SAN
PIO DA PIETRELCINA
di
Donato Calabrese
Piccola
biografia di Padre Pio da Pietrelcina
Francesco
Forgione, nasce a Pietrelcina il 25 maggio 1887. Il giorno
dopo riceve il battesimo nella Chiesa di S.Anna. Sin dalla
sua infanzia egli rivela una forte religiosità che lo spinge,
il 6 gennaio 1903 ad entrare nei frati cappuccini di Morcone.
Nello stesso mese entra nei novizi e, lanno dopo,
il 25 gennaio 1904, fa la professione religiosa prendendo
il nome di Fra Pio da Pietrelcina, in onore del santo martire
le cui reliquie sono custodite nella Chiesa di SantAnna
a Pietrelcina. Dopo aver studiato a S.Elia a Pianisi, a
Venafro ed a Montefusco, a causa della sua salute malferma
nel 1909 viene inviato dai superiori a Pietrelcina, nella
speranza che laria natia gli apporti benessere. Resterà
nella sua cittadina natale fino al 1916. Nel frattempo riceve
il diaconato nel 1909 e viene ordinato sacerdote, nella
cattedrale di Benevento, il 10 agosto 1910.
A Pietrelcina Padre Pio percorre, nella sofferenza fisica
e spirituale che lo accompagna quotidianamente, litinerario
dellunione trasformante. Cristo lo assimila sempre
più a sé fino a donargli, nel 1910, le sue stigmate.
Il 17 febbraio del 1916 si porta a Foggia per essere vicino
ad una sua figlia spirituale che è moribonda: Raffaelina
Cerase. Ma il clima di Foggia è deleterio per la sua salute.
Allora col permesso dei superiori viene inviato per alcuni
giorni a S.Giovanni Rotondo dove, tranne per qualche breve
periodo, resterà fino alla morte avvenuta il 23 settembre
1968. E qui, nella cittadella del Gargano, il 5 agosto del
1918 Padre Pio riceverà quello che è un autentico dono mistico:
la transverberazione, comunemente chiamata dai mistici:"lassalto
del Serafino". Il 20 settembre dello stesso anno riceve
di nuovo, e definitivamente, il dono delle stigmate. Favorito
da carismi straordinari, come la bilocazione, il profumo
indecifrabile, la locuzione dei cuori, la profezia, Padre
Pio si manifesta anche come grande taumaturgo. Molti miracoli,
attribuiti a lui avvengono non solo sul Gargano, ma anche
lontano da Lui. E mentre da un lato egli fonda un grosso
movimento di spiritualità, quale è quello dei Gruppi di
Preghiera, dallaltro pensa anche alla sofferenza della
gente. La Casa Sollievo della Sofferenza sarà la sua grande
opera sociale: uno degli ospedali più moderni dEuropa.
La sua fama di santità si diffonde dappertutto. Ma molte
saranno anche le sue sofferenze e le incomprensioni. A tutto
egli reagirà con una docilità straordinaria ed un abbandono
totale alla volontà dei superiori. Tutto accetta senza neanche
una parola di ribellione sulle sue labbra. Credenti e miscredenti,
massoni, atei e liberi pensatori vengono soggiogati dalla
sua straordinaria personalità. Moltissimi di loro torneranno
alla fede, così come scienziati come Enrico Medi, artisti
come Beniamino Gigli e Carlo Campanini, andranno spesso
da Lui e si dichiareranno suo figli spirituali.
Di Padre Pio è stato scritto tanto. E la Chiesa si prepara
alla sua beatificazione. E quel giorno non è lontano.
LE
STIGMATE E...L'ASSIMILAZIONE A CRISTO
Nella sua lunga permanenza nel
paese natìo, Padre Pio vive in uno stato di grande sofferenza
fisica e morale. Nessuno riesce a diagnosticare con esattezza
la sua malattia. Sembra quasi che la provvidenza inchiodi
il frate nella sua Pietrelcina, non volendo che viva la
normale vita conventuale. E per gli stessi direttori spirituali,
specialmente padre Benedetto da San Marco in Lamis, la prolungata
permanenza fuori del convento non è una cosa lodevole, anzi
essi vedono in questo qualche insidia diabolica. Ed a padre
Benedetto che gli aveva scritto:"Quando ti vedrò in
convento?", l'8 settembre del 1911, così risponde:"Si
figuri poi se è mio desiderio di ritornarmene in convento.
Il maggiore dei sacrifici che ho fatto al Signore è stato
appunto di non aver potuto vivere in convento".
Ma in questa lettera per la prima volta padre Pio accenna
al dono della stimmate, avuto proprio a Piana Romana: "...mi
trovo in campagna a respirare un po' di aria più sana, dietro
che ne ho sperimentato la miglioria...
Ieri sera poi mi è successo una cosa che io non sò né spiegare
né comprendere. In mezzo alla palma delle mani è apparso
un po' di rosso quasi quanto la forma di un centesimo, accompagnato
anche da un forte e acuto dolore in mezzo a quel po' di
rosso. Questo dolore era più sensibile in mezzo alla mano
sinistra, tanto che dura ancora. Anche sotto i piedi avverto
un po' di dolore. Questo fenomeno è quasi da un anno che
si va ripetendo, però adesso per la prima volta glielo dico;
perché mi sono fatto vincere sempre da quella maledetta
vergogna. Anche adesso se sapesse quante violenza ho dovuto
farmi per dirglielo! Molte cose avrei da dirle, ma mi viene
meno la parola; solo le dico che i battiti del cuore, allorché
mi trovo con Gesù sacramentato, sono molto forti".
Ma alla sofferenza fisica e morale si aggiungono anche le
tentazioni e le vessazioni da parte del demonio. Nella lettera
che scrive al suo affezionatissimo padre Agostino, il 18
gennaio del 1912, così padre Pio descrive la sua lotta con
"Barbablù", uno degli ironici appellativi che
egli dà allo spirito del male:"Barbablù non si vuole
dare per vinto. Ha preso quasi tutte le forme. Da vari giorni
in qua mi viene a visitare assieme con altri suoi satelliti
armati di bastoni e di ordigni di ferro e quello che è peggio
sotto le proprie forme. Chi sa quante volte mi ha gittato
dal letto trascinandomi per la stanza. Ma pazienza! Gesù,
la Mammina, l'Angioletto, ed il padre San Francesco sono
quasi sempre con me..".
Sempre a Padre Agostino confida i profondi sentimenti di
amore e di fusione del cuore con quello di Gesù. Lo fa il
21 marzo del 1912: "Ieri festività di San Giuseppe,
Iddio solo sa quante dolcezze provai, massime dopo la messa,
tanto che le sento ancora in me....La bocca sentiva tutta
la dolcezza di quelle carni Immacolate del Figlio di Dio...
Quanto mi rende allegro Gesù! Quanto è soave il suo spirito!
Ma io mi confondo e non riesco a fare altro se non che piangere
e ripetere: Gesù, cibo mio!...Gesù, amore nel cuore non
ce ne ho più, tu sai che l'ho donato tutto a te; se vuoi
più amore, prendi questo mio cuore e riempilo del tuo amore
e poi comandami pure di amarti, che non mi rifiuterò; anzi
te ne prego di farlo, io lo desidero". E accennando
ancora al dolore delle stigmate così lamenta:"Dal giovedì
sera fino al sabato, come anche il martedì è una tragedia
dolorosa per me. Il cuore, le mani ed i piedi sembrami che
siano trapassati da una spada; tanto è il dolore che ne
sento".
Il 2 aprile del 1912 padre Pio così scrive a padre Agostino:"...son
contento più che mai nel soffrire, e se non ascoltassi che
la voce del cuore, chiederei a Gesù che mi desse tutte le
tristezze degli uomini; ma io non lo fo, perché temo di
essere troppo egoista, bramando per me la parte migliore:
il dolore: Nel dolore Gesù è più vicino; egli guarda, è
lui che viene a mendicare pene, lacrime...; Egli ne ha bisogno
per le anime".
La sofferenza, le vessazioni diaboliche, forgiano in Padre
Pio non solo un carattere ed una tempra di ferro ma lo inducono
ad abbandonarsi sempre più docilmente all'Amore di Dio.
E qui il suo itinerario mistico è denso di soprannaturali
consolazioni, come quella che descrive allo stesso padre
Agostino il 18 aprile del 1912:"Finita la messa, mi
trattenni con Gesù pel rendimento di grazie. Oh quanto fu
soave il colloquio tenuto col paradiso in questa mattina!
Fu tale che pur volendomi provare a voler dir tutto non
lo potrei; vi furono cose che non possono tradursi in un
linguaggio umano, senza perdere il loro senso profondo e
celeste. Il cuore di Gesù ed il mio, permettetemi l'espressione,
si fusero. Non erano più due i cuori che battevano, ma uno
solo. Il mio cuore era scomparso, come una goccia d'acqua
che si smarrisce in un mare. Gesù n'era il paradiso, il
re. La gioia in me era sì intensa e sì profonda, che più
non [mi] potei contenere; le lacrime più deliziose mi inondarono
il volto".
Non solo Gesù ma anche la Madonna concede a padre Pio straordinarie
consolazioni. Specialmente quando arriva il mese di maggio,
dedicato a Maria, il giovane sacerdote vive momenti di grande
intensità nel suo filiale rapporto con la Madre di Dio.
E una delle espressioni di questa tenerezza è certamente
rappresentata dalla recita del santo rosario che padre Pio
organizza, per il mese di maggio, a porta Madonnella, dove
davanti alla venerata immagine della Madonna Incoronata,
raccoglie la gente semplice e genuinamente cristiana del
suo borgo. Ma ascoltiamo come si esprime padre Pio il 2
maggio del 1912 in una lettera che scrive a padre Agostino:
"Si, padre mio, questo mese come predica bene le dolcezze
e la bellezza di Maria....Quante volte ho confidato a questa
madre le penose ansie del mio cuore agitato! e quante volte
mi ha consolato! Ma la mia riconoscenza quale fu?...Nelle
maggiori afflizioni mi sembra di non aver più madre sulla
terra; ma di averne una molto pietosa in cielo. Ma quante
volte il muo cuore fu calmo, tutto quasi dimenticai; dimenticai
quasi perfino i doveri di gratitudine verso questa benedetta
mammina celeste!...Povera Mammina, quanto bene mi vuole.
L'ho constatato di nuovo allo spuntare di questo bel mese.
Con quanta cura mi ha ella accompagnato all'altare questa
mattina. Mi è sembrato che ella non avesse altro a pensare
se non a me solo col riempirmi il cuore tutto di santi affetti....Vorrei
avere una voce sì forte per invitare i peccatori di tutto
il mondo ad amare la Madonna".
PADRE
PIO E LA MADONNA
Padre
Pio e la Madonna. Non si può immaginare la vita del frate
da Pietrelcina senza Maria. E la Madre di Dio tantissime
volte si è manifestata a Lui, addirittura accompagnandolo
all'altare durante la Santa Messa celebrata nella chiesetta
di S.Anna. La Madonna della Libera, venerata nella chiesa
parrocchiale di Pietrelcina, ha rappresentato indubbiamente
il primo riferimento della devozione Mariana del piccolo
Francesco Forgione. Un culto che è andato sempre più sviluppandosi
negli anni fino a divenire espressione di uno straordinario
affetto filiale.
"A Madonnella nostra", così Padre Pio chiamerà sempre
teneramente la protettrice di Pietrelcina. Ma non è solo
con questo titolo che Maria viene venerata da Padre Pio.
Anche la Madonna del Rosario di Pompei e successivamente
la Madonna delle Grazie di S.Giovanni Rotondo e la Madonna
di Fatima, saranno al centro di un culto Mariano che riveste
un ruolo peculiare nella spiritualità del frate francescano.
Padre Pio ha seguito sempre con attenzione la Storia delle
Apparizioni di Fatima. Quando la Santa Vergine apparve la
prima volta a Lucia, Giacinta e Francesco a Cova da Iria,
il giovane frate si trova a Foggia. E da S.Giovanni Rotondo
segue attentamente l'evolversi delle apparizioni e soprattutto
il messaggio che scaturisce da Fatima. Da questo momento
un filo invisibile lega Fatima con S.Giovanni Rotondo. La
stessa Armata Azzurra, movimento internazionale di preghiera
provocato dai messaggi Mariani di Fatima, diverrà, insieme
al suo fondatore, parte della famiglia spirituale di Padre
Pio. E Padre Pio ama ed amerà sempre Fatima, con i suoi
messaggi di preghiera, penitenza e riparazione.
Nel 1959 giunge in Italia, per una Peregrinatio Mariae organizzata
da un Comitato Nazionale Mariano, di cui fanno parte tra
gli altri il compianto cardinale Lercaro e don Gabriele
Amorth, il famoso esorcista, entrambi figli spirituali di
Padre Pio. La statua della Madonna di Fatima arriva direttamente
da Cova da Iria e in Italia viene portata a visitare tutti
i capoluoghi di provincia, in ognuno verrebbe accolta ed
ospitata per tre giorni. S.Giovanni Rotondo sembra quindi
predestinata ad essere esclusa da questa Visita privilegiata.
Ma Proprio la città di Benevento rinuncia ad un giorno per
permettere a Padre Pio di salutare l'immagine della Madonna
di Fatima a cui egli è particolarmente legato. Misteriosamente,
come per un Disegno Divino, appena il simulacro della Bianca
Signora di Fatima mette piede sul suolo Italiano, Padre
Pio cade ammalato, colpito da una grave pleurite essudativa
che, protraendosi a lungo, dal 5 maggio gli proibisce di
celebrare la Santa Messa. La sera del 27 luglio, padre Pio
annuncia l'inizio della novena "per la visita che la
Mamma Celeste vuol farci" ed esorta a prepararsvisi
con cristiano rinnovamento. Per tutte le sere, richiama
la gioia, la fortuna, e "la grazia tutta speciale"
di questa visita invitando tutti ad accogliere degnamente
l'immagine di Maria. La sera del 4 agosto, Padre Pio annuncia
che "dalla visita della Mamma nostra" mancano
poche ore, invitando ancora una volta i figli spirituali
ed i fedeli a prepararsi degnamente a questo grande avvenimento
Marianao. Infine, il giorno stesso dell'arrivo, così esprime
la sua gioia:"Fra pochi minuti la Mamma nostra è in
casa nostra
Allarghiamo i nostri cuori".
ALCUNE
STORIELLE
Padre
è Pio è un Santo "ficcanaso". Ci si perdoni il
termine; ma esso vuole indicare non solo la conoscenza che
Egli manifesta di molte anime che, anche per la prima volta,
ricorrono al suo confessionale. Ma spesso interviene in
maniera misteriosa o tramite "Segni" per dipanare
situazioni ingiuste ed anche per smascherare azioni illecite
ed immorali. Un uomo, coinvolto in un'organizzazione criminale,
accompagna la moglie a S.Giovanni Rotondo con la recondita
intenzione di liberarsi di lei. Lui che è ateo vuole ucciderla
simulando un suicidio. Arrivato a S.Giovanni Rotondo, si
presenta subito in sagrestia per vedere "questo tipico
fenomeno di isterismo", secondo le sue parole. Padre
Pio sta parlando con i suoi figli spirituali; ma appena
lo vede, va verso di lui, lo afferra per un braccio e, sospingeldolo
verso la porta grida:"Via! via! via! Non sai che ti
è proibito macchiarti le mani di sangue? Vattene!".
A questo punto l'uomo, svergognato davanti a tutti, fugge
via. Ma l'indomani, dopo la Messa, eccolo ai piedi di Padre
Pio che l'accoglie con amore, lo confessa e gli dà l'assoluzione.
Prima della sua partenza da S.Giovanni Rotondo il Padre
gli domanda a bruciapelo:"Tu hai sempre desiderato
dei figli, non è vero?" "Si, molto - gli risponde
l'uomo". "Ebbene - aggiunge padre Pio - non offendere
più il buon Dio e un figlio ti nascerà". Un anno dopo
marito e moglie ritornano sul Gargano per fare battezzare
il bambino (cfr. Maria Winowska, Il Vero Volto di Padre
Pio - Edizioni Paoline pag. 38). Il fatto che stiamo per
raccontare è avvenuto a Benevento agli inizi degli anni
Cinquanta. Ci troviamo nel cuore antico della città che
non è ancora sviluppata verso i nuovi quartieri popolari
Mellusi e Ferrovia. La stragrande maggioranza della popolazione
abita nei "Bassi" e nelle casette situate sulla
miriade dii vicoli e piazzette del centro storico. In un
"basso" vive una famiglia come tante altre. Sul
comò, in mezzo ai fiori, c'è una foto di Padre Pio donata
alla signora I.M. da un Pietrelcinese amico del frate stigmatizzato.
Una sera la signora viene a sapere che il marito si è recato
a casa di una donna di non buona reputazione. Al suo ritorno
a casa, la buona moglie gli rimprovera di essere andato
da "quella lì...". Ma lui reagisce smentendo assolutamente.
Dopo un batti e ribatti tra moglie e marito, la signora
si volta verso l'immagine di Padre Pio e grida al marito:"Giura
davanti a Padre Pio che tu non ci sei stato da quella donna!".
Allora il marito, sorridendo, alza la mano e solennemente
la piazza a venti centrimetri dalla fotografia, aggiungendo:"Lo
giuro". Al che la moglie si rivolge verso l'immagine
gridando:"Padre Pio", adesso devi intervenire.....",
mentre il marito continua sorridente e imperterrito a tenere
la mano ferma davanti all'immagine del frate stigmatizzato.
Iimprovvisamente cade un pezzo di intonaco dal soffitto
e va a finire sul comò. A questo punto la moglie grida:"Hai
visto! Sei stato smentito da Padre Pio. Non è vero quello
che mi hai detto". Stupito e sorridente il marito guarda
il pezzo di intonaco caduto. Dopo qualche istante cade un
altro pezzo di intonaco. Al che il marito, tra il serio
ed il faceto conclude:"Caccia fuori questo spione da
casa mia!". Un episodio pittoresco di dialogo Beneventano
che se a qualcuno può far storcere il naso per certe manifestazioni
di fede semplice e genuina, viene autenticato dal cambiamento
avvenuto nella signora, che da questo momento si avvicina
di più alla fede; e nel marito che da incredulo che era,
si manifesterà poi sempre rispettoso della figura di Padre
Pio e di tutto ciò che appartiene alla dimensione dello
Spirito.
MIRACOLI
STREPITOSI
Risale
al 1949 il primo documento che accenna ai gruppi di preghiera
come "gruppi di fedeli che si sono proposti di pregare
insieme". Proviene, il documento, dalla Casa Sollievo
della Sofferenza ed indica già quella che è la fisionomia
dei "gruppi":"Una volta o due al mese si
riuniscono; assistono alla santa messa, si accostano ai
santi sacramenti, e recitano in comune il santo rosario...
Saremo ben lieti - si legge nel periodico "La Casa"
-se questi gruppi si moltiplicassero, possibilmente sotto
la guida di un sacerdote" (La Casa, settembre 1949,
p.6 in , numero di settembre 1949, in Fernando da Riese
Pio X, Padre Pio da Pietrelcina, Ed. Padre Pio, S.Giovanni
Rotondo, pag. 350). Ma sarà nel 5 maggio del 1966, due anni
prima della sua morte, che Padre Pio parlerà ai gruppi di
preghiera giunti a S.Giovanni Rotondo da ogni parte d'Italia
e del mondo. invitandoli solennemente ad affiancarsi alla
"Casa del Sollievo" ed indicandoli come "le
posizioni avanzate di questa Cittadella della carità, vivai
di fede, fololai d'amore, nei quali Cristo stesso è presente
ogni qual volata si riuniscono per la preghiera e l'Agape
eucaristica, sotto la guida dei loro pastori e direttori
spirituali [.....] E' la preghiera - dirà solennemente Padre
Pio - questa forza unita di tutte le anime buone, che muove
il mondo, che rinnova le coscienze, che sostiene "La
Casa", che conforta i sofferenti, che guarisce i malati,
che santifica il lavoro, che eleva l'assistenza sanitaria,
che dona forza morale e la cristiana rassegnazione alla
umana sofferenza, che spande il sorriso e la benedizione
di Dio su ogni languore e debolezza" ( Fernando da
Riese Pio X, Padre Pio da Pietrelcina, Ed. Padre Pio, S.Giovanni
Rotondo, pag. 350-351).
STORIE QUASI INVEROSIMILI SE
NON SI TRATTASSE DI PADRE PIO
Siamo nella seconda guerra mondiale e l'epilogo
è già alle porte. L'esercito Americano comincia ad Avanzare
dal sud Italia verso nord. La Puglia è quindi una delle
prime regioni ad essere liberata dagli Alleati e a S.Giovanni
Rotondo cominciano ad arrivare i soldati inglesi ed Americani,
attirati dalla fama di Padre Pio. Ad accoglierli nella cittadina
del Gargano è Mary Pyle, figlia spirituale di Padre Pio.
La sua grande Casa, costruita poco lontana dal convento,
è l'unico luogo dove i pellegrini che giungono a S.Giovanni
possono mangiare e riposare. Non ci sono ancora alberghi
e Mary l'Americana, come viene chiamata, accoglie tutti
in un un clima di evangelica fraternità. L'interesse dei
militari alleati per Padre Pio è ingigantito da alcune storie
che circolano nelle basi Alleate di Foggia e Bari. Alcuni
piloti dicevano che, "durante le loro missioni nei
cieli del Gargano, avevano visto di fronte al loro aereo
la figura di un frate con le braccia aperte quasi a voler
impedire che passassero. E i loro aerei, senza che nessuno
fosse intervenuto sui comandi, avevano cambiato rotta. Tornati
a terra spaventati, quei piloti avevano riferito la loro
incredibile esperienza e qualcuno aveva parlato loro di
Padre Pio. Allora erano andati a San Giovanni Rotondo e,
vedendo il Padre, avevano riconosciuto in lui il misterioso
frate che aveva fatto cambiare rotta ai loro aerei. Questi
racconti, fatti da più piloti, avevano impressionato. E
tanti soldati, di varie nazioni e di religioni diverse,
accorrevano a S.Giovanni Rotondo." (Renzo Allegri,
A tu per tu con Padre Pio, Mondadori Editore, pag. 130)
Sembra strano, incredibile, immaginare Padre Pio librarsi
nell'aria a braccia aperte di fronte ad un aerero, per impedirgli
di bombardare il Gargano. Ma a parte che questi episodi
sono raccontati su varie, autorevoli, biografie su Padre
Pio, Il fatto che il Padre possa pararsi di fronte ad un
aereo in volo, va certamente attribuito a quel fenomeno
della bilocazione che, in maniera così straordinaria, ha
segnato la sua vita. Di questo fenomeno ne abbiamo parlato
più volte. Ma è bene ricordarlo ancora una volta che con
la bilocazione il Padre si trova nello stesso tempo in due
luoghi diversi. "In un luogo è presente con il proprio
corpo; in un altro è operante, assumendo una figura aerea
del tutto simile al proprio corpo" (Fernando da Riese
Pio X, Padre Pio da Pietrelcina, Ed. omonime, S.Giovanni
Rotondo, pag. 191) Ma nessuno può parlarci con cognizione
di causa all'infuori di chi vive la bilocazione. E, nel
nostro caso è lo stesso Padre PIo che in una lettera scritta
l'11 dicembre 1918 a Rosinella Gisolfi, così accenna brevemente,
con la sua consueta discrezione ad una sua bilocazione di
cui ha beneficiato proprio questa sua figlia spirituale:
"E' per amore che Egli , [Dio] ti prova, è per amore
che Egli permise al suo indegno ministro di esserti d'accanto
in una di queste notti scorse. Ed il tutto fu permesso da
Lui per confortarti, per sollevartti, per animarti alla
durissima prova" (Padre Pio da Pietrelcina, Epistolario,
III, p.526) Ma non solo la bilocazione accompagna la vita
di Padre Pio. Anche il dono delle lingue fa parte di questa
straordinaria ricchezza di carismi che Iddio ha elargito
abbondantemente a quest'umile frate del Sannio. Nello stesso
periodo in cui circolano gli strani racconti degli aerei
sul Gargano, "Quattro ufficiali americani, di religione
protestante, arrivano da Foggia accompagnati da un interprete.
Il Padre passando accanto a loro, si ferma a parlare. Si
esprime, come sempre, in dialetto napoletano, formulando
domande a cui i soldati rispondono nella loro lingua. Al
termine della conversazione i militari si chinano riverenti
e gli baciano la mano. Quando il Padre si allontana, si
rivolgono al loro interprete dicendo: "Ma come parla
bene la lingua americana, Padre Pio". E l'interprete
lì guarda stupito perché aveva sentito dal Padre soltanto
espressioni dialettali" (Renzo Allegri, A tu per tu
con Padre Pio, Mondadori Editore, pag. 130). Nelle vicende
che accompagnano la liberazione del Sud dell'Italia da parte
degli Alleati, la Puglia si trasforma in zona di rifugio.
Giungono ogni giorno a S.Giovanni Rotondo i rifugiati del
nord italia ed i soldati dell'esercito di liberazione. Non
solo i cattolici, ma anche i protestanti, per autorizzazione
speciale di Pio XII possono assistere alla messa di Padre
Pio. Molti di quest'ultimi si convertiranno al cattolicesimo,
facendosi battezzare da Lui. Tra i tanti militi americani
e di altre nazioni, molti fedeli italiani accorrono da Padre
Pio per chiedere una preghiera, una grazia, delle assicurazioni
sui loro congiunti in guerra. Trattandosi di notizie riguardanti
persone che Padre Pio non conosce e che si trovano nei luoghi
più disparati d'Italia e del mondo, si può intuire come
l'aspettativa della gente è sempre quella di avere una risposta
profetica, una rassicurazione che il familiare, il parente
è vivo. Ma non sempre il Padre dà una risposta esauriente,
non sempre egli sà ed è al corrente di tutto. Non se la
sente di dare sempre una risposta che plachi il turbamento
e l'inquietudine di coloro che gli chiedono. Nella sua schiettezza
e semplicità dice quello che sà. Per il resto invita sempre
a pregare e sperare. ""Si, è vivo", "Tornerà",
o ancora:"Aspettate e sperate". "Pregate,
pregate" oppure: "Non so nulla" (Yves Chiron,
Padre Pio, Una Strada di misericordia, Edizioni Paoline,
pag. 243). I santi, anche i più grandi, quelli che vivono
pienamente immersi nel soprannaturale e quindi nella comunione
mistica con Dio, hanno degli sprazzi di profezia, dei momenti
di luce nei quali il Signore permette loro di comunicare
quello che Lui vuole, per il bene delle anime, e quindi
anche delle profezie, dare delle risposte a chi nell'ansia
e nel dolore aspetta un parola di consolazione, di speranza
o di certezza. Ma non sempre è così. Ci sono dei momenti
in cui i santi non possono dare alcuna risposta. Solo chi
vuol barare può permettersi di dire di sapere tutto. Padre
Pio, invece, quello che sà lo dice, quello che ignora non
lo dice, sollecitando a pregare e sperare, perché Dio può
veramente tutto. Ma più che parlare, padre Pio agisce, opera
laddove la sua presenza viene invocata. Anche lontano o
lontanissimo da S.Giovanni Rotondo. Tantissime persone,
tra cui molti soldati, hanno testimoniato di essere scampati
a un pericolo grazie alla sua protezione. C'è un episodio
avvenuto durante i bombardamenti di Pescara. Un gruppo di
persone si rifugia al pianterreno di un edificio di quattro
piani e qui, con il cuore in tumulto per le continue esplosioni,
piange e prega tenendo in mano una foto di Padre Pio e gridando:"Padre
Pio salvaci!". Improvvisamente una bomba prende in
pieno l'edificio, sfondando il quarto piano e poi il terzo,
il secondo, il primo, arrivando come un rombo di tuono a
pianterreno, proprio dove si trova questo gruppo di persone
che prega. "Padre Pio salvaci!" le parole di tutti
sembrano precedere l'esplosione. Ma l'ordigno non esplode
(cfr . Yves Chiron, Padre Pio, Una Strada di misericordia,
Edizioni Paoline, pag. 244).
Qualcuno potrebbe storcere il muso di fronte a queste invocazioni
rivolte a Padre Pio. E' Dio che opera: questo lo sappiamo
tutti. Ma Dio vuole operare anche nel nome di quei suoi
figli che nell'umiltà e nella semplicità di cuore si sono
donati totalmente a Lui e che per Lui vivono "Oblati",
"OFFERTI" per tutta la vita. Padre Pio ottiene
tanto da Dio perché dà tanto. Un ulteriore motivazione delle
mirabilie operate da Dio nel nome di Padre Pio ci iene da
alcune testimonianze di Padre Agostino da S.Marco in Lamis
suo Direttore spirituale, che nel convento di Venafro, assistette
ad alcune estasi del giovane Padre Pio nel periodo che va
da fine ottobre - primi di dicembre del 1911. Qui, nella
località Molisana, Padre Pio cadde ammalato e per 21 giorni
non poté fare niente né mangiare niente. Solo la comunione
riusciva a fare. E qui i superiori arrivarono a scoprire
per la prima volta i fenomeni straordinari che accompagnavano
la sua vita. Si trattava non solo di assalti furibondi e
tentazioni del maligno, ma anche di apparizioni di Gesù,
Maria, l'Angelo custode, S.Francesco ed altri santi. Durante
le estasi padre Agostino poté ascoltare "le invocazioni,
i lamenti, le gioie dell'estasiato, che dialogava con l'Invisibile"
(Diario, pp.35-55 in: Padre Fernando da Riese Pio X, Padre
Pio da Pietrelcina, Ediz. omonime S.Giovanni Rotondo, pag.
83).
"O Gesù, ti raccomando quell'anima...devi convertirla...O
Gesù converti quell'uomo...T'offro per lui tutto me stesso."
e ancora:"O gliela fai la grazia o ti debbo stancare...
Tu devi dir di sì... Se si tratta di castigare gli uomini
castiga me... I sacerdoti devi aiutarli....finché si tratta
di me fa pure, ma degli altri no...". In un'altra estasi
avvenuta il primo dicembre del 1911: "Lo vuoi castigare?...
No, Gesù, castiga me... Non devi castigarlo!... Non ho detto
che voglio offrirmi per tutti?" Infine due giorni dopo,
il 3 dicembre: "Quante profanazioni nel tuo santuario...
Gesù mio, perdona, abbassa quella spada... e se deve cadere,
si trovi solo il mio capo... si, io voglio essere la vittima...
Dunque punisci me e non gli altri... mandami anche all'inferno,
purché ti ami e si salvino tutti, si tutti... Punisci me,
Gesù mio... Salva tutti... Gesù mio, io mi offro vittima
per tutti" (Cfr Agostino da S.Marco in Lamis, Diario,
pp.35-36 in Padre Fernando da Riese Pio X, Padre Pio da
Pietrelcina, Ediz. omonile S.Giovanni Rotondo, pag. 83).
Alcune di queste espressioni di Padre Pio rivolte verso
questo suo interlocutore invisibile sono state dallo stesso
Padre Agostino registrate nel suo Diario e danno un idea,
una risposta agli interrogativi che riguardano la straordinaria
attività taumaturgica di Padre Pio, la potenza invincibile
della sua preghiera e del suo dolore, la fecondità straordinaria
della sua Missione, il fatto che Dio ascolta ed esaudisce
quasi sempre le sue preghiere. In quel "quasi"
c'è il confine pressapoco impercettibile tra l'Amore paterno
di Padre Pio per i suoi figli spirituali con il desiderio
di esaudirli sempre, ed il Progetto di Dio che molte volte
sceglie altre risposte. A tutto Padre Pio si inchina adorando
la Divina volontà. Come quando il 7 ottobre 1946 perde papà
Grazio. Anche qui, come nella perdita dell'adorata mamma
Peppa, il suo dolore si stempera e si fonde nell'amore totalizzante
al Padre Celeste. Amore che che tutto accetta e tutto ama.
Negli anni Quaranta e Cinquanta la fama di Padre Pio da
Pietrelcina raggiunge il suo apice, anche perché l'Italia
del dopoguerra cerca di risorgere dalle macerie materiali
e morali del conflitto. Il frate stigmatizzato del Gargano
diviene così un faro di luce e di spiritualità, un "umile
ministro di Dio" nel quale il cielo e la terra sembrano
toccarsi. E' in questi anni che il numero dei pellegrini
aumenta a dismisura favorito anche dallo straordinario sviluppo
dei mezzi di comunicazione sociale. La reputazione di questo
"santo" del duemila arriva dappertutto e da tutto
il mondo giungono quotidianamente a centinaia le lettere
dirette a Padre Pio. Il 13 settembre 1949, padre Agostino
da S.Marco in Lamis, da sempre amico e confidente di Padre
Pio, annota così sul suo diario: "Le lettere arrivano
a centinaia. Ci sono lettere commoventi che implorano grazie
e si scrive di Padre Pio come di un santo che sarebbe potente
presso il Signore. Molte sono le lettere che parlano di
grazie ricevute"(Yves Chicon, Padre Pio, una Strada
di Misericordia, Ed.Paoline, pag. 261). Fin dalle due del
mattino, i fedeli si accalcano alle porte del convento per
avere qualche opportunità di confessarsi da Padre Pio in
giornata". Perciò, A partire dal 1950 per le donne
e dal 1952 per gli uomini, si deve ripristinare nella chiesa
del convento il sistema della prenotazione per le confessioni.
La stessa chiesa è divenuta ormai troppo stretta per le
folle che a centinaia, se non a migliaia, invadono il Gargano.
Sarà nel 1954 che i cappuccini decideranno di costruire
un nuovo tempio a fianco del vecchio. Del ministero sacerdotale
esercitato nel confessionale, si è detto molto. Ma molto
di più c'è da manifestare. Padre Pio si mostra apparentemente
burbero, rude, duro. Ma dentro il suo cuore c'è un grande
amore a Dio ed alle anime che, a prezzo del suo sangue,
cioè delle sue sofferenze, egli vuole riconciliare con il
"Padre misericordioso". Se a volte Padre Pio nega
l'assoluzione c'è un motivo preciso e va cercato nel fatto
che egli vede nei penitenti un'indifferenza al peccato grave
e la perseveranza nel male. Don Alessandro Lingua è un penitente
di Padre Pio. Un giorno un suo amico che è sposato va dal
frate per confessarsi. Ma invece di aprire il suo cuore
per confessare la relazione con una donna, comincia a parlare
di una sua "crisi spirituale". A questo punto
Padre Pio balza in piedi e gli dice:"Ma che crisi spirituale.
Tu sei un porcaccione e Dio è adirato con te. Vattene"
(A. Lingua, o.c. p.33 in Fernando da Riese Pio X, Padre
Pio da Pietrelcina, Ed. omonime, pag. 222).
I cuori di molte anime sono uno specchio per Padre Pio. Egli vi legge
tutto quello che il Signore vuole che legga. Un carisma,
quello della scrutazione dei cuori che si collega direttamente
al ministero della Confessione, che è una delle attività
primarie, con la preghiera, del frate di Pietrelcina. Un
giorno Padre Pio accompagna i giovani fraticelli del seminario
serafico, di cui è Direttore, a passeggio per la strada
rotabile S.Giovanni Rotondo - Borgo Celano. Il Padre è triste
e improvvisamente scoppia a piangere dicendo:"Uno di
voi mi ha trafitto il cuore....Proprio questa mattina uno
di voi ha fatto una comunione sacrilega! E dire che sono
stato io stesso a fargliela durante la messa conventuale".
A questo punto uno dei giovani fraticelli cade in ginocchio
e piangendo dice:"Sono stato io". Qualche istante
dopo il Padre lo fa alzare e, chiedendo a tutti di allontanarsi,
rimane col giovane seminarista che gli confessa il gravissimo
peccato. Inutile dire che il Padre assolve subito questo
fraticello dal peccato sacrilego e lo riconcilia con Dio.
Padre Pio è non solo "Colui che conobbe il patire",
non solo il "taumaturgo", lo "Stigmatizzato",
il "Sacerdote apostolo del confessionale" e di
una straordinaria "catechesi silenziosa" sulla
Santa Messa, ma è un mistico di straordinaria grandezza,
un "prete che prega" (M. WINOWSKA, Il vero volto
di Padre Pio, Ed. Paoline, pag.178), come si definisce egli
stesso rispondendo al giornalistia Attilio Crepas di Stampa
Sera. La spiritualità di Padre Pio affonda le sue radici
nella vita religiosa del popolo Pietrelcinese, di cui egli
è il Fiore più bello e santo. Gente semplice, quella del
Castello, il borgo natale del frate stigmatizzato. Gente
che frequenta la recita del rosario e la benedizione Eucaristica
vespertina seguita dalla preghiera a Maria Santissima. Sono
gesti e parole che restano impresse nella mente e nel cuore
del piccolo Forgione. L'Amore all'Eucaristia ed alla Madonna,
sono le colonne portanti della sua vita interiore. E poi
la devozione all'Angelo Custode che segna dei momenti di
straordinaria delicatezza e di reciproco affetto. Ma Padre
Pio si sente anche molto devoto a S.Giuseppe, S.Francesco,
S. Domenico e S.Caterina da Siena. Basta leggere le sue
lettere scritte ai Direttori e figli spirituali. Ognuna
di esse è introdotta da una sequela di lettere puntate:
I.M.G.I.D.F.C. che sono le iniziali di Gesù, Maria,Giuseppe,
Domenico, Francesco, Caterina, i santi di cui invoca la
benedizione e la protezione. Ma al centro dei pensiero,
dei sentimenti e delle preghiere ardenti di Padre Pio ci
sono soprattutto loro: Gesù e Maria. Un culto Eucaristico
e Mariano che trova quotidianamente, nel convento di S.Giovanni
Rotondo, dei momenti di intensa esplicitazione attraverso
la semplice liturgia verspertina: la recita del Rosario
e le Benedizione Eucaristia accompagnata dalle Visite al
Santissimo Sacramento ed a Maria Santissima. Le parole vibranti
di ardente amore con cui ogni giorno Egli rivolge la sua
preghiera a Gesù Eucaristico, trovano la loro significazione
in quell'unione mistica col Cristo che presuppone nel cappuccino
stigmatizzato la consapevolezza di trovarsi davanti ad un
Mistero di Amore infinito e misericordioso. Così scrive
Padre Pio ad Assunta De Tomaso il 4 gennaio 1922: "Nel
corso del giorno, quando non ti è permesso di fare altro,
chiama Gesù, anche in mezzo a tutte le tue occupazioni,
con gemito rassegnato dell'anima ed egli verrà e resterà
sempre unito con l'anima mediante la sua grazia ed il suo
santo amore. Vola con lo spirito dinanzi al tabernacolo,
quando non ci puoi andare col corpo, e là sfoga le ardenti
brame e parla e prega ed abbraccia il Diletto delle anime
meglio che se ti fosse dato di riceverlo sacramentalmente"
(Padre Pio, Epistolario I, pag. 448). E come dinanzi a Gesù
Eucaristico la recita della Visita a Gesù Sacramentato,
da parte di Padre Pio si fa ardente, così, si fa vibrante
la sua preghiera a Maria, prima di impartire la benedizione
Eucaristica "La Santissima Vergine ci ottenga l'amore
alla croce, ai patimenti, ai dolori ed ella che fu la prima
a praticare il vangelo in tutta la sua perfezione, in tutta
la sua severità, anche prima che fosse pubblicato, ottenga
a noi pure ed essa stessa dia a noi la spinta di venire
immediatamente a lei d'appresso. Sforziamoci noi pure, come
tante anime elette, di tenere sempre dietro a questa benedetta
Madre, di camminare sempre appresso ad ella, non essendovi
altra strada che a vita conduce, se non quella battuta dalla
Madre nostra: non ricusiamo questa via, noi che vogliamo
giungere al termine"(Padre Pio, Epistolario, pag.601),
Così aveva scritto a Padre Agostino il 1° luglio del 1915.
Sulla spiritualità di Padre Pio e sul suo intenso rapporto
affettivo con Gesù e Maria, abbiamo la testimonianza di
uno che l'ha frequentato molto: il Gesuita Padre Domenico
Mondrone: "Padre Pio "fu altissimo nell'unione
con Dio. Io vorrei ritenerlo tra i più grandi mistici dei
nostri giorni. Modello eccezionale di devozione al Mistero
eucaristico e alla Passione, ottenne che la sua messa fosse
il centro di attrazione delle anime venute a S.Giovanni
Rotondo. Devotissimo della Madonna, la onorava ogni giorno
con la recita di rosari senza numero. ."(D. Mondrone,
la vera grandezza di Padre Pio, o:c: pp.25-26 in Fernando
da Riese Pio X, Padre Pio da Pietrelcina, Ed. omonime).
Siamo nel 1952 e le ferite e le cicatrici della guerra si vanno sempre
più rimarginando. La società italiana vive proiettata verso
una nuova stagione storica, non più fatta di ideologie totalitarie,
ma di un umanesimo cristiano arricchito e fecondato dalle
sofferenze causate dalla guerra. La gente cerca di conquistare
quel benessere civile ed economico che avrà il suo pieno
boom negli anni sessanta. Al pari dei grandi santuari dello
Spirito, S.Giovanni Rotondo diviene luogo di rifiugio,di
preghiera, di spiritualità, di accoglienza e di confronto
ideale tra la dimensione di fede ed una realtà sociale che
è alla ricerca di nuovi riferimenti etici, morali e spirituali,
per un futuro di speranza e di pace. Nel suo convento Garganico
Padre Pio continua a vivere quotidianamente "assorbito"
dalla sua Missione sacerdotale e profetica. E come da una
parte si mostra severo verso coloro che con superficialità
si avvicinano al sacramento della Confessione, così dall'altra,
con tenerezza straordinaria, si volge verso i bambini. Abbiamo
al proposito, una testimonianza oculare: "Due amici
di Benevento decidono di andare a confessarsi a S.Giovanni
Rotondo. Uno di loro pensa di portare con sé il nipote di
sette anni che frequenta la seconda elementare. Prima di
intraprendere il viaggio il bambino viene sollecitato dalla
mamma e dal nonno a chiedere la benedizione al frate stigmatizzato:
"Appena ti troverai di fronte a Padre Pio - gli ricorda
la mamma - digli:"Padre, voglio la vostra santa benedizione".
Non te lo dimenticare. Ricordati:"Padre, voglio la
vostra santa benedizione". I tre si mettono in viaggio
per Foggia. Poi prendono la corriera per il Gargano. Arrivati
a S.Giovanni Rotondo si recano nella minuscola chiesa di
S.Maria delle Grazie. Il bambino insieme col nonno aspetta
di vedere questo frate barbuto di cui tanto ha sentito parlare.
Il profumo di santità è percettibile da tutti, soprattutto
dai bambini. Essi, più degli adulti, avvertono il fascino
di un uomo di Dio. E quando arriva il turno del nonno, il
nipote lo accompagna nel separé dove Padre Pio sta confessando.
"Da quando tempo non ti confessi?", domanda il
Padre all'uomo venuto da Benevento. E lui:" Padre,
sono sette, otto anni". A questo punto Padre Pio sbotta:"Sette,
otto anni che non ti confessi! Vai via, fatti prima l'esame
di coscienza, e poi ritorni". Poi al bambino:"E
tu che vuoi?" Timoroso il bambino non riesce a pronunciare
parola. Allora il nonno, ancora mortificato per il rimbrotto,
risponde:"Padre, è mio nipote. Vuole la vostra benedizione".
"Stemperando. allora, la sua severa espressione in
un dolce sorriso, padre Pio pone dolcemente la sua mano
piagata sul capo di quel bambino e dice:"Vai, vai,
che ti benedico" (Testimonianza diretta manifestata
a Donato Calabrese).
Un avvenimento importante della vita di Padre Pio ricorre
nel 1953. Il 22 gennaio ricorda il Cinquantesimo anniversario
di vestizione religiosa. Un giorno che vede salire sul Gargano
tantissima gente, figli spirituali e pellegrini che vogliono
festeggiare i suoi cinquanta anni di vita francescana. Nella
chiesetta di S.Maria degli Angeli gremita di fedeli, Padre
Pio rinnova ancora una volta, nelle mani del superiore provinciale,
i suoi voti di povertà, castità e ubbidienza. Dal diario
di Padre Agostino da S.Marco in Lamis leggiamo che la rinnovazione
dei voti viene fatta dal Padre "con tutto il trasporto
del suo serafico ardore, compreso solo dal Signore... La
Chiesina non conteneva la folla di popolo... In mezzo a
tante dimostrazioni di ammirazione, di amore, padre Pio
rimane nella sua semplicità ed umiltà, attribuendo il tutto
alla gloria di Dio, Autore di ogni bene" (Padre Agostino
da S.Marco in Lamis, Diario p.215 in Fernando da Riese Pio
X, Padre Pio da Pietrelcina, ed. omonime S.Giovanni Rotondo,
p.366). In questo giorno di festa è presente a S.Giovanni
Rotondo anche il superiore generale dell'Ordine cappuccino,
padre Benigno da S.Ilario Milanese (Fernando da Riese Pio
X, Padre Pio da Pietrelcina, ed. omonime S.Giovanni Rotondo,
p.366). Con l'occasione viene preparata anche un'immaginetta-ricordo
con sul retro una preghiera composta dallo stesso Padre
Pio. E' la sintesi della sua Missione e del suo ministero
di Amore: "Cinquant'anni di vita religiosa / cinquant'anni
confitto alla Croce / cinquant'anni di fuoco divoratore
/ per te, Signore, per i tuoi redenti. / Che altro desidera
l'anima mia / se non condurre tutti a Te / e pazientemente
attendere che questo fuoco divoratore / bruci tutte le mie
viscere nel cupio dissolvi?" (Cronistoria, ms I, ff.
306-309 in Fernando da Riese Pio X, Padre Pio da Pietrelcina,
ed. omonime S.Giovanni Rotondo, p.366).