L'AMORE
NEL PIANO DI DIO
LA FAMIGLIA NEL PROGETTO DI DIO
Dalla
lettura dei testi sacri emerge l‘intenzione di Dio di dare,
all‘uomo e alla donna creati, un‘impronta della Sua opera
creatrice e un‘immagine della Vera ed intima natura di Dio
stesso.
Dio crea e destina la famiglia al vertice della creazione,
quale icona dell‘Amore che vive Dio Trinità dentro
Sé Stesso.
L‘amore che il Padre e il Figlio si scambiano dall‘eternità
è lo Spirito Santo che lega le Due Persone, le unifica,
le abbraccia, e pur mantenendo l‘identità e la diversità
delle Persone Divine, le fonde in un‘unica realtà.
Così avviene nella famiglia: essa, legata dal vincolo
del sacramento nuziale, è immagine dell‘Amore intimo
di Dio, e pur conservando la propria identità di
ruoli, di uomo e donna, la famiglia si fonde nell‘unità,
in quell‘Unità che vive in modo indissolubile Dio
Stesso. Il rapporto uomo-donna è inoltre una immagine
del rapporto Dio-uomo.
Nell‘Antico Testamento poiché ancora non era avvenuta
l‘alleanza eterna stipulata col Sangue di Gesù, Dio,
anche nel campo della vita di coppia, a causa della durezza
del cuore del suo popolo (Mt 19,8), dà la possibilità
all‘uomo di ripudiare la donna, nel caso di tradimenti o
di nefandezze (Dt 24,1): così come il popolo col
peccato tradisce e ripudia le varie alleanze che Dio stipula
con il popolo, alla stessa maniera l‘uomo dell‘Antico testamento,
che è legato alla donna in modo ancora imperfetto,
non sacramentale, nonostante la perfetta comunione con la
Volontà di Dio, non può capire la fedeltà
eterna ed indissolubile di Dio e di conseguenza neppure
la fedeltà indissolubile con la propria sposa, proprio
perché ancora non era giunta quell‘indissolubile
alleanza che avrebbe reso efficace e comprensibile anche
tutte le altre alleanze ed unioni nel nome di Dio.
Ancora una volta è Gesù che svela e rivela
la pienezza di grazia e di amore del Cuore di Dio: <<Non
avete letto che il Creatore da principio li creò
maschio e femmina e disse: per questo l‘uomo lascerà
suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e
i due saranno una carne sola? Così che non sono più
due ma una carne sola. Quello dunque che Dio ha congiunto,
l‘uomo non lo separi>> (Mt 19; 4-6)
Solo con la fedeltà di Dio provata e stabilita con
l‘effusione del Sangue di Cristo, si può comprendere
la fedeltà indissolubile degli sposi cristiani. Senza
la grazia, cioè senza il ricorso all‘Amore di Dio
è impossibile prestare fede al giuramento fatto sull‘altare,
la promessa della fedeltà. Per questo motivo è
importante che gli sposi vivano in comunione tra loro con
una vita sacramentale e di grazia, in modo che Cristo possa
aiutarli con il Suo Amore ad affrontare tutte le difficoltà
matrimoniali, e possa dare loro la forza di essere fedeli
attingendo al tesoro inesauribile del Suo Amore presente
nei sacramenti della Chiesa.
Il
divorzio, spesso, è la conseguenza della convivenza
degli sposi col peccato, con una vita lontano dalla grazia
dei sacramenti: infatti, essi sperimentano il peso delle
difficoltà di coppia perché si privano della
grazia di Cristo e così si preparano a vedere la
distruzione dell‘amore e della propria famiglia, che avviene
inevitabilmente. Il divorzio, oltre ad essere contro la
natura dell‘amore, che è eterno e durevole, è
contro la persona stessa che, per sua natura, è chiamata
a vivere pienamente l‘Amore nella Sua dimensione completa
e unica.
Dunque, Gesù Cristo ridona alla vita sponsale quella
dignità e indissolubilità che aveva originariamente
e che era perduta a causa del peccato: solo in Cristo l‘amore
tra l‘uomo e la donna diventa Sacramento di salvezza per
gli sposi stessi, i quali accolgono in mezzo a loro la presenza
dell‘Amore Incarnato e diventano partecipi del progetto
creatore di Dio e immagine visibile della paternità
e maternità di Dio.
Gli sposi vivono l‘amore nella misura in cui vivono in comunione
con Cristo presente in mezzo a loro: gli sposi cristiani
sono chiamati alla santità vivendo e scambiandosi
questo Amore alimentato dalla Grazia del Risorto. Poiché
la sessualità umana è orientata alla procreazione,
essa è una esclusiva degli sposi che, nel matrimonio,
vivono la loro sessualità con rapporti ordinati all‘Amore
e allo scambio totale, godendo del piacere che ne deriva:
i rapporti degli sposi se vissuti nella Volontà di
Dio e senza alcun impedimento umano e contraccettivo, sono
per natura casti e portatrici di grazia per gli sposi stessi,
i quali vivono l‘unità e la pienezza dell‘Amore nel
coinvolgimento totale del corpo, dell‘anima e dei sensi,
traendo il piacere dalla loro unione e dall‘Amore stesso.
IL SACERDOZIO DELL‘AMORE
Tutti
gli uomini sono chiamati a vivere l‘Amore in pienezza, ma
non tutti sono chiamati a viverlo nella stessa maniera.
A fianco alla vocazione matrimoniale, che esige una donazione
d‘amore esclusiva, Dio dona al mondo la vocazione sacerdotale,
cioè l‘imitazione della vita di Gesù Cristo
in tutto. L‘esigenza della vita sacerdotale impedisce la
realizzazione di una famiglia umana, sia per l‘impegno che
una tale vocazione richiede, sia per la natura di tale vocazione,
che esige una donazione d‘amore totale al Creatore e di
conseguenza a tutta l‘umanità. L‘immagine biblica
che meglio identifica e descrive l‘amore di Dio verso il
Suo popolo, e, nel Nuovo testamento, di Cristo verso la
Sua Chiesa, è l‘amore degli sposi: il Cantico dei
Cantici è il poema più bello che svela la
natura dell‘amore di Dio per l‘uomo, simile a quello dell‘amante
verso l‘amata.
La verginità cristiana, quella offerta per il Regno
dei Cieli, è un segno nuziale, una consacrazione
totale all‘Amore della propria vita: Cristo.
Mentre l‘amore coniugale è un segno visibile del
rapporto nuziale di Cristo e la Chiesa, la verginità
cristiana attua nella realtà questo rapporto che
non è più tra due creature, ma tra una creatura
e il Creatore, quindi, il rapporto è immediato e
diretto tra Cristo e l‘anima. I sacerdoti sono chiamati
alla castità e all‘astinenza volontaria per il Regno
dei Cieli, perché consacrati interamente e totalmente
a Dio e al Suo Amore: la verginità diventa così
un‘offerta e una forma di consacrazione al Signore. Affermare
la possibilità di matrimonio nel sacerdozio significa
non aver compreso la profondità e il mistero d‘amore
che avvolge pienamente questa particolare vocazione, che
si manifesta nella perpetua verginità. Lo stato di
verginità per il Regno dei Cieli non è uno
stato di solitudine e di rinuncia all‘amore, ma di sponsalità,
di totale appartenenza all‘Amore.
I vergini e le vergini del Regno non sono celibi e nubili,
ma pienamente sposati con Cristo, totalmente appartenenti
a Lui: essi realizzano la loro paternità e maternità
in modo spirituale, generando credenti nello Spirito Santo.
La Chiesa, dunque, riprende e continua la maternità
di Maria che ha generato Cristo per opera dello Spirito
Santo. La persona Vergine, rinunciando alla sessualità,
donandosi totalmente a Dio con la preghiera e l‘apostolato
coopera alla generazione spirituale per dare a Dio dei figli
secondo lo Spirito.
La verginità offerta nella vita consacrata è
uno stato di fecondità spirituale non meno importante
di quella carnale.
L‘OMOSESSUALITA‘
L‘omosessualità
non rientra nelle categorie ordinarie e ordinate all‘Amore,
per cui essa è una deformazione della natura ferita
dal peccato originale, che, per quanto possibile, va sanata
con l‘aiuto della grazia. Gli atti omosessuali sono per
natura intrinsecamente disordinati e <<in nessun caso
possono essere approvati>> (CCC n°2357). <<Tali
persone sono anch‘esse chiamate a realizzare la volontà
di Dio nella loro vita e, se sono cristiane, ad unire al
sacrificio della croce del Signore le difficoltà
che possono incontrare in conseguenza della loro condizione.>>
(CCC n° 2358).
Anche per gli omosessuali vige la legge del combattimento
spirituale e, come i non-sposati, sono chiamati all‘astinenza.
La questione che si è sollevata in questi ultimi
decenni sull‘affermazione dell‘“orgoglio omosessuale“, va
affrontata in chiave cristiana e va risolta alla luce della
Verità e del rispetto della Volontà e del
pensiero di Dio. Tutti gli uomini hanno tentazioni sessuali
che vanno dominati con l‘aiuto della grazia, poiché
la piena realizzazione e il significato dell‘atto sessuale
vanno ricercati esclusivamente all‘interno del matrimonio
tra uomo e donna. Tutti coloro che non sono sposati sono
chiamati all‘astinenza, anche gli
omosessuali, e a tutti, la Chiesa offre l‘aiuto dei sacramenti,
della riconciliazione, della grazia con cui perseverare,
e grazie alla quale conseguire la vittoria sui propri istinti.
Il movimento dell‘“orgoglio omosessuale“, con la scusa di
rivendicare dignità e rispetto per la diversità,
vuole ed esige l‘approvazione da parte della Chiesa degli
atti sessuali contro natura.
La Chiesa non può e mai potrà approvare tali
atti disordinati, in quanto essi sono contro la Volontà
di Dio e contro le leggi della natura stessa, frutto della
natura malata dell‘uomo. San Paolo fa un elenco di peccati
gravi a causa dei quali si è preclusi al Regno di
Dio: <<Non illudetevi: né immorali, né
idolatri, né adulteri, né effeminati, né
sodomiti, né ladri, né avari, né ubriaconi,
né maldicenti, né rapaci erediteranno il Regno
di Dio.>> (1 Cor. 6, 9-10)
Da parte della Chiesa, tuttavia, non c‘è alcun giudizio
verso il peccatore. C‘è differenza tra peccato e
peccatore, occorre massimo rispetto e carità verso
le persone che hanno tendenze omosessuali, ma al tempo stesso
occorre mettere in luce la gravità degli atti omosessuali,
come quelle dei rapporti prematrimoniali, in quanto costituiscono
dei peccati contro l‘Amore di Dio e la Sua legge, e di conseguenza
sono ostacoli per la salvezza eterna dell‘anima. La Chiesa
ha il dovere di essere forte nelle posizioni e di affermare
la Verità, anche a costo di incomprensioni e di calunnie,
perché la Chiesa è Madre e desidera la salvezza
di tutti gli uomini e vuole che il sacrificio del Signore
sulla croce non sia vano per coloro per i quali Egli ha
versato il Suo Sangue.