IL
MATRIMONIO SACRAMENTO
Carissimi
amici,
la nostra lista di innamorati è un giardino di fiori
che spandono il loro profumo secondo la propria originalità
e diversità, ognuno riflette ed esprime la grazia
che riceve e alla quale cerca di corrispondere al meglio.
L'obiettivo della crescita spirituale, della santità,
è la fedeltà agli impegni assunti nel battesimo
e nella propria personale vocazione.
Dunque tutti siamo chiamati a farci santi, ma non tutti
sono chiamati a diventarlo alla stessa maniera.
Esistono delle "esigenze" della propria vocazione
che differiscono dalle altre, cioè ognuno segue il
raggio di luce che lo illumina: nonostante i raggi provengano
da quell'Unico Sole dell'Amore di Dio, ogni raggio, però,
è diverso dall'altro.
Se mi è possibile fare un paragone direi che il Battesimo
è il terreno rassodato e fertile nel quale il Signore
semina i carismi e le vocazioni, affinché ogni albero
buono produca frutti in base alla propria natura.
Ebbene, c’è una vocazione particolare, una vera e
propria spiritualità, che passa inosservata agli
occhi di tanti, perché ritenuta la più “terrena”,
la più (difficile?), la più sconosciuta nella
sua reale dimensione regale, profetica e sacerdotale… è
il Sacramento del Matrimonio.
Sappiamo che il Sacramento è un segno reale efficace
e tangibile della presenza di Dio, cioè i sacramenti
sono i “posti sicuri” nei quali io posso toccare Dio e dire:<<C’è,
Lo posso incontrare>>, ma cosa significa questa presenza
divina nel rapporto uomo-donna?
Verrebbe da dire che il Sacramento del Matrimonio sublima
e spiritualizza l’unione degli sposi che hanno la gioia
di vivere in compagnia del Signore, 24 ore su 24… ma non
è semplicemente così, perché Gesù
ha già promesso che dove due o più sono riuniti
nel Suo nome, Egli è in mezzo a loro, indipendentemente
dal vincolo del matrimonio. Gli sposi nel matrimonio diventano
essi stessi Sacramento di salvezza, sono trasformati, fanno
un salto di qualità nella grazia, anche il loro modo
di vivere la fede cambia.
Alla grazia del Battesimo si risponde singolarmente, un
battezzato è chiamato a santificarsi nella fedeltà
al proprio battesimo, mentre sarebbe impensabile, per esempio,
se un sacerdote rispondesse solo al proprio battesimo, trascurando
la chiamata specifica del sacerdozio, in cui egli è
chiamato a vivere da pastore, e non solo da singolo battezzato;
così agli sposi non è chiesto di vivere più
la spiritualità di un battezzato singolo, ma la spiritualità
della coppia, che si identifica nell’unità perfetta
tra la vita secondo lo Spirito e la vita secondo la “carne”,
in cui per carne non si intende “peccato”, ma quotidianità,
ordinarietà di azioni, come lavare a terra, preparar
da mangiare, lavare i piatti, rifare i letti, accompagnare
i figli a scuola, massaggiare i piedi della propria sposa
(e viceversa), cambiare i pannolini…
Questi atti concreti, ordinari e comuni, nel matrimonio,
o meglio il modo con cui vengono fatti, diventano espressione
di Dio, espressione dell’Amore trasformante e salvifico,
diventano Immagine della Bellezza del Signore, non sono
ostacoli terreni alla preghiera o alla grazia, ma, se vissuti
come dono, proprio per la grazia particolare ricevuta nel
Sacramento nuziale, diventano preghiera, manifestano grazia,
esprimono una Sacra Liturgia, reale, autentica, santa.
Questa è la dimensione “profetica” della coppia,
questo è l’annuncio da dare, la lieta notizia, cioè
che nel Matrimonio niente si butta, tutto ha un valore divino,
perché la vita degli sposi è stata innestata
nel Signore, è immersa nell’amore di Dio. La santità
della coppia cresce grazie alla “spiritualità dell’ordinario”,
cioè si cresce spiritualmente dentro la coppia attraverso
la vita normale, di tutti i giorni, quindi si dovrebbe vivere
l’ordinario in modo stra-ordinario, perché la coppia
ha dentro di sé la straordinarietà della grazia:
ogni gesto diventa significativo e grande, il caffè
del mattino, stirare, il lavoro quotidiano. Il dramma delle
coppie, spesso, è che vivono la vita ordinaria non
come dono e grazia, ma come frustrazione: fare le stesse
cose, ripetitive, può diventare monotono, noioso,
vincolante e castrante, non ci si sente liberi, si vede
il matrimonio come una trappola, una prigione, o comunemente
come quell’espressione blasfema odierna: la tomba dell’amore!
Nel Matrimonio tutto ha significato, bisogna imparare a
crescere nell’ordinario, ad usare l’ordinario per crescere.
E’ l’amore che libera il cuore, che rende capaci di amare
gratuitamente, che ci insegna a non fare niente senza amore:
questa è la castità degli sposi, mettere l’amore
in ogni piccolo gesto, anche umano e insignificante, se
non mettiamo amore offuschiamo la castità, senza
amore c’è solo impurità… quanti atti impuri
si fanno quando si fanno le cose senza amore??
E’ l’amore che trasforma l’acqua della monotonia nel vino
della gioia, della novità, come nelle tante “ave
Maria” del rosario, a volte si rischia di perdere tutta
la bellezza e la freschezza di ogni singola preghiera a
causa della ripetitività, ma l’apertura del cuore,
l’amore dona vita e bellezza alla preghiera, così
come alla vita di coppia.
Sarebbe bellissimo se alla fine si potesse dire a Gesù:<<Grazie
Signore, perché nella mia vita di coppia hai mantenuto
il vino buono fino alla fine!>> Gli sposi ricevono
nel momento del matrimonio una grazia particolarissima e
speciale che li contraddistingue dalle altre vocazioni:
ricevono il dono dello Spirito per amarsi come Gesù
ama la Chiesa.
Dio, incarnandosi, ha sposato a Sé la natura umana,
dunque, come è impossibile pensare alla divinità
di Gesù estrapolata, privata della sua umanità,
così è impossibile per uno sposato pensare
di vivere la propria spiritualità da singolo.
Se per esempio, io prima di sposarmi avevo una vita spirituale
molto intensa, fatta di ore di preghiera, di silenzio, di
adorazioni, di Messe quotidiane, nel matrimonio e soprattutto
con i figli, non posso più avere quegli stessi ritmi
intensi di preghiera per non trascurare le esigenze della
famiglia, dei figli; la mia vita spirituale si trasforma
in azioni concrete di amore, di dono, di cura della coppia
e della famiglia. Certamente bisogna pregare, soprattutto
in coppia, meglio se con i figli, per rimanere innestati
al tronco della misericordia e dell’amore di Gesù,
ma non posso più permettermi di continuare a vivere
da “single” nel matrimonio, sarebbe un “non capire” Dio
stesso che ha voluto arricchire la mia anima del dono del
sacramento del Matrimonio, attraverso cui la mia santità
si attua nella fedeltà a tale vocazione, nell’amore
scambievole, nel coltivare il rapporto di coppia, nel dialogo,
nella crescita della coppia stessa illuminata dalla Parola
di Dio.
Meno viene coltivata la dimensione coniugale della coppia,
meno è visibile ed efficace il Sacramento, e la grazia
è meno operante. Se qualcuno continuasse a vivere
singolarmente il proprio Battesimo, sarebbe fuori dal Sacramento
del Matrimonio.
Se io spesso tratto male e sono impaziente con mia moglie
o mio marito e poi faccio del bene altrove, sono generoso,
paziente con tutti, prego, faccio adorazioni, quella vita
spirituale da “battezzato singolo” non mi vale un granché
perché la prima santità dello sposo e della
sposa è quella esercitata verso la coppia, verso
la crescita di essa, verso il nutrimento del rapporto di
coppia, nell’Amore e nell’accoglienza del Mistero che avvolge
e compenetra gli sposi stessi.
Per dare più spazio allo Spirito Santo dentro la
vita di coppia, gli sposi sono chiamati a scambiarsi un
gesto di tenerezza in più: più c'è
amore manifesto e vissuto nella coppia, più è
percepibile la sacralità degli sposi e più
è operante la grazia del Sacramento del Matrimonio.
Bisogna amare il coniuge addirittura più dei figli,
perchè i figli si nutrono dell'amore reciproco di
mamma e papà. Che se ne fanno i figli dell'amore
dei genitori verso di loro, se poi tra loro sposi non si
sopportano, si insultano, si feriscono, creando sofferenze
anche ai figli stessi?? Da un rapporto di coppia deficitario,
sono sempre i figli a subirne le conseguenze: le aspettative
di quella persona delusa e insoddisfatta del rapporto di
coppia vengono riversate sui figli che spesso rischiano
di prendere il posto del coniuge. L'affettività sregolata
(in genere della madre) che è una conseguenza di
un rapporto di coppia carente e inesistente, si riversa
disordinatamente verso il figlio che ne subisce la presenza
opprimente, creando in lui crisi d'identità e, a
volte, problemi di omosessualità.
Un rapporto di coppia malato e frustrante crea problemi
psicologici ai figli, che crescono irrequieti, insicuri,
incapaci di amare, deboli nella fede.
Da quanti genitori si sente dire che sono stati delusi dai
figli nonostante tutto l'amore che hanno dato loro!! Certo,
invece di curare il proprio matrimonio nella sincerità
del dialogo e nella preghiera, hanno riversato tutte le
loro aspettative (disattese dal matrimonio) nei figli, i
quali, giustamente, non hanno retto, e crescendo hanno intrapreso
strade pericolose... perchè il demonio non si lascia
aspettare!! Se la coppia funziona, i figli possono pure
sbandare ma ritorneranno a Dio perchè hanno l'esempio
indelebile nella loro memoria della famiglia in cui sono
vissuti, nella quale hanno imparato a manifestare i sentimenti,
a pregare, a chiedere perdono e perdonare, a essere amati
per quello che sono, perchè avranno visto questi
atteggiamenti incarnati nei loro genitori. Nella coppia,
lo scambiarsi un gesto di affetto, l’incrociarsi di uno
sguardo, la volontà di mettersi dal punto di vista
dell’altro… sono gesti di Dio, gesti che arricchiscono la
coppia e anche i figli, rendendoli sereni, sicuri, equilibrati,
senza complessi, e sani di anima e di mente...
E’ Gesù stesso a dare pienezza di vita alla sponsalità,
perché Gesù ha sposato a Sé la coppia
di sposi. Ci vuol fede per credere nella presenza di Cristo
nell’Eucarestìa, ci vuol fede per credere nel perdono
dei peccati durante la confessione, ci vuol fede per credere
che basti un po’ di acqua per rendere una persona figlia
di Dio nel Battesimo… ma sembra che non ci voglia chissà
quanta fede per credere che il Matrimonio sia un Sacramento.
Infatti non c’è niente di strano nel fatto che due
si vogliano bene, anzi, è un segno così bello,
sembra tutto naturale!! Invece occorre più fede,
perché è la realtà naturale e umana
del volersi bene a diventare qualcosa di grande, a diventare
Sacramento, punto di forza di Gesù. Gli sposi non
vivono solo il proprio essere donna o uomo, ma trasmettono
una realtà più grande!!
Prima della consacrazione, durante la Messa, abbiamo un
pezzo di pane, ma poi abbiamo il Corpo di Cristo. Prima
dell’ordinazione sacerdotale abbiamo un uomo, dopo l’imposizione
delle mani del vescovo abbiamo un sacerdote, un pastore,
prima del dono dello Spirito nel Matrimonio abbiamo un uomo
e una donna, e poi??…
Ecco la transustanziazione degli sposi: diventano Una sola
carne in Cristo Gesù, diventano Eucarestìa
perenne, diventano Sacramento tangibile, diventano dono,
e come dono sono chiamati a donarsi totalmente l’uno all’altra,
solo così splende ed opera la grazia del Matrimonio
che santifica la coppia e fa fiorire i carismi.
Come il pane diventa Corpo di Cristo, così gli sposi
diventano Sacramento nuziale, diventano “Eucarestìe”,
così come ci si inginocchia di fronte al Santissimo,
teoricamente ci si dovrebbe inginocchiare anche di fronte
ad ogni coppia di sposi cristiani, per il Sacramento che
essi sono, anche se non ne sono consapevoli e indipendentemente
dal loro vissuto e dalla loro capacità di rispondere
a questa grazia.
Lo stesso per i sacerdoti: essi sono diventati Sacramento,
davanti al Quale conviene sempre la massima venerazione
per rispetto a Gesù Pastore che incarna la persona
del sacerdote.
Ricordo che prima di sposarmi mi preparai spiritualmente
con preghiere, digiuni, feci una novena a san Giuseppe per
comprendere e vivere pienamente la grazia che stavo per
ricevere. Quando mi sposai, l’attimo dopo aver pronunciato
la promessa matrimoniale, fui investito di una consapevolezza
interiore della mia trasformazione, sentivo di essere diventato
una sola cosa con lei, una presenza forte del Signore da
rendermi consapevole che nessuna potenza umana o spirituale
avrebbe mai potuto separarci dall'Amore di Gesù che
sigillava indissolubilmente il nostro amore, addirittura
vedevo in mia moglie un santuario nel quale mi sarei “compiaciuto”
e incarnato, pensate, per un po’ di tempo la chiamavo “mio
piccolo tabernacolino!!”
Scherzi a parte, la mia vita interiore spirituale è
cambiata, avevo la consapevolezza che il Signore perpetuasse
continuamente, momento per momento, la Sua Pasqua con noi,
Egli era (ed è) presente in noi sposi come lo è
realmente nella Divina Eucarestìa.
Si può dire che la coppia è la carta d’identità
di Dio, in un certo senso, la coppia è chiamata a
rappresentare Dio Trinità, forse più che un
sacerdote.
Oggi, il segno dei segni, il segno efficace evangelizzante
è proprio il Matrimonio cristiano, perché
all’interno di Esso si sperimenta l’amore gratuito, autentico,
indissolubile, fedele: chi meglio della coppia cristiana
potrebbe annunciare tale amore "in un mondo senza preghiera
e senza pace"?
…E per questo annuncio non occorrono parole, gli sposi stessi
sono annuncio, sono profezia, sono incarnazione del Signore,
perché vivono questo amore nella loro carne! Per
incarnare questa bellezza, però, è necessario
vivere in comunione con la Chiesa, ….perché la famiglia
è Chiesa, in cui Gesù è al centro dei
cuori.
La coppia segue le orme del Signore e porta avanti nell’amore
il Suo disegno di salvezza per loro e per il mondo.
Significa che il Matrimonio non è una questione privata
tra marito e moglie, non è un qualcosa di chiuso
in sé, ma è dono non solo per gli sposi ma
anche per la società.
Infatti, proviamo a riflettere: Gesù ha deciso di
istituire l’Eucarestìa per far felice…il pane???
L’Eucarestìa è fatta con il pane per essere
dono…
Gesù ha inventato il sacerdozio per far felice il
prete??
Anche, ma il sacerdozio è fatto con il prete per
essere a sua volta dono per gli altri…
Il Sacramento del Matrimonio è fatto con la coppia
per essere dono anche per gli altri, dunque il Matrimonio
è per natura “missionario”: gli sposi non “dicono”
la Messa, ma “sono” la Messa, perché attualizzano
la donazione d’amore di Cristo con la Chiesa; gli sposi
non “fanno” la predica, ma “sono” la predica, sono “Parola
di Dio” pronunciata, spiegata, vissuta, profetizzata!!
Ecco la “regalità” degli sposi che attinge dalla
regalità di Cristo: il servizio, l’umiltà,
il donarsi, l’onorarsi reciproco imprime negli sposi un
carattere regale…. <<Chi vuol essere primo sia ultimo
e servo….>> dice Gesù.
Per concludere, in un mondo pagano noi sposi non dobbiamo
aver paura di mostrare di essere felici con la/il propria/o
sposa/o, di vivere e testimoniare la fedeltà di Cristo
con la fedeltà coniugale, di annunciare l’unità
e l’indissolubilità coniugale col nostro vissuto.
Se il mondo ironizza e deride la fedeltà degli sposi
è perché non è capace di realizzare
quell’unità che viene da Dio.Noi sposati dovremmo
rivedere il nostro matrimonio in questa luce e prospettiva
per vivificare quella dimensione umana, affettiva, sessuale,
psicologica e spirituale della coppia, che spesso rischia
di essere inanimata, o vissuta in minima parte. Il Papa
ci esorta:<<Famiglia, credi in ciò che sei!!!>>
Scoprite la ricchezza di grazia che siete, nell’unità
e nella diversità, diventate famiglie sante, perché
dalla famiglia dipende il destino dell’uomo. Dio crede nella
famiglia. Anche noi sposi dobbiamo credere nella nostra
particolare vocazione ad essere segno luminoso dell’amore
di Dio.
Libri sulla Spiritualità di Coppia