielo dico; perché mi sono fatto vincere sempre da quella maledetta vergogna. Anche adesso se sapesse quante violenza ho dovuto farmi per dirglielo! Molte cose avrei da dirle, ma mi viene meno la parola; solo le dico che i battiti del cuore, allorché mi trovo con Gesù sacramentato, sono molto forti".
Ma alla sofferenza fisica e morale si aggiungono anche le tentazioni e le vessazioni da parte del demonio. Nella lettera che scrive al suo affezionatissimo padre Agostino, il 18 gennaio del 1912, così padre Pio descrive la sua lotta con "Barbablù", uno degli ironici appellativi che egli dà allo spirito del male:"Barbablù non si vuole dare per vinto. Ha preso quasi tutte le forme. Da vari giorni in qua mi viene a visitare assieme con altri suoi satelliti armati di bastoni e di ordigni di ferro e quello che è peggio sotto le proprie forme. Chi sa quante volte mi ha gittato dal letto trascinandomi per la stanza. Ma pazienza! Gesù, la Mammina, l'Angioletto, ed il padre San Francesco sono quasi sempre con me..".
Sempre a Padre Agostino confida i profondi sentimenti di amore e di fusione del cuore con quello di Gesù. Lo fa il 21 marzo del 1912: "Ieri festività di San Giuseppe, Iddio solo sa quante dolcezze provai, massime dopo la messa, tanto che le sento ancora in me....La bocca sentiva tutta la dolcezza di quelle carni Immacolate del Figlio di Dio...
Quanto mi rende allegro Gesù! Quanto è soave il suo spirito! Ma io mi confondo e non riesco a fare altro se non che piangere e ripetere: Gesù, cibo mio!...Gesù, amore nel cuore non ce ne ho più, tu sai che l'ho donato tutto a te; se vuoi più amore, prendi questo mio cuore e riempilo del tuo amore e poi comandami pure di amarti, che non mi rifiuterò; anzi te ne prego di farlo, io lo desidero". E accennando ancora al dolore delle stigmate così lamenta:"Dal giovedì sera fino al sabato, come anche il martedì è una tragedia dolorosa per me. Il cuore, le mani ed i piedi sembrami che siano trapassati da una spada; tanto è il dolore che ne sento".
Il 2 aprile del 1912 padre Pio così scrive a padre Agostino:"...son contento più che mai nel soffrire, e se non ascoltassi che la voce del cuore, chiederei a Gesù che mi desse tutte le tristezze degli uomini; ma io non lo fo, perché temo di essere troppo egoista, bramando per me la parte migliore: il dolore: Nel dolore Gesù è più vicino; egli guarda, è lui che viene a mendicare pene, lacrime...; Egli ne ha bisogno per le anime".
La sofferenza, le vessazioni diaboliche, forgiano in Padre Pio non solo un carattere ed una tempra di ferro ma lo inducono ad abbandonarsi sempre più docilmente all'Amore di Dio. E qui il suo itinerario mistico è denso di soprannaturali consolazioni, come quella che descrive allo stesso padre Agostino il 18 aprile del 1912:"Finita la messa, mi trattenni con Gesù pel rendimento di grazie. Oh quanto fu soave il colloquio tenuto col paradiso in questa mattina! Fu tale che pur volendomi provare a voler dir tutto non lo potrei; vi furono cose che non possono tradursi in un linguaggio umano, senza perdere il loro senso profondo e celeste. Il cuore di Gesù ed il mio, permettetemi l'espressione, si fusero. Non erano più due i cuori che battevano, ma uno solo. Il mio cuore era scomparso, come una goccia d'acqua che si smarrisce in un mare. Gesù n'era il paradiso, il re. La gioia in me era sì intensa e sì profonda, che più non [mi] potei contenere; le lacrime più deliziose mi inondarono il volto".
Non solo Gesù ma anche la Madonna concede a padre Pio straordinarie consolazioni. Specialmente quando arriva il mese di maggio, dedicato a Maria, il giovane sacerdote vive momenti di grande intensità nel suo filiale rapporto con la Madre di Dio. E una delle espressioni di questa tenerezza è certamente rappresentata dalla recita del santo rosario che padre Pio organizza, per il mese di maggio, a porta Madonnella, dove davanti alla venerata immagine della Madonna Incoronata, raccoglie la gente semplice e genuinamente cristiana del suo borgo. Ma ascoltiamo come si esprime padre Pio il 2 maggio del 1912 in una lettera che scrive a padre Agostino:
"Si, padre mio, questo mese come predica bene le dolcezze e la bellezza di Maria....Quante volte ho confidato a questa madre le penose ansie del mio cuore agitato! e quante volte mi ha consolato! Ma la mia riconoscenza quale fu?...Nelle maggiori afflizioni mi sembra di non aver più madre sulla terra; ma di averne una molto pietosa in cielo. Ma quante volte il muo cuore fu calmo, tutto quasi dimenticai; dimenticai quasi perfino i doveri di gratitudine verso questa benedetta mammina celeste!...Povera Mammina, quanto bene mi vuole. L'ho constatato di nuovo allo spuntare di questo bel mese. Con quanta cura mi ha ella accompagnato all'altare questa mattina. Mi è sembrato che ella non avesse altro a pensare se non a me solo col riempirmi il cuore tutto di santi affetti....Vorrei avere una voce sì forte per invitare i peccatori di tutto il mondo ad amare la Madonna".

 

PADRE PIO E LA MADONNA

Padre Pio e la Madonna. Non si può immaginare la vita del frate da Pietrelcina senza Maria. E la Madre di Dio tantissime volte si è manifestata a Lui, addirittura accompagnandolo all'altare durante la Santa Messa celebrata nella chiesetta di S.Anna. La Madonna della Libera, venerata nella chiesa parrocchiale di Pietrelcina, ha rappresentato indubbiamente il primo riferimento della devozione Mariana del piccolo Francesco Forgione. Un culto che è andato sempre più sviluppandosi negli anni fino a divenire espressione di uno straordinario affetto filiale.
"A Madonnella nostra", così Padre Pio chiamerà sempre teneramente la protettrice di Pietrelcina. Ma non è solo con questo titolo che Maria viene venerata da Padre Pio. Anche la Madonna del Rosario di Pompei e successivamente la Madonna delle Grazie di S.Giovanni Rotondo e la Madonna di Fatima, saranno al centro di un culto Mariano che riveste un ruolo peculiare nella spiritualità del frate francescano. Padre Pio ha seguito sempre con attenzione la Storia delle Apparizioni di Fatima. Quando la Santa Vergine apparve la prima volta a Lucia, Giacinta e Francesco a Cova da Iria, il giovane frate si trova a Foggia. E da S.Giovanni Rotondo segue attentamente l'evolversi delle apparizioni e soprattutto il messaggio che scaturisce da Fatima. Da questo momento un filo invisibile lega Fatima con S.Giovanni Rotondo. La stessa Armata Azzurra, movimento internazionale di preghiera provocato dai messaggi Mariani di Fatima, diverrà, insieme al suo fondatore, parte della famiglia spirituale di Padre Pio. E Padre Pio ama ed amerà sempre Fatima, con i suoi messaggi di preghiera, penitenza e riparazione.
Nel 1959 giunge in Italia, per una Peregrinatio Mariae organizzata da un Comitato Nazionale Mariano, di cui fanno parte tra gli altri il compianto cardinale Lercaro e don Gabriele Amorth, il famoso esorcista, entrambi figli spirituali di Padre Pio. La statua della Madonna di Fatima arriva direttamente da Cova da Iria e in Italia viene portata a visitare tutti i capoluoghi di provincia, in ognuno verrebbe accolta ed ospitata per tre giorni. S.Giovanni Rotondo sembra quindi predestinata ad essere esclusa da questa Visita privilegiata. Ma Proprio la città di Benevento rinuncia ad un giorno per permettere a Padre Pio di salutare l'immagine della Madonna di Fatima a cui egli è particolarmente legato. Misteriosamente, come per un Disegno Divino, appena il simulacro della Bianca Signora di Fatima mette piede sul suolo Italiano, Padre Pio cade ammalato, colpito da una grave pleurite essudativa che, protraendosi a lungo, dal 5 maggio gli proibisce di celebrare la Santa Messa. La sera del 27 luglio, padre Pio annuncia l'inizio della novena "per la visita che la Mamma Celeste vuol farci" ed esorta a prepararsvisi con cristiano rinnovamento. Per tutte le sere, richiama la gioia, la fortuna, e "la grazia tutta speciale" di questa visita invitando tutti ad accogliere degnamente l'immagine di Maria. La sera del 4 agosto, Padre Pio annuncia che "dalla visita della Mamma nostra" mancano poche ore, invitando ancora una volta i figli spirituali ed i fedeli a prepararsi degnamente a questo grande avvenimento Marianao. Infine, il giorno stesso dell'arrivo, così esprime la sua gioia:"Fra pochi minuti la Mamma nostra è in casa nostra… Allarghiamo i nostri cuori".

ALCUNE STORIELLE

Padre è Pio è un Santo "ficcanaso". Ci si perdoni il termine; ma esso vuole indicare non solo la conoscenza che Egli manifesta di molte anime che, anche per la prima volta, ricorrono al suo confessionale. Ma spesso interviene in maniera misteriosa o tramite "Segni" per dipanare situazioni ingiuste ed anche per smascherare azioni illecite ed immorali. Un uomo, coinvolto in un'organizzazione criminale, accompagna la moglie a S.Giovanni Rotondo con la recondita intenzione di liberarsi di lei. Lui che è ateo vuole ucciderla simulando un suicidio. Arrivato a S.Giovanni Rotondo, si presenta subito in sagrestia per vedere "questo tipico fenomeno di isterismo", secondo le sue parole. Padre Pio sta parlando con i suoi figli spirituali; ma appena lo vede, va verso di lui, lo afferra per un braccio e, sospingeldolo verso la porta grida:"Via! via! via! Non sai che ti è proibito macchiarti le mani di sangue? Vattene!". A questo punto l'uomo, svergognato davanti a tutti, fugge via. Ma l'indomani, dopo la Messa, eccolo ai piedi di Padre Pio che l'accoglie con amore, lo confessa e gli dà l'assoluzione. Prima della sua partenza da S.Giovanni Rotondo il Padre gli domanda a bruciapelo:"Tu hai sempre desiderato dei figli, non è vero?" "Si, molto - gli risponde l'uomo". "Ebbene - aggiunge padre Pio - non offendere più il buon Dio e un figlio ti nascerà". Un anno dopo marito e moglie ritornano sul Gargano per fare battezzare il bambino (cfr. Maria Winowska, Il Vero Volto di Padre Pio - Edizioni Paoline pag. 38). Il fatto che stiamo per raccontare è avvenuto a Benevento agli inizi degli anni Cinquanta. Ci troviamo nel cuore antico della città che non è ancora sviluppata verso i nuovi quartieri popolari Mellusi e Ferrovia. La stragrande maggioranza della popolazione abita nei "Bassi" e nelle casette situate sulla miriade dii vicoli e piazzette del centro storico. In un "basso" vive una famiglia come tante altre. Sul comò, in mezzo ai fiori, c'è una foto di Padre Pio donata alla signora I.M. da un Pietrelcinese amico del frate stigmatizzato. Una sera la signora viene a sapere che il marito si è recato a casa di una donna di non buona reputazione. Al suo ritorno a casa, la buona moglie gli rimprovera di essere andato da "quella lì...". Ma lui reagisce smentendo assolutamente. Dopo un batti e ribatti tra moglie e marito, la signora si volta verso l'immagine di Padre Pio e grida al marito:"Giura davanti a Padre Pio che tu non ci sei stato da quella donna!". Allora il marito, sorridendo, alza la mano e solennemente la piazza a venti centrimetri dalla fotografia, aggiungendo:"Lo giuro". Al che la moglie si rivolge verso l'immagine gridando:"Padre Pio", adesso devi intervenire.....", mentre il marito continua sorridente e imperterrito a tenere la mano ferma davanti all'immagine del frate stigmatizzato. Iimprovvisamente cade un pezzo di intonaco dal soffitto e va a finire sul comò. A questo punto la moglie grida:"Hai visto! Sei stato smentito da Padre Pio. Non è vero quello che mi hai detto". Stupito e sorridente il marito guarda il pezzo di intonaco caduto. Dopo qualche istante cade un altro pezzo di intonaco. Al che il marito, tra il serio ed il faceto conclude:"Caccia fuori questo spione da casa mia!". Un episodio pittoresco di dialogo Beneventano che se a qualcuno può far storcere il naso per certe manifestazioni di fede semplice e genuina, viene autenticato dal cambiamento avvenuto nella signora, che da questo momento si avvicina di più alla fede; e nel marito che da incredulo che era, si manifesterà poi sempre rispettoso della figura di Padre Pio e di tutto ciò che appartiene alla dimensione dello Spirito.

MIRACOLI STREPITOSI

Risale al 1949 il primo documento che accenna ai gruppi di preghiera come "gruppi di fedeli che si sono proposti di pregare insieme". Proviene, il documento, dalla Casa Sollievo della Sofferenza ed indica già quella che è la fisionomia dei "gruppi":"Una volta o due al mese si riuniscono; assistono alla santa messa, si accostano ai santi sacramenti, e recitano in comune il santo rosario... Saremo ben lieti - si legge nel periodico "La Casa" -se questi gruppi si moltiplicassero, possibilmente sotto la guida di un sacerdote" (La Casa, settembre 1949, p.6 in , numero di settembre 1949, in Fernando da Riese Pio X, Padre Pio da Pietrelcina, Ed. Padre Pio, S.Giovanni Rotondo, pag. 350). Ma sarà nel 5 maggio del 1966, due anni prima della sua morte, che Padre Pio parlerà ai gruppi di preghiera giunti a S.Giovanni Rotondo da ogni parte d'Italia e del mondo. invitandoli solennemente ad affiancarsi alla "Casa del Sollievo" ed indicandoli come "le posizioni avanzate di questa Cittadella della carità, vivai di fede, fololai d'amore, nei quali Cristo stesso è presente ogni qual volata si riuniscono per la preghiera e l'Agape eucaristica, sotto la guida dei loro pastori e direttori spirituali [.....] E' la preghiera - dirà solennemente Padre Pio - questa forza unita di tutte le anime buone, che muove il mondo, che rinnova le coscienze, che sostiene "La Casa", che conforta i sofferenti, che guarisce i malati, che santifica il lavoro, che eleva l'assistenza sanitaria, che dona forza morale e la cristiana rassegnazione alla umana sofferenza, che spande il sorriso e la benedizione di Dio su ogni languore e debolezza" ( Fernando da Riese Pio X, Padre Pio da Pietrelcina, Ed. Padre Pio, S.Giovanni Rotondo, pag. 350-351).

 

STORIE QUASI INVEROSIMILI SE NON SI TRATTASSE DI PADRE PIO
Siamo nella seconda guerra mondiale e l'epilogo è già alle porte. L'esercito Americano comincia ad Avanzare dal sud Italia verso nord. La Puglia è quindi una delle prime regioni ad essere liberata dagli Alleati e a S.Giovanni Rotondo cominciano ad arrivare i soldati inglesi ed Americani, attirati dalla fama di Padre Pio. Ad accoglierli nella cittadina del Gargano è Mary Pyle, figlia spirituale di Padre Pio. La sua grande Casa, costruita poco lontana dal convento, è l'unico luogo dove i pellegrini che giungono a S.Giovanni possono mangiare e riposare. Non ci sono ancora alberghi e Mary l'Americana, come viene chiamata, accoglie tutti in un un clima di evangelica fraternità. L'interesse dei militari alleati per Padre Pio è ingigantito da alcune storie che circolano nelle basi Alleate di Foggia e Bari. Alcuni piloti dicevano che, "durante le loro missioni nei cieli del Gargano, avevano visto di fronte al loro aereo la figura di un frate con le braccia aperte quasi a voler impedire che passassero. E i loro aerei, senza che nessuno fosse intervenuto sui comandi, avevano cambiato rotta. Tornati a terra spaventati, quei piloti avevano riferito la loro incredibile esperienza e qualcuno aveva parlato loro di Padre Pio. Allora erano andati a San Giovanni Rotondo e, vedendo il Padre, avevano riconosciuto in lui il misterioso frate che aveva fatto cambiare rotta ai loro aerei. Questi racconti, fatti da più piloti, avevano impressionato. E tanti soldati, di varie nazioni e di religioni diverse, accorrevano a S.Giovanni Rotondo." (Renzo Allegri, A tu per tu con Padre Pio, Mondadori Editore, pag. 130) Sembra strano, incredibile, immaginare Padre Pio librarsi nell'aria a braccia aperte di fronte ad un aerero, per impedirgli di bombardare il Gargano. Ma a parte che questi episodi sono raccontati su varie, autorevoli, biografie su Padre Pio, Il fatto che il Padre possa pararsi di fronte ad un aereo in volo, va certamente attribuito a quel fenomeno della bilocazione che, in maniera così straordinaria, ha segnato la sua vita. Di questo fenomeno ne abbiamo parlato più volte. Ma è bene ricordarlo ancora una volta che con la bilocazione il Padre si trova nello stesso tempo in due luoghi diversi. "In un luogo è presente con il proprio corpo; in un altro è operante, assumendo una figura aerea del tutto simile al proprio corpo" (Fernando da Riese Pio X, Padre Pio da Pietrelcina, Ed. omonime, S.Giovanni Rotondo, pag. 191) Ma nessuno può parlarci con cognizione di causa all'infuori di chi vive la bilocazione. E, nel nostro caso è lo stesso Padre PIo che in una lettera scritta l'11 dicembre 1918 a Rosinella Gisolfi, così accenna brevemente, con la sua consueta discrezione ad una sua bilocazione di cui ha beneficiato proprio questa sua figlia spirituale: "E' per amore che Egli , [Dio] ti prova, è per amore che Egli permise al suo indegno ministro di esserti d'accanto in una di queste notti scorse. Ed il tutto fu permesso da Lui per confortarti, per sollevartti, per animarti alla durissima prova" (Padre Pio da Pietrelcina, Epistolario, III, p.526) Ma non solo la bilocazione accompagna la vita di Padre Pio. Anche il dono delle lingue fa parte di questa straordinaria ricchezza di carismi che Iddio ha elargito abbondantemente a quest'umile frate del Sannio. Nello stesso periodo in cui circolano gli strani racconti degli aerei sul Gargano, "Quattro ufficiali americani, di religione protestante, arrivano da Foggia accompagnati da un interprete. Il Padre passando accanto a loro, si ferma a parlare. Si esprime, come sempre, in dialetto napoletano, formulando domande a cui i soldati rispondono nella loro lingua. Al termine della conversazione i militari si chinano riverenti e gli baciano la mano. Quando il Padre si allontana, si rivolgono al loro interprete dicendo: "Ma come parla bene la lingua americana, Padre Pio". E l'interprete lì guarda stupito perché aveva sentito dal Padre soltanto espressioni dialettali" (Renzo Allegri, A tu per tu con Padre Pio, Mondadori Editore, pag. 130). Nelle vicende che accompagnano la liberazione del Sud dell'Italia da parte degli Alleati, la Puglia si trasforma in zona di rifugio. Giungono ogni giorno a S.Giovanni Rotondo i rifugiati del nord italia ed i soldati dell'esercito di liberazione. Non solo i cattolici, ma anche i protestanti, per autorizzazione speciale di Pio XII possono assistere alla messa di Padre Pio. Molti di quest'ultimi si convertiranno al cattolicesimo, facendosi battezzare da Lui. Tra i tanti militi americani e di altre nazioni, molti fedeli italiani accorrono da Padre Pio per chiedere una preghiera, una grazia, delle assicurazioni sui loro congiunti in guerra. Trattandosi di notizie riguardanti persone che Padre Pio non conosce e che si trovano nei luoghi più disparati d'Italia e del mondo, si può intuire come l'aspettativa della gente è sempre quella di avere una risposta profetica, una rassicurazione che il familiare, il parente è vivo. Ma non sempre il Padre dà una risposta esauriente, non sempre egli sà ed è al corrente di tutto. Non se la sente di dare sempre una risposta che plachi il turbamento e l'inquietudine di coloro che gli chiedono. Nella sua schiettezza e semplicità dice quello che sà. Per il resto invita sempre a pregare e sperare. ""Si, è vivo", "Tornerà", o ancora:"Aspettate e sperate". "Pregate, pregate" oppure: "Non so nulla" (Yves Chiron, Padre Pio, Una Strada di misericordia, Edizioni Paoline, pag. 243). I santi, anche i più grandi, quelli che vivono pienamente immersi nel soprannaturale e quindi nella comunione mistica con Dio, hanno degli sprazzi di profezia, dei momenti di luce nei quali il Signore permette loro di comunicare quello che Lui vuole, per il bene delle anime, e quindi anche delle profezie, dare delle risposte a chi nell'ansia e nel dolore aspetta un parola di consolazione, di speranza o di certezza. Ma non sempre è così. Ci sono dei momenti in cui i santi non possono dare alcuna risposta. Solo chi vuol barare può permettersi di dire di sapere tutto. Padre Pio, invece, quello che sà lo dice, quello che ignora non lo dice, sollecitando a pregare e sperare, perché Dio può veramente tutto. Ma più che parlare, padre Pio agisce, opera laddove la sua presenza viene invocata. Anche lontano o lontanissimo da S.Giovanni Rotondo. Tantissime persone, tra cui molti soldati, hanno testimoniato di essere scampati a un pericolo grazie alla sua protezione. C'è un episodio avvenuto durante i bombardamenti di Pescara. Un gruppo di persone si rifugia al pianterreno di un edificio di quattro piani e qui, con il cuore in tumulto per le continue esplosioni, piange e prega tenendo in mano una foto di Padre Pio e gridando:"Padre Pio salvaci!". Improvvisamente una bomba prende in pieno l'edificio, sfondando il quarto piano e poi il terzo, il secondo, il primo, arrivando come un rombo di tuono a pianterreno, proprio dove si trova questo gruppo di persone che prega. "Padre Pio salvaci!" le parole di tutti sembrano precedere l'esplosione. Ma l'ordigno non esplode (cfr . Yves Chiron, Padre Pio, Una Strada di misericordia, Edizioni Paoline, pag. 244).
Qualcuno potrebbe storcere il muso di fronte a queste invocazioni rivolte a Padre Pio. E' Dio che opera: questo lo sappiamo tutti. Ma Dio vuole operare anche nel nome di quei suoi figli che nell'umiltà e nella semplicità di cuore si sono donati totalmente a Lui e che per Lui vivono "Oblati", "OFFERTI" per tutta la vita. Padre Pio ottiene tanto da Dio perché dà tanto. Un ulteriore motivazione delle mirabilie operate da Dio nel nome di Padre Pio ci iene da alcune testimonianze di Padre Agostino da S.Marco in Lamis suo Direttore spirituale, che nel convento di Venafro, assistette ad alcune estasi del giovane Padre Pio nel periodo che va da fine ottobre - primi di dicembre del 1911. Qui, nella località Molisana, Padre Pio cadde ammalato e per 21 giorni non poté fare niente né mangiare niente. Solo la comunione riusciva a fare. E qui i superiori arrivarono a scoprire per la prima volta i fenomeni straordinari che accompagnavano la sua vita. Si trattava non solo di assalti furibondi e tentazioni del maligno, ma anche di apparizioni di Gesù, Maria, l'Angelo custode, S.Francesco ed altri santi. Durante le estasi padre Agostino poté ascoltare "le invocazioni, i lamenti, le gioie dell'estasiato, che dialogava con l'Invisibile" (Diario, pp.35-55 in: Padre Fernando da Riese Pio X, Padre Pio da Pietrelcina, Ediz. omonime S.Giovanni Rotondo, pag. 83).
"O Gesù, ti raccomando quell'anima...devi convertirla...O Gesù converti quell'uomo...T'offro per lui tutto me stesso." e ancora:"O gliela fai la grazia o ti debbo stancare... Tu devi dir di sì... Se si tratta di castigare gli uomini castiga me... I sacerdoti devi aiutarli....finché si tratta di me fa pure, ma degli altri no...". In un'altra estasi avvenuta il primo dicembre del 1911: "Lo vuoi castigare?... No, Gesù, castiga me... Non devi castigarlo!... Non ho detto che voglio offrirmi per tutti?" Infine due giorni dopo, il 3 dicembre: "Quante profanazioni nel tuo santuario... Gesù mio, perdona, abbassa quella spada... e se deve cadere, si trovi solo il mio capo... si, io voglio essere la vittima... Dunque punisci me e non gli altri... mandami anche all'inferno, purché ti ami e si salvino tutti, si tutti... Punisci me, Gesù mio... Salva tutti... Gesù mio, io mi offro vittima per tutti" (Cfr Agostino da S.Marco in Lamis, Diario, pp.35-36 in Padre Fernando da Riese Pio X, Padre Pio da Pietrelcina, Ediz. omonile S.Giovanni Rotondo, pag. 83). Alcune di queste espressioni di Padre Pio rivolte verso questo suo interlocutore invisibile sono state dallo stesso Padre Agostino registrate nel suo Diario e danno un idea, una risposta agli interrogativi che riguardano la straordinaria attività taumaturgica di Padre Pio, la potenza invincibile della sua preghiera e del suo dolore, la fecondità straordinaria della sua Missione, il fatto che Dio ascolta ed esaudisce quasi sempre le sue preghiere. In quel "quasi" c'è il confine pressapoco impercettibile tra l'Amore paterno di Padre Pio per i suoi figli spirituali con il desiderio di esaudirli sempre, ed il Progetto di Dio che molte volte sceglie altre risposte. A tutto Padre Pio si inchina adorando la Divina volontà. Come quando il 7 ottobre 1946 perde papà Grazio. Anche qui, come nella perdita dell'adorata mamma Peppa, il suo dolore si stempera e si fonde nell'amore totalizzante al Padre Celeste. Amore che che tutto accetta e tutto ama. Negli anni Quaranta e Cinquanta la fama di Padre Pio da Pietrelcina raggiunge il suo apice, anche perché l'Italia del dopoguerra cerca di risorgere dalle macerie materiali e morali del conflitto. Il frate stigmatizzato del Gargano diviene così un faro di luce e di spiritualità, un "umile ministro di Dio" nel quale il cielo e la terra sembrano toccarsi. E' in questi anni che il numero dei pellegrini aumenta a dismisura favorito anche dallo straordinario sviluppo dei mezzi di comunicazione sociale. La reputazione di questo "santo" del duemila arriva dappertutto e da tutto il mondo giungono quotidianamente a centinaia le lettere dirette a Padre Pio. Il 13 settembre 1949, padre Agostino da S.Marco in Lamis, da sempre amico e confidente di Padre Pio, annota così sul suo diario: "Le lettere arrivano a centinaia. Ci sono lettere commoventi che implorano grazie e si scrive di Padre Pio come di un santo che sarebbe potente presso il Signore. Molte sono le lettere che parlano di grazie ricevute"(Yves Chicon, Padre Pio, una Strada di Misericordia, Ed.Paoline, pag. 261). Fin dalle due del mattino, i fedeli si accalcano alle porte del convento per avere qualche opportunità di confessarsi da Padre Pio in giornata". Perciò, A partire dal 1950 per le donne e dal 1952 per gli uomini, si deve ripristinare nella chiesa del convento il sistema della prenotazione per le confessioni. La stessa chiesa è divenuta ormai troppo stretta per le folle che a centinaia, se non a migliaia, invadono il Gargano. Sarà nel 1954 che i cappuccini decideranno di costruire un nuovo tempio a fianco del vecchio. Del ministero sacerdotale esercitato nel confessionale, si è detto molto. Ma molto di più c'è da manifestare. Padre Pio si mostra apparentemente burbero, rude, duro. Ma dentro il suo cuore c'è un grande amore a Dio ed alle anime che, a prezzo del suo sangue, cioè delle sue sofferenze, egli vuole riconciliare con il "Padre misericordioso". Se a volte Padre Pio nega l'assoluzione c'è un motivo preciso e va cercato nel fatto che egli vede nei penitenti un'indifferenza al peccato grave e la perseveranza nel male. Don Alessandro Lingua è un penitente di Padre Pio. Un giorno un suo amico che è sposato va dal frate per confessarsi. Ma invece di aprire il suo cuore per confessare la relazione con una donna, comincia a parlare di una sua "crisi spirituale". A questo punto Padre Pio balza in piedi e gli dice:"Ma che crisi spirituale. Tu sei un porcaccione e Dio è adirato con te. Vattene" (A. Lingua, o.c. p.33 in Fernando da Riese Pio X, Padre Pio da Pietrelcina, Ed. omonime, pag. 222).
I cuori di molte anime sono uno specchio per Padre Pio. Egli vi legge tutto quello che il Signore vuole che legga. Un carisma, quello della scrutazione dei cuori che si collega direttamente al ministero della Confessione, che è una delle attività primarie, con la preghiera, del frate di Pietrelcina. Un giorno Padre Pio accompagna i giovani fraticelli del seminario serafico, di cui è Direttore, a passeggio per la strada rotabile S.Giovanni Rotondo - Borgo Celano. Il Padre è triste e improvvisamente scoppia a piangere dicendo:"Uno di voi mi ha trafitto il cuore....Proprio questa mattina uno di voi ha fatto una comunione sacrilega! E dire che sono stato io stesso a fargliela durante la messa conventuale". A questo punto uno dei giovani fraticelli cade in ginocchio e piangendo dice:"Sono stato io". Qualche istante dopo il Padre lo fa alzare e, chiedendo a tutti di allontanarsi, rimane col giovane seminarista che gli confessa il gravissimo peccato. Inutile dire che il Padre assolve subito questo fraticello dal peccato sacrilego e lo riconcilia con Dio. Padre Pio è non solo "Colui che conobbe il patire", non solo il "taumaturgo", lo "Stigmatizzato", il "Sacerdote apostolo del confessionale" e di una straordinaria "catechesi silenziosa" sulla Santa Messa, ma è un mistico di straordinaria grandezza, un "prete che prega" (M. WINOWSKA, Il vero volto di Padre Pio, Ed. Paoline, pag.178), come si definisce egli stesso rispondendo al giornalistia Attilio Crepas di Stampa Sera. La spiritualità di Padre Pio affonda le sue radici nella vita religiosa del popolo Pietrelcinese, di cui egli è il Fiore più bello e santo. Gente semplice, quella del Castello, il borgo natale del frate stigmatizzato. Gente che frequenta la recita del rosario e la benedizione Eucaristica vespertina seguita dalla preghiera a Maria Santissima. Sono gesti e parole che restano impresse nella mente e nel cuore del piccolo Forgione. L'Amore all'Eucaristia ed alla Madonna, sono le colonne portanti della sua vita interiore. E poi la devozione all'Angelo Custode che segna dei momenti di straordinaria delicatezza e di reciproco affetto. Ma Padre Pio si sente anche molto devoto a S.Giuseppe, S.Francesco, S. Domenico e S.Caterina da Siena. Basta leggere le sue lettere scritte ai Direttori e figli spirituali. Ognuna di esse è introdotta da una sequela di lettere puntate: I.M.G.I.D.F.C. che sono le iniziali di Gesù, Maria,Giuseppe, Domenico, Francesco, Caterina, i santi di cui invoca la benedizione e la protezione. Ma al centro dei pensiero, dei sentimenti e delle preghiere ardenti di Padre Pio ci sono soprattutto loro: Gesù e Maria. Un culto Eucaristico e Mariano che trova quotidianamente, nel convento di S.Giovanni Rotondo, dei momenti di intensa esplicitazione attraverso la semplice liturgia verspertina: la recita del Rosario e le Benedizione Eucaristia accompagnata dalle Visite al Santissimo Sacramento ed a Maria Santissima. Le parole vibranti di ardente amore con cui ogni giorno Egli rivolge la sua preghiera a Gesù Eucaristico, trovano la loro significazione in quell'unione mistica col Cristo che presuppone nel cappuccino stigmatizzato la consapevolezza di trovarsi davanti ad un Mistero di Amore infinito e misericordioso. Così scrive Padre Pio ad Assunta De Tomaso il 4 gennaio 1922: "Nel corso del giorno, quando non ti è permesso di fare altro, chiama Gesù, anche in mezzo a tutte le tue occupazioni, con gemito rassegnato dell'anima ed egli verrà e resterà sempre unito con l'anima mediante la sua grazia ed il suo santo amore. Vola con lo spirito dinanzi al tabernacolo, quando non ci puoi andare col corpo, e là sfoga le ardenti brame e parla e prega ed abbraccia il Diletto delle anime meglio che se ti fosse dato di riceverlo sacramentalmente" (Padre Pio, Epistolario I, pag. 448). E come dinanzi a Gesù Eucaristico la recita della Visita a Gesù Sacramentato, da parte di Padre Pio si fa ardente, così, si fa vibrante la sua preghiera a Maria, prima di impartire la benedizione Eucaristica "La Santissima Vergine ci ottenga l'amore alla croce, ai patimenti, ai dolori ed ella che fu la prima a praticare il vangelo in tutta la sua perfezione, in tutta la sua severità, anche prima che fosse pubblicato, ottenga a noi pure ed essa stessa dia a noi la spinta di venire immediatamente a lei d'appresso. Sforziamoci noi pure, come tante anime elette, di tenere sempre dietro a questa benedetta Madre, di camminare sempre appresso ad ella, non essendovi altra strada che a vita conduce, se non quella battuta dalla Madre nostra: non ricusiamo questa via, noi che vogliamo giungere al termine"(Padre Pio, Epistolario, pag.601), Così aveva scritto a Padre Agostino il 1° luglio del 1915. Sulla spiritualità di Padre Pio e sul suo intenso rapporto affettivo con Gesù e Maria, abbiamo la testimonianza di uno che l'ha frequentato molto: il Gesuita Padre Domenico Mondrone: "Padre Pio "fu altissimo nell'unione con Dio. Io vorrei ritenerlo tra i più grandi mistici dei nostri giorni. Modello eccezionale di devozione al Mistero eucaristico e alla Passione, ottenne che la sua messa fosse il centro di attrazione delle anime venute a S.Giovanni Rotondo. Devotissimo della Madonna, la onorava ogni giorno con la recita di rosari senza numero. ."(D. Mondrone, la vera grandezza di Padre Pio, o:c: pp.25-26 in Fernando da Riese Pio X, Padre Pio da Pietrelcina, Ed. omonime).
Siamo nel 1952 e le ferite e le cicatrici della guerra si vanno sempre più rimarginando. La società italiana vive proiettata verso una nuova stagione storica, non più fatta di ideologie totalitarie, ma di un umanesimo cristiano arricchito e fecondato dalle sofferenze causate dalla guerra. La gente cerca di conquistare quel benessere civile ed economico che avrà il suo pieno boom negli anni sessanta. Al pari dei grandi santuari dello Spirito, S.Giovanni Rotondo diviene luogo di rifiugio,di preghiera, di spiritualità, di accoglienza e di confronto ideale tra la dimensione di fede ed una realtà sociale che è alla ricerca di nuovi riferimenti etici, morali e spirituali, per un futuro di speranza e di pace. Nel suo convento Garganico Padre Pio continua a vivere quotidianamente "assorbito" dalla sua Missione sacerdotale e profetica. E come da una parte si mostra severo verso coloro che con superficialità si avvicinano al sacramento della Confessione, così dall'altra, con tenerezza straordinaria, si volge verso i bambini. Abbiamo al proposito, una testimonianza oculare: "Due amici di Benevento decidono di andare a confessarsi a S.Giovanni Rotondo. Uno di loro pensa di portare con sé il nipote di sette anni che frequenta la seconda elementare. Prima di intraprendere il viaggio il bambino viene sollecitato dalla mamma e dal nonno a chiedere la benedizione al frate stigmatizzato: "Appena ti troverai di fronte a Padre Pio - gli ricorda la mamma - digli:"Padre, voglio la vostra santa benedizione". Non te lo dimenticare. Ricordati:"Padre, voglio la vostra santa benedizione". I tre si mettono in viaggio per Foggia. Poi prendono la corriera per il Gargano. Arrivati a S.Giovanni Rotondo si recano nella minuscola chiesa di S.Maria delle Grazie. Il bambino insieme col nonno aspetta di vedere questo frate barbuto di cui tanto ha sentito parlare. Il profumo di santità è percettibile da tutti, soprattutto dai bambini. Essi, più degli adulti, avvertono il fascino di un uomo di Dio. E quando arriva il turno del nonno, il nipote lo accompagna nel separé dove Padre Pio sta confessando. "Da quando tempo non ti confessi?", domanda il Padre all'uomo venuto da Benevento. E lui:" Padre, sono sette, otto anni". A questo punto Padre Pio sbotta:"Sette, otto anni che non ti confessi! Vai via, fatti prima l'esame di coscienza, e poi ritorni". Poi al bambino:"E tu che vuoi?" Timoroso il bambino non riesce a pronunciare parola. Allora il nonno, ancora mortificato per il rimbrotto, risponde:"Padre, è mio nipote. Vuole la vostra benedizione". "Stemperando. allora, la sua severa espressione in un dolce sorriso, padre Pio pone dolcemente la sua mano piagata sul capo di quel bambino e dice:"Vai, vai, che ti benedico" (Testimonianza diretta manifestata a Donato Calabrese).
Un avvenimento importante della vita di Padre Pio ricorre nel 1953. Il 22 gennaio ricorda il Cinquantesimo anniversario di vestizione religiosa. Un giorno che vede salire sul Gargano tantissima gente, figli spirituali e pellegrini che vogliono festeggiare i suoi cinquanta anni di vita francescana. Nella chiesetta di S.Maria degli Angeli gremita di fedeli, Padre Pio rinnova ancora una volta, nelle mani del superiore provinciale, i suoi voti di povertà, castità e ubbidienza. Dal diario di Padre Agostino da S.Marco in Lamis leggiamo che la rinnovazione dei voti viene fatta dal Padre "con tutto il trasporto del suo serafico ardore, compreso solo dal Signore... La Chiesina non conteneva la folla di popolo... In mezzo a tante dimostrazioni di ammirazione, di amore, padre Pio rimane nella sua semplicità ed umiltà, attribuendo il tutto alla gloria di Dio, Autore di ogni bene" (Padre Agostino da S.Marco in Lamis, Diario p.215 in Fernando da Riese Pio X, Padre Pio da Pietrelcina, ed. omonime S.Giovanni Rotondo, p.366). In questo giorno di festa è presente a S.Giovanni Rotondo anche il superiore generale dell'Ordine cappuccino, padre Benigno da S.Ilario Milanese (Fernando da Riese Pio X, Padre Pio da Pietrelcina, ed. omonime S.Giovanni Rotondo, p.366). Con l'occasione viene preparata anche un'immaginetta-ricordo con sul retro una preghiera composta dallo stesso Padre Pio. E' la sintesi della sua Missione e del suo ministero di Amore: "Cinquant'anni di vita religiosa / cinquant'anni confitto alla Croce / cinquant'anni di fuoco divoratore / per te, Signore, per i tuoi redenti. / Che altro desidera l'anima mia / se non condurre tutti a Te / e pazientemente attendere che questo fuoco divoratore / bruci tutte le mie viscere nel cupio dissolvi?" (Cronistoria, ms I, ff. 306-309 in Fernando da Riese Pio X, Padre Pio da Pietrelcina, ed. omonime S.Giovanni Rotondo, p.366).

 

 

 

        

Maria Regina della Pace, prega per noi!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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