MAGGIO
Mese
dedicato a Maria Santissima
E'
Recitare con grande pietà l'Ave Maria, cioè
il saluto angelico, di cui pochi cristiani anche istruiti
conoscono il pregio, il merito, l'eccellenza e la necessità.
Per farne conoscere il valore spirituale, la Vergine è
apparsa a grandi santi molto illuminati, come san Domenico,
san Giovanni da Capestrano, il beato Alano della Rupe. Essi
composero libri interi sulle meraviglie di questa preghiera
e la sua efficacia per convertire le anime, Proclamarono
a gran voce e predicarono apertamente quanto segue:
- la salvezza del mondo è iniziata con l'Ave Maria;
così, anche la salvezza di ciascuno dipende da tale
preghiera;
- questa preghiera fece produrre il frutto di vita alla
terra arida e sterile; così, se recitata bene, farà
germogliare anche in noi la parola di Dio e il frutto di
vita, Gesù Cristo;
- l'Ave Maria è una rugiada celeste che irriga la
terra, cioè l'anima, perché dia frutto a suo
tempo; chi non è irrorato dalla rugiada celeste di
questa preghiera non porta frutti, ma solo triboli e spine,
e va incontro alla maledizione.
Ecco quanto la Santa Vergine rivelò al beato Alano
della Rupe, come è scritto nel suo libro "De
dignitate Rosari" e come è riferito poi da Cartagena:
"Sappi, figlio mio, e portalo a conoscenza di tutti,
che è indizio probabile e vicino di dannazione eterna
il recitare con avversione, tiepidezza e negligenza il Saluto
angelico". Sono parole, queste, molto consolanti e
terribili a un tempo, che si stenterebbe a credere se non
ce le garantissero per vere quel sant'uomo e, prima di lui,
san Domenico e, dopo, tante insigni personalità insieme
all'esperienza di parecchi secoli.
Si è sempre notato, infatti, che coloro che portano
il marchio della riprovazione, come tutti gli eretici, gli
empi, gli orgogliosi e i mondani, odiano e disprezzano l'Ave
Maria e il Rosario.
Gli eretici imparano ancora a recitare il pater, ma non
l'Ave Maria, né il Rosario. Li considerano con orrore.
Porterebbero su di sé più volentieri una biscia
che una corona. Anche gli orgogliosi, per quanto cattolici,
hanno le stesse inclinazioni del loro padre Lucifero, disprezzando
l'Ave Maria o non hanno per essa che indifferenza, e considerano
il Rosario come devozione da donnette, buona unicamente
per gli ignoranti e coloro che non sanno leggere. L'esperienza
invece insegna -l'abbiamo visto- che quelli che presentano
grandi segni di predestinazione amano, gustano e recitano
con piacere l'Ave Maria; e più sono uniti a Dio,
più amano questa preghiera. E' ciò che la
Beata Vergine diceva ancora al beato Alano dopo le parole
sopra riferite.
(Tratto
dal libro "Trattato della vera devozione a Maria"
di S. Luigi Maria Grignon de Monfort)
Maria
Santissima - La concezione della Chiesa
La maternità spirituale di Maria SS. costituisce
«ua consolantissima verità, che per libero
beneplacito del sapientissimo Iddio fa parte integrante
del mistero dell'umana salvezza; essa, perciò dev'essere
ritenuta per fede da tutti i cristiani"; Paolo VI,
Esortazione Apostolica Signum magnum del 13-5-1967). Paolo
VI, nel discorso conclusivo della terza sessione del Concilio
Vaticano II, il 21 novembre 1964, dichiarava solennemente:
«A gloria dunque della Vergine e a nostro conforto,
noi proclamiamo Maria Santissima Madre della Chiesa, cioè
di tutto il popolo di Dio, tanto dei fedeli come dei pastori,
che la chiamano Madre amorosissima; e vogliamo che con tale
titolo soavissimo d'ora innanzi la Vergine venga ancor più
onorata e rispettata». A partire da questa proclamazione,
la funzione materna di Maria nei confronti della Chiesa
è stata sempre più oggetto dell'insegnamento
del magistero; recentemente l'enciclica Redemptoris Mater
ha diffusamente sviluppato questo tema. Il fondamento della
maternità spirituale della Vergine nei confronti
della Chiesa consiste del fatto che Gesù, il Figlio
di Maria, è il "Capo del Corpo che è
la Chiesa": Gesù è un unica persona,
"uno" con tutti i battezzati, ed è, in
potenza, capo di tutti gli uomini, i quali sono chiamati
a far parte della Chiesa. L'unità di Gesù
con i battezzati è tale per cui è impossibile
che Maria possa essere soltanto madre del Capo della Chiesa
senza essere madre di tutto il corpo dell Chiesa stessa.
S. Pio X ha magnificamente spiegato questi concetti:
"Nello stesso seno dunque della castissima Madre, Cristo
prese la carne e insieme si unì un corpo Spirituale,
formato da coloro "che avrebbero creduto in Lui".
In tal modo si può dire che Maria, portando nel suo
seno il Salvatore, abbia portato anche coloro la cui vita
era contenuta in quella del Salvatore. Tutti noi, dunque,
che siamo uniti a Cristo, e, a dir dell'Apostolo, "membra
del corpo di Lui, della sua carne e delle sue ossa"
(Ef 5,30), siamo usciti dal seno di Maria, e a somiglianza
di un corpo unito al suo capo. Quindi per una ragione tutta
spirituale e mistica, noi siamo chiamati figli di Maria,
ed ella è Madre di noi tutti. "Madre, a dir
vero, spirituale ma senza dubbio Madre delle membra di Cristo
che siamo noi" (S.Aug., De sancta Virginitate, c. 6)".
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Appare
chiaro, a questo punto, che Maria ha cominciato ad essere
Madre della Chiesa quando ha cominciato ad essere Madre
di Gesù, cioè quando ha formulato il suo assenso
di fede e di obbedienza all'angelo. In questo senso si esprime
Pio XII:
"Quando la piccola fanciulla di Nazaret pronunciò
il suo "Fiat" in seguito al messaggio dell'Angelo
ed il Verbo si fece carne nel suo seno, Ella divenne non
solo la madre di Dio nell'ordine fisico della natura, ma
anche nell'ordine soprannaturale della grazia; Ella diventò
anche la madre di tutti coloro che per mezzo dello Spirito
Santo sarebbero diventati una cosa sola, sotto la guida
del suo divin Figlio. La madre del capo sarebbe diventata
la madre delle membra. La madre della vite sarebbe stata
la madre dei tralci"
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Questa
indicazione del magistero è in armonia perfetta con
la S.Scrittura, in particolare con alcune pericopi del Vangelo
di S.Luca L'Angelo si rivolge a Maria con parole che fanno
intendere, fin da subito, che l'Incarnazione non sarebbe
stato soltanto un fatto riguardante Gesù e la Vergine;
certamente Ella ha preso coscienza gradualmente, nel corso
della sua vita, di tutto ciò che il suo ruolo nella
storia della salvezza avrebbe implicato, ma fin da subito,
ha in qualche modo compreso che sarebbe divenuta la Madre
di un nuovo popolo. Il primo elemento che ci orienta in
questa direzione è costituito dal fatto che l'Angelo
saluta Maria con la parola chaire= gioisci; questa espressione
è tradotta dalla Bibbia della CEI con "Ti saluto",
e dalla Vulgata con "Ave"; pur non potendo definire
erronee queste versioni, tuttavia esse, a prima vista, non
permettono di osservare gli importanti significati che questo
saluto comporta. Il saluto "gioisci, piena di grazia,
il Signore è con te", costituisce una locuzione
ricca di riferimenti a diversi passi dell'Antico Testamento
-Maria, ben conscia di questo, si chiede infatti "che
senso avesse tale saluto"- In particolare l'espressione
"gioisci" ricordava ad ogni ebreo che conosceva
le Scritture, e quindi anche alla Vergine, alcuni importanti
oracoli profetici:
"Gioisci, figlia di Sion, esulta, Israele, e rallegrati
con tutto il cuore, figlia di Gerusalemme!"
"Gioisci, esulta, figlia di Sion, perché, ecco,
io vengo ad abitare in mezzo a te oracolo del Signore -."
"Esulta grandemente figlia di Sion, giubila, figlia
di Gerusalemme!"
Questo
sigifica che il messaggero celeste stava annunciando a Maria
che in lei si sarebbero compiute le profezie in cui il popolo
di Giuda e di Israele venivano salutati con medesima espressione
"gioisci". A Maria fin da subito, tramite questa
stessa espressione, viene rivelato che nella sua persona
era virtualmente presente tutto il nuovo Israele. Più
tardi Maria comprenderà appieno che il nuovo Israele
è la Chiesa, ma già fin d'ora è invitata
ad accettare di assumere in sè la personalità
corporativa del popolo della nuova alleanza. Di questo popolo
Marià è chiamata anche ad esserne Madre: S.
Luca descrive le parole dell'angelo:
[36]Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia,
ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per
lei, che tutti dicevano sterile:
Questo fatto non serve soltanto come motivo di credibilità
per la vergine stessa; un evento miracoloso senz'altro era
opportuno per confermare nella fede la Madonna; tuttavia
l'angelo, esponendo questo prodigio con un discorso ricchissimo
di riferimenti all'Antico Testamento, invita Maria ad interpretare
il fatto alla luce della Scrittura. Il prodigio della concezione
verginale di Gesù, relazionato dall'angelo con la
concezione miracolosa da parte di Elisabetta, è relazionato
implicitamente -a causa del contesto- con tutte le donne
sterili dell'Antico Testamento, che cocepiscono per intevento
di Dio. Tutte le donne sterili miracolate da Dio nell'antico
testamento (Sara, sposa di Abramo, Anna, madre di Samuele,
etc.) fino ad Elisabetta -tutte sterili a cui Dio toglie
la maledizione della sterilità- erano tutte prefigurazioni
di Maria; in Lei, attraverso un prodigio particolarmente
straordinario -non più una sterile, ma una vergine
concepisce e partorisce- viene ad essere significata la
fine definitiva della maledizione, indicata dalla sterilità
stessa. Il Vangelo ci mostra come Maria comprenda in questo
senso le parole dell'angelo: un'indizio importante è
costituito dalle parole del Magnificat "ha guardato
l'umiltà della sua serva": la parola greca che
solitamente viene tradotta con umiltà (gr. tapeinosis),
senza perdere questa indicazione, indica soprattutto umiliazione,
precisamente l'umiliazione della donna sterile, considerata,
secondo l'antica mentalità ebraica, portatrice di
maledizione. Maria riprende quasi alla lettera le parole
di Anna, la madre sterile di Samuele, che aveva fatto a
Dio questo voto:
"Signore degli eserciti, se guarderai l'umiliazione
(gr. tapeinosis) della tua serva e ti ricorderai di me,
se non dimenticherai la tua schiava e darai alla tua schiava
un figlio maschio, io lo offrirò al Signore per tutti
i giorni della sua vitaÉ". (Sam 1,11)
S.
Luca usa ancora un termine molto simile a tapeinosis per
indicare l'umilazione di Elisabetta, derivante dalla sua
sterilità:
[24]Dopo quei giorni Elisabetta, sua moglie, concepì
e si tenne nascosta per cinque mesi e diceva: [25] "Ecco
che cosa ha fatto per me il Signore, nei giorni in cui si
è degnato di togliere la mia vergogna (=umilazione)
tra gli uomini".
La
frase del Magnificat "ha guardato l'umiltà della
sua serva" vuol dire soprattutto che Dio aveva guardato
la situazione di sterilità dell'antico Israele, ormai
giunto, come tale, ad una crisi senza via di sbocco; l'antico
Israele era come una donna sterile, "maledetta";
in Maria, Figlia di Sion, questa condizione è mutata;
la sterile maledetta è ora la Vergine benedetta tra
le donne, Vergine eppure ricca di figli, Maria, Chiesa e
Madre della Chiesa. Maria può interpretare come riferiti
a lei alcuni oracoli pronunciati, in un primo senso letterale,
nei confronti di Gerusalemme
[21]Tu
penserai: "Chi mi ha generato costoro? Io ero priva
di figli e sterile; questi chi li ha allevati? Ecco, ero
rimasta sola e costoro dove erano?".
[1]Esulta,
o sterile che non hai partorito, prorompi in grida di giubilo
e di gioia, tu che non hai provato i dolori, perché
più numerosi sono i figli dell'abbandonata che i
figli della maritata, dice il Signore. [2]Allarga lo spazio
della tua tenda, stendi i teli della tua dimora senza risparmio,
allunga le cordicelle, rinforza i tuoi paletti, [3]poiché
ti allargherai a destra e a sinistra e la tua discendenza
entrerà in possesso delle nazioni, popolerà
le città un tempo deserte. [4]Non temere, perché
non dovrai più arrossire; non vergognarti, perché
non sarai più disonorata; anzi, dimenticherai la
vergogna della tua giovinezza e non ricorderai più
il disonore della tua vedovanza. [5]Poiché tuo sposo
è il tuo creatore, Signore degli eserciti è
il suo nome; tuo redentore è il Santo di Israele,
è chiamato Dio di tutta la terra.
*
* *
Quando
Maria ha risposto all"angelo "Ecco la serva del
Signore", riconoscendo e accettando la funzione assegnatale
da Dio , e "Si faccia di me secondo la tua parola"
prestando l'ossequio della fede al mistero che le si rivelava
, ha accettato di concepire anche la Chiesa; come afferma
S.Agostino, "il suo amore ha collaborato affinché
nella Chiesa vengano generati credenti che sono le membra
di quel capo di cui essa è diventata fisicamente
la madre". Nel fiat il primo atto di questo amore.
Molto bene Hugo Rahner afferma: "Tutta la storia della
Chiesa è lo sviluppo del mistero che si compie nel
cuore di Maria".
Don
Alfredo Morselli
Novene
- Corone - Tridui 29/4-7/5
Novena alla Madonna di Pompei 3-12
Novena a S.Leopoldo Mandic 4-12
Coroncina alla Madonna di Fatima 8
Supplica alla Madonna di Pompei 13-21
Novena a S.Rita 15-23
Novena a Maria Ausiliatrice 17-25
Novena alla Madonna di Caravaggio 31-12/6
Tredicina a S.Antonio da Padova
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