L'APPARIZIONE DELL'IMMACOLATA CONCEZIONE A LOURDES
"Andate a bere e a lavarvi alla fonte "
Notizie tratte dal sito
www.maria.org
Le
apparizioni hanno avuto come veggente la giovanissima
Bernadette Soubirous.
La cosa più sconvolgente è il tempo scelto dalla Madre del
Signore per apparire a parlare con Bernardetta: nientemeno
che durante l’ora che normalmente si trascorre per
pranzare:le 12, e proprio nel giovedì grasso, durante feste
e banchetti per tutto il villaggio.
Ma per Bernadette, ragazza povera di quattordici anni:
fragile, malaticcia e analfabeta aiutante della balia che le
vuole tanto bene e la tiene con sé praticamente fin quasi ai
giorni delle apparizioni, il giovedì grasso e un giorno come
tutti gli altri buono per recarsi a racimolare legna da
ardere per la famiglia numerosa e povera.
A circa un chilometro dal paese v’è una grotta detta di
Massabielle, oltre il fiume Gave. E’ qui che Bernadette,
lasciata sola dalle sorelle che hanno attraversato in fretta
il torrente è richiamata da un segno strano: per due volte
il rumore come di un tuono e, in alto, i rami del roseto che
si agitano come sospinti dal vento. Subito segue, così
scrive Bernadette in tutte le sue descrizioni,
l’apparire di una nube d’oro che diventa una bellissima e
giovane Signora con i piedi sostenuti dal cespuglio.
Dice Bernadette a Jean Baptiste Estrade :"La Signora mi
guardò, mi sorrise e mi fece cenno di avanzare, come se
fosse stata la mia mamma. La paura mi era passata, ma mi
sembrava di non saper più dove fossi. Mi stropicciai gli
occhi, li chiusi, li apersi; ma la Signora era sempre là,
che continuava a sorridermi e a farmi capire che non mi
ingannavo…"La Signora" - continuò Bernadette - "ha
l’aspetto di una giovane di sedici o diciassette anni.
E’ vestita di bianco, con una fascia azzurra che scende
lungo l’abito. Porta sulla testa un velo ugualmente bianco,
che lascia scorgere appena i capelli e ricade all’indietro
fino al di sotto della fascia. I piedi sono nudi, ma coperti
dalle ultime pieghe dell’abito, eccetto alle estremità dove
brilla su ciascuno di essi una rosa d’oro. Porta sul braccio
un rosario dai grani bianchi, legati da una catenella d’oro
lucente, come le due rose ai piedi".
Bernadette cade in ginocchio per cominciare a pregare ma, il
segno della croce con cui si inizia può farlo solo dopo che
si è segnata la Signora la quale accompagna la preghiera di
Bernadette per tutto il tempo dicendo però solo "GLORIA
PATRI ET FILI ET SPIRITUI SANCTO " al termine delle cinque
diecine del rosario.
Terminata la preghiera la Signora sparisce in un attimo.
Il 14 Febbraio- Bernadette che intanto aveva detto subito
alla sorella a all’amica quanto accaduto riferendo della
cosa anche in casa- chiamata interiormente torna alla grotta
di Massabielle, ma munita di una bottiglietta di acqua
benedetta perché, così le è stato detto, su queste cose non
si sa mai e potrebbe anche essere il diavolo a fare un tiro
mancino…
La Vergine sorride al gesto di Bernadette e la chiama ancora
più profondamente a sé in estasi. Bernadette appare allora
insensibile ai richiami, dei presenti e non dimostra di
accorgersi di nulla di quanto accade attorno a Lei che non
sia la visione.
Il 18 Febbraio avviene la terza apparizione della Vergine:
la Vergine comincia a far sentire le Sue parole: "VOLETE
AVERE LA BONTA’ DI VENIRE QUI PER QUINDICI GIORNI?
"IO
NON VI PROMETTO DI RENDERVI FELICE IN QUESTO MONDO, MA
NELL’ALTRO".
Ma la Signora del Cielo, prima di
lasciarla, dopo circa un’ora di estasi- dureranno sempre
un’ora le singole apparizioni- confida a Bernadette "TRE
SEGRETI" che la giovane deve tenere per sé e non confidare
mai ad alcuno. La Vergine durante le estasi coglie ogni
occasione per far crescere nella fede e nella dipendenza la
sua Bernadette invitando alla penitenza, esortando con
gravità la giovane a scavare nel terreno per farvi sgorgare
l’acqua d’una sorgente miracolosa:
"ANDATE
A BERE E A LAVARVI ALLA FONTE",quindi,
più avanti
:"ANDATE
A DIRE AI PRETI CHE QUI DEVE ESSERE COSTRUITA UNA CAPPELLA";
"VOGLIO CHE QUI SI VENGA IN PROCESSIONE"
Le apparizioni erano ormai diventate un fatto notorio mentre
ormai si sviluppava una vera e propria devozione con
spontanee raccolte di offerte per la cappella richiesta
dalla Madonna. Alla sedicesima apparizione avvenuta non a
caso il 25 Marzo - Festa dell’Annunciazione a Maria da parte
dell’arcangelo Gabriele - Bernadette scorse la Madonna che
la stava già aspettando tutta circonfusa di luce (ci si
permetta questa parentesi: quando fu chiesto a Bernadette se
la Vergine fosse luminosa Ella rispose semplicemente così:
non è luminosa ma è Lei stessa la Luce)
rivolta con sguardo materno, pieno di amore verso il
popolo che la invocava…. "La Signora era in piedi, sopra il
roseto, e si mostrava come si mostra nella medaglia
miracolosa…Giunse in seguito le mani e le portò verso la
parte superiore del petto…, guardò il cielo…; poi staccando
lentamente le mani e chinandosi verso di me, mi disse con
voce tremante: "IO
SONO L’IMMACOLATA CONCEZIONE".
Vi furono ancora altre due apparizioni ufficiali, il 7 di
Aprile e il 16 Luglio. Cominciarono anche a verificarsi
miracoli riconoscibili esternamente: quelli che la
commissione ha riconosciuto ufficialmente sono più di
settanta. Ma quanti miracoli nel miracolo ossia quante
guarigioni spirituali ha trascinato con sé l’apparizione a
Bernadette.
Nel 1866 Bernadette entrò nell'ordine delle suore della
carità di Nevers, dove morì a trentacinque anni. Fu
canonizzata nel 1933.
Ora Bernadette è in cielo e il Suo corpo riposa nell'urna
della Chiesa a Nevers dove ella attese nel silenzio e nella
preghiera, nell’offerta della sofferenza e nella pazienza il
giorno dell' incontro perenne con la Bella Signora e con Suo
Figlio Gesù.
Le apparizioni
tratto da
http://medjugorje.altervista.org
PRIMA APPARIZIONE - 11 FEBBRAIO 1858.
La prima volta che fui alla grotta era il giovedì 11
febbraio. Andavo a raccogliere la legna con due altre
ragazzine. Quando fummo al mulino io domandai loro se
volevano vedere dove l'acqua del canale andava a
congiungersi col Gave. Esse mi risposero di sì. Di là noi
seguimmo il canale e ci trovammo davanti a una grotta, non
potendo andare più lontano. Le mie due compagne si misero in
condizione di attraversare l'acqua che era davanti alla
grotta. Esse attraversarono l'acqua. Si misero a piangere.
Domandai loro perché piangessero. Mi dissero che l'acqua era
fredda. Io le pregai di aiutarmi a gettare delle pietre
nell'acqua per vedere se potessi passare senza scalzarmi. Mi
dissero di fare come loro, se volevo. Io andai un po' più
lontano a vedere se potevo passare senza scalzarmi ma non
potei. Allora ritornai davanti alla grotta e mi misi a
scalzarmi. Avevo appena tolto la prima calza che sentii un
rumore come se ci fosse stato un colpo di vento. Allora
voltai la testa dalla parte del prato (dal lato opposto alla
grotta). Vidi che gli alberi non si muovevano. Allora ho
continuato a scalzarmi. Sentii ancora lo stesso rumore.
Appena alzai la testa guardando la grotta, scorsi una
signora in bianco. Aveva un vestito bianco, un velo bianco e
una cintura azzurra e una rosa su ogni piede, del colore
della catenella del suo rosario. Allora fui un po'
impressionata. Credevo di sbagliarmi. Mi strofinai gli
occhi. Guardai ancora e vidi sempre la stessa signora. Misi
la mano in tasca; vi trovai il mio rosario. Volevo fare il
segno della croce. Non potei arrivare con la mano fino alla
fronte. La mano mi cadeva. Allora lo sbigottimento
s'impadronì più fortemente di me. La mia mano tremava.
Tuttavia non fuggii. La signora prese il rosario che teneva
tra le mani e fece il segno della croce. Allora provai una
seconda volta a farlo e potei. Appena ebbi fatto il segno di
croce scomparve il grande sbigottimento che provavo. Mi misi
in ginocchio. Ho recitato il rosario in presenza di quella
bella signora. La visione faceva scorrere i grani del suo,
ma non muoveva le labbra. Quando ebbi finito il mio rosario,
mi fece segno di avvicinarmi, ma non ho osato. Allora
disparve all'improvviso. Mi misi a togliere l'altra calza
per attraversare quel po' d'acqua che si trovava davanti
alla grotta (per andare a raggiungere le mie compagne) e ci
siamo ritirate. Cammin facendo ho domandato alle mie
compagne se non avevano visto niente. - No - mi risposero.
L'ho domandato loro ancora. Mi dissero che non avevano visto
niente. Allora aggiunsero: - E tu hai visto qualcosa? Allora
dissi loro: - Se non avete visto niente, neppure io. Credevo
di essermi sbagliata. Ma ritornando, lungo la strada mi
domandavano ciò che avevo visto. Ritornavano sempre su
quello. Io non volevo dirlo loro, ma mi hanno talmente
pregata che mi sono decisa a dirlo: ma a condizione che non
ne parlassero a nessuno. Mi promisero di mantenere il
segreto. Ma appena arrivate a casa, niente di più urgente
che dire ciò che avevo visto. Ecco per la prima volta.
SECONDA APPARIZIONE - 14 FEBBRAIO 1858. La seconda
volta era la domenica seguente. Ci ritornai perché mi
sentivo spinta interiormente. Mia madre mi aveva proibito di
andarci. Dopo la messa cantata, le altre due ragazzine e io
fummo ancora a chiederlo a mia madre. Non voleva. Mi diceva
che temeva che cadessi nell'acqua. Temeva che non sarei
tornata per assistere ai vespri. Le promisi di sì. Mi diede
allora il permesso di andare. Fui alla parrocchia a prendere
una bottiglia d'acqua benedetta per gettarla alla visione
quando fossi alla grotta, se la vedevo. Arrivate là,
ciascuna prese il suo rosario e ci mettemmo in ginocchio per
dirlo. Avevo appena detto la prima decina che scorsi la
stessa signora. Allora mi misi a gettarle l'acqua benedetta
dicendole, se veniva da parte di Dio di restare, se no di
andarsene; e mi affrettavo sempre a gettargliene. Si mise a
sorridere, a inchinarsi e più io annaffiavo, più sorrideva e
piegava la testa e più la vedevo fare quei segni... e allora
presa da timore mi affrettavo ad aspergerla e lo feci finché
la bottiglia fu terminata. Quando ebbi finito di recitare il
mio rosario, scomparve. Ecco per la seconda volta.
TERZA APPARIZIONE - 18 FEBBRAIO 1858. La terza
volta, il giovedì seguente: vi furono alcune persone
importanti che mi consigliarono di prendere della carta e
dell'inchiostro e di domandarle, se aveva qualcosa da dirmi,
di avere la bontà di metterlo per scritto. Ho detto le
stesse parole alla signora. Si mise a sorridere e mi disse
che ciò che aveva da dirmi non era necessario scriverlo, ma
se volevo avere la compiacenza di andarci per quindici
giorni. Le risposi di sì. Mi disse anche che non mi
prometteva di farmi felice in questo mondo, ma nell'altro.
LA QUINDICINA - DAL 19 FEBBRAIO AL 4 MARZO 1858. Vi
ritornai quindici giorni. La visione apparve tutti i giorni
ad eccezione di un lunedì e di un venerdì. Un giorno mi
disse che dovevo andare a bere alla fontana. Non vedendola,
andai al Gave. Mi disse che non era là. Mi fece segno col
dito mostrandomi la fontana. Ci andai. Non vidi che un po'
d'acqua che assomigliava a del fango. Vi portai la mano; non
potei prenderne. Mi misi a scavare; poi potei prenderne. Per
tre volte l'ho gettata. Alla quarta volta potei. Mi fece
anche mangiare un'erba che si trovava dove io fui a bere
(una volta solamente). Poi la visione scomparve e io mi
ritirai.
DAL SIGNOR CURATO - 2 MARZO 1858. Mi disse di
andare a dire ai preti di far costruire là una cappella. Fui
a trovare il signor curato per dirglielo. Mi guardò un
momento e mi disse con un tono non molto gentile: - Che cosa
è questa signora? Gli risposi che non lo sapevo. Poi
m'incaricò di domandarle il suo nome. Il giorno dopo glielo
chiesi. Ma ella non faceva che sorridere. Al ritorno fui dal
signor curato e gli dissi che avevo fatto la commissione, ma
che non avevo avuto altra risposta. Allora mi disse che si
prendeva gioco di me e che farei bene a non più ritornarci;
ma io non potevo impedirmi di andarci.
L'APPARIZIONE DEL 25 MARZO 1858. Ella mi ripeté più
volte che dovevo dire ai preti che li si doveva fare una
cappella e d'andare alla fontana per lavarmi e che dovevo
pregare per la conversione dei peccatori. Nello spazio di
questi quindici giorni mi diede tre segreti che mi proibì di
dire. Sono stata fedele fino ad ora. Dopo i quindici giorni
le ho domandato di nuovo chi fosse. Sorrideva sempre. Infine
mi azzardai una quarta volta. Allora, tenendo le due braccia
aperte, alzò gli occhi guardando il cielo, poi mi disse,
giungendo le mani all'altezza del petto, che era
l'Immacolata Concezione. Sono le ultime parole che mi ha
rivolto. Aveva gli occhi azzurri...
«DAL SIGNOR COMMISSARIO... » La prima domenica
della quindicina, appena uscii dalla chiesa, una guardia mi
prese per il cappuccio e mi ordinò di seguirla. La seguii e
cammin facendo mi disse che stavano per buttarmi in
prigione. Ascoltavo in silenzio e arrivammo così dal
commissario di polizia. Mi fece passare in una camera dove
era solo. Mi diede una sedia e mi sedetti. Prese poi della
carta e mi disse di raccontargli ciò che era avvenuto alla
grotta. Lo feci. Dopo aver messo alcune righe come io gliele
avevo dettate, metteva altre cose che mi erano estranee. Poi
mi disse che mi avrebbe fatto la lettura per vedere se si
era sbagliato. E ciò che fece; ma aveva appena letto alcune
righe che c'erano degli errori. Allora replicai: - Signore,
non vi ho detto ciò! Allora andò in collera assicurando di
si; e io ripetevo sempre di no. Queste discussioni durarono
per alcuni minuti e quando vide che io persistevo a dirgli
che si era sbagliato, che io non gli avevo detto ciò, andava
un po' più lontano e ricominciava a leggere ciò di cui io
non avevo mai parlato; e io a sostenere che non era così.
Era sempre la stessa ripetizione. Sono restata là un'ora o
un'ora mezzo. Di tanto in tanto sentivo delle pedate vicino
alle porte e alle finestre e delle voci d'uomini che
gridavano: - Se non la lasciate uscire, sfondiamo la porta.
Quando venne il momento di andarmene, il commissario
m'accompagnò, aprì la porta e là vidi mio padre che mi
aspettava con impazienza e una folla di altra gente che mi
aveva seguito dalla chiesa. Ecco per la prima volta che io
fui obbligata a comparire davanti a questi signori.
« DAL SIGNOR PROCURATORE... » La seconda volta, dal
signor Procuratore Imperiale. Nella stessa settimana, egli
mandò lo stesso agente facendomi dire di trovarmi alle sei
dal Procuratore Imperiale. Mi recai con mia madre; mi
domandò cos'era avvenuto alla grotta. Gli raccontai tutto e
lo mise per scritto. Poi me ne fece la lettura come aveva
fatto il commissario di polizia, aveva messo cioè certe cose
che non gli avevo detto. Allora gli dissi: - Signore, non vi
ho detto ciò! Sostenne di si; e per tutta risposta gli dissi
di no. Infine, dopo aver abbastanza combattuto mi disse che
si era sbagliato. Poi continuò la lettura; e faceva sempre
nuovi errori dicendomi che aveva le carte del commissario e
che non era la stessa cosa. Gli dicevo che gli avevo (ben)
raccontato la stessa cosa e che se il commissario si era
sbagliato tanto peggio per lui! Allora disse a sua moglie di
mandare a cercare il commissario e una guardia per andare a
farmi dormire in prigione. La mia povera mamma piangeva da
un po' e mi guardava di tanto in tanto. Quando sentì che
bisognava dormire in prigione le sue lacrime caddero con più
abbondanza. Ma io la consolavo dicendole: - Siete ben buona
a piangere perché andiamo in prigione! Non abbiamo fatto
alcun torto a nessuno. Allora ci offrì delle sedie, al
momento di partire, per attendere la risposta. Mia madre ne
prese una perché era tutta tremante da quando eravamo là in
piedi. Per me ringraziai il signor Procuratore é mi sedetti
per terra come i sarti. C'erano degli uomini che guardavano
da quella parte e quando videro che non uscivamo mai, si
misero a battere alla porta, a pedate, benché ci fosse la
guardia: non ne era il padrone. Il Procuratore usciva di
tanto in tanto alla finestra per dir loro di fare piano. Gli
si rispose di farci uscire, altrimenti non si finirebbe!
Allora si decise a rimandarci e ci disse che il commissario
non aveva tempo e che la cosa era rimandata a domani.
PAROLE RIVOLTE DALLA VERGINE A BERNARDETTA SOUBIROUS.
Le altre parole che si aggiungono talvolta non sono
autentiche. Il 18 febbraio. Bernardetta tende penna e carta
alla signora dicendole: «Vorreste avere la bontà di mettere
il vostro nome per scritto? ». Ella risponde: «Non è
necessario» - «Volete avere la cortesia di venire qui per
quindici giorni?» - «Non vi prometto di rendervi felice in
questo mondo, ma nell'altro». Il 21 febbraio: «Pregherete
Dio per i peccatori». Il 23 o 24 febbraio: «Penitenza,
penitenza, penitenza». Il 25 febbraio: «Andate a bere alla
fontana e a lavarvi» - «Andate a mangiare di quell'erba che
è là» - «Andate a baciare la terra come penitenza per i
peccatori». 11 2 marzo: «Andate a dire ai preti di far
costruire qui una cappella» - «Che vi si venga in
processione». Durante la quindicina, la Vergine insegnò una
preghiera a Bernardetta e le disse tre cose che riguardavano
solo lei, poi aggiunse con un tono severo: «Vi proibisco di
dire ciò a chiunque». Il 25 marzo: “Io sono l'Immacolata
Concezione”.
LE APPARIZIONI RACCONTATE DA ESTRADE.
Al tempo delle apparizioni, mi trovavo a Lourdes come
impiegato nell'amministrazione delle imposte indirette. Le
prime notizie venute dalla grotta mi lasciarono
completamente indifferente; le ritenevo frottole e sdegnavo
di occuparmene. Tuttavia l'emozione popolare aumentava di
giorno in giorno e, per così dire, d'ora in ora; gli
abitanti di Lourdes, le donne soprattutto, si portavano in
folla alle rocce di Massabielle e raccontavano in seguito le
loro impressioni con un entusiasmo che sembrava delirio. La
fede spontanea e l'entusiasmo di queste buone persone non
m'ispiravano che pietà e me ne burlavo, le schernivo e senza
studio, senza indagine,senza la minima inchiesta, continuai
ad agire così fino al giorno della settima apparizione. Quel
giorno, oh ricordo indimenticabile della mia vita! la
Vergine Immacolata, con segrete abilita nelle quali
riconosco oggi le attenzioni della sua ineffabile tenerezza,
m'attirò fino a lei prendendomi la mano e come una madre
ansiosa che rimette nella via il suo fanciullo sviato mi
condusse alla grotta. Là io vidi Bernardetta nello splendore
e nelle gioie dell'estasi!... Era una scena celeste,
indescrivibile, ineffabile... Vinto, abbattuto
dall’evidenza, io piegai le ginocchia e feci salire verso la
Signora misteriosa e celeste, della quale sentivo la
presenza, il primo omaggio della mia fede. In un batter
d'occhio tutte le mie prevenzioni erano svanite; non
solamente non dubitavo più, ma da quel momento un impulso
segreto m'attirava invincibilmente alla Grotta. Giunto alla
roccia benedetta, mi univo alla folla e come lei manifestavo
le mie ammirazioni e convinzioni. Quando i doveri di lavoro
mi obbligavano a lasciare Lourdes, ciò accadeva di tanto in
tanto, mia sorella - una sorella amatissima che viveva con
me e che seguiva da parte sua tutti gli avvenimenti di
Massabielle - mi raccontava alla sera, dopo il mio ritorno,
ciò che aveva visto e sentito durante il giorno e noi ci
scambiavamo tutte le nostre osservazioni. Le scrivevo
secondo la loro data per non dimenticarle e accadde così che
alla fine della quindicesima visita, promessa da Bernardetta
alla Signora della Grotta, avevamo un piccolo tesoro di
annotazioni, informi senza dubbio, ma autentiche e sicure,
alle quali davamo molta importanza. Queste constatazioni
fatte da noi stessi non davano tuttavia la conoscenza
perfetta dei fatti meravigliosi di Massabielle. A eccezione
del racconto della veggente, che avevo appreso dal
commissario di polizia, del quale parleremo più tardi, non
sapevo quasi nulla delle prime sei apparizioni e siccome le
mie note restavano incomplete, me ne preoccupavo molto. Una
circostanza inaspettata venne a calmare le mie ansietà e a
servirmi nel miglior modo augurabile. Bernardetta, dopo le
estasi, veniva sovente da mia sorella; era una nostra
piccola amica, una della famiglia e io avevo il piacere di
interrogarla. Noi le domandavamo tutti i ragguagli più
precisi, più minuziosi, e questa cara fanciulla ci
raccontava tutto con quella naturalezza e semplicità, che
era sua caratteristica. E così che io ho raccolto, fra mille
altre cose, i dettagli commoventi dei suoi primi incontri
con la Regina del cielo. La storia speciale delle visioni,
quale è esposta nel mio libro, non è dunque in realtà, salvo
forse poche particolarità, che il racconto delle
dichiarazioni di Bernardetta e la narrazione fedelissima di
quanto mia sorella e io avevamo notato personalmente. Senza
dubbio, in avvenimenti così importanti, vi sono cose che
sfuggono fatalmente all'azione diretta dell'osservatore più
attento. Non si può osservare tutto, né capire tutto, e lo
storico è obbligato a ricorrere a informazioni prese a
prestito. Ho interrogato intorno a me, mi sono abbandonato a
una inchiesta profonda per separare la zizzania dal buon
grano e per non inserire nulla nel mio racconto che non
fosse conforme a verità. Ma, dopo un attento vaglio, io non
ho accettato, in complesso, che le informazioni del mio
principale testimonio, Bernardetta, quelle di mia sorella e
le mie. Per tutto il periodo nel quale durarono le
apparizioni, la città di Lourdes fu sempre nella gioia e
nella espansione del suo fervore religioso. Poi tutto a un
tratto l'orizzonte si oscurò, una specie d'angoscia strinse
tutti i cuori; si sentiva avvicinarsi la bufera. E infatti,
in capo a qualche giorno, questo temporale scoppiò. Gli alti
dignitari del potere e le potenze dell'inferno parvero
allearsi e coalizzarsi per allontanare la Vergine dalla sua
umile e rustica dimora sulle sponde del Gave. La Grotta fu
chiusa. Per quattro lunghi mesi, fui testimone rattristato
del sequestro operato sul luogo dei prodigi. Il popolo di
Lourdes era costernato. Alla fine la tempesta passò;
nonostante le minacce, le proibizioni e i processi, le
barriere furono tolte e la Regina del cielo riprese possesso
del modesto trono che si era scelto. Oggi come allora, e più
che mai, è là che riceve, trionfante e benedetta, gli omaggi
più cordiali delle moltitudini che accorrono a lei da tutte
le parti del mondo. Do più avanti, nel corso delle mie
narrazioni, i dettagli delle contestazioni e delle misure
d'ostruzione dirette contro l'opera della Grotta. Cito il
nome dei funzionari dello Stato che concepirono e sostennero
questa infelice impresa. Questi funzionari, che io ho
conosciuto quasi tutti, non erano ostili alle idee
religiose. Essi si ingannarono, ne convengo, ma a mio
avviso, in buona fede e senza credere di fare ingiuria alla
Madre del Salvatore. Parlo dei loro atti con libertà; mi
arresto davanti alle loro intenzioni le quali non sono state
conosciute che da Dio. Quanto ai raggiri diabolici, li
espongo semplicemente. Giudicarli è compito dei teologi.
Notando gli avvenimenti d'ogni sorta che si svolgevano sotto
la roccia di Massabielle, non miravo ad altro scopo che
quello di prendermi una soddisfazione personale e durevole:
volevo avere sotto mano un memoriale intimo, un repertorio
che richiamasse a me stesso le dolci emozioni che avevano
rapito e soggiogato il mio spirito alla Grotta. Mai avevo
immaginato di pubblicarne una benché minima parte. Per quali
considerazioni, o meglio sotto quali influssi mi sono
ridotto a cambiare parere? Ci tengo che il lettore lo
sappia. Dal 1860, anno in cui avevo lasciato Lourdes, quasi
ogni anno, al tempo delle vacanze, andavo alla Grotta per
pregare la santa Madonna e anche per ravvivare i felici
ricordi dei tempi trascorsi. In tutti gli incontri che avevo
col rev. P. Sempé, il buon superiore dei missionari mi
spingeva a coordinare il mio lavoro sulle apparizioni e a
stamparlo. Le insistenze del santo religioso mi turbavano,
perché il P. Sempé era l'uomo della Provvidenza e io restavo
sempre colpito dalla saggezza delle sue parole e delle sue
opere, visibilmente contrassegnate dallo spirito di Dio.
Nell'interno della casa di Massabielle, che egli governava
come superiore, ogni cosa mostrava la cordialità, l'armonia,
lo zelo ardente per la salvezza delle anime. La regola vi
era osservata più per l'ascendente e l'esempio delle grandi
virtù del maestro che per la sua pressione. All'esterno
tutto risplendeva delle invenzioni escogitate dalla sua
iniziativa. La magnificenza con cui ha decorato la roccia di
Massabielle basterebbe da sola a rendere illustre un uomo la
cui ambizione si limitasse alle glorie della terra. Il
segreto magico del P. Sempé per fare riuscire i suoi
progetti e proteggere le sue imprese era il rosario. La
corona di Maria non lasciava mai le sue dita e quando nelle
pie riunioni ne recitava le dolci invocazioni, trasportava
le anime verso le regioni superiori. Tutto per Dio: questo
il programma della sua vita, inteso sulle sue labbra nel
momento stesso della sua morte.Accanto al rev. P. Sempé,
nella casa di Massabielle, viveva un uomo dai modi squisiti,
dalla scienza consumata, semplice e modesto come l'ultimo
dei religiosi. La sua fisionomia aperta, la sua amabilità,
il fascino della sua conversazione ispiravano a tutti
simpatia e rispetto. Questo uomo, un laico, non era se non
il sapiente dottore barone di San-Maclou. Indignato per la
malizia dei giornali empi e settari di fronte ai miracoli
operati dalla potenza della Vergine, venne alla Grotta per
diventarne l'apologista. Facendo appello al concorso e alla
lealtà dei suoi colleghi nell'arte medica, li invitò senza
distinzione di opinione o di fede a studiare con lui i
prodigi che accadevano alle piscine di Massabielle. Questo
appello fu accolto e l'ufficio delle constatazioni, creato a
quell'epoca e con questo scopo, ha preso a poco q poco lo
sviluppo e l'importanza di una clinica rinomata. E là che
ogni anno nel periodo dei pellegrinaggi si vedono
specialisti di ogni genere di malattie, celebrità
appartenenti a sètte dissidenti, scettici irriducibili,
inchinare la loro intelligenza, abiurare i loro errori e
ritornare alle loro antiche convinzioni religiose di fronte
ai prodigi che si verificano sotto i loro occhi. Se vi è
parso che sia uscito dal tema, segnalando qui le virtù e le
fatiche del rev. P. Sempé e del barone di San-Maclou,
perdonatemi: ho voluto far conoscere la devozione e la stima
che ho verso queste figure eminenti e il giusto influsso che
esercitarono sulle mie determinazioni. Tuttavia ho resistito
sempre alle loro insistenze. Il nobile dottore, per
l'insistenza del reverendo Padre superiore della Grotta, mi
spronava a pubblicare i miei ricordi sulle apparizioni di
Massabielle. Ero come alla tortura, mi spiaceva disgustarlo,
ma alla fine gli rispondevo invariabilmente, come al P.
Sempé, che mi sentivo incapace di elevarmi all'altezza del
soggetto. Infine un 'autorità morale, che è considerata di
primo ordine nell'episcopato francese e alla quale credetti
mio dovere ubbidire, dissipò tutti i miei scrupoli ed ebbe
ragione delle mie riluttanze. Nel 1888, durante una delle
visite annuali a Lourdes, il rev. P. Sempé mi presentò a
mons. Langénieux, arcivescovo di Reims, che in quel momento
si trovava presso i Padri, nella residenza dei Vescovi.
L'illustre prelato mi accolse con molta benevolenza e mi
fece anche l'onore grandissimo di invitarmi a pranzo. A
mensa c’erano l'arcivescovo e il suo segretario, il rev. P.
Sempé e io. Subito all'inizio della conversazione,
l'arcivescovo volgendosi a me disse: - Pare che voi siate
uno dei testimoni delle apparizioni della Grotta. - Sì,
Monsignore; sebbene indegno, la Vergine volle accordarmi
questa grazia. - Alla fine del pranzo vi pregherei di dirci
le impressioni che vi sono rimaste di queste grandi e belle
cose. - Volentieri, Monsignore. Quando venne il momento,
raccontai le scene che mi avevano maggiormente
impressionato. L 'arcivescovo riprese: - I fatti che ci
avete narrati sono davvero ammirabili, - ma non bastano le
parole; noi vogliamo che le vostre relazioni siano stampate
e che siano edite sotto il vostro nome col titolo di
testimone. - Monsignore, permettetemi di farvi osservare
umilmente che, accondiscendendo al vostro desiderio, temo di
scolorire l'opera della Vergine e di intiepidire la fede dei
pellegrini. - Sarebbe a dire? - Per il fatto che sono poco
abile a scrivere e, per rispondere ai desideri che vi
degnate esprimermi, mi occorrerebbe la competenza di un
letterato celebre. - Noi non vi chiediamo già di scrivere da
letterato, ma da galantuomo, questo è sufficiente. Davanti
alle insistenze dolci e autorevoli di Mons. Langénieux,
incoraggiato da segni d'approvazione del Rev. P. Sempé,
dovetti arrendermi e promettere di eseguire. Sebbene mi
costi e malgrado la mia insufficienza lo faccio. E ora, o
buona Vergine della Grotta, depongo la mia penna ai vostri
piedi, felicissimo d aver potuto balbettare le vostre lodi e
raccontare le vostre misericordie. Offrendovi il frutto del
mio umile lavoro, vi rinnovo le mie più ferventi preghiere,
particolarmente quella che vi ho rivolta raccontando in
questo stesso libro la settima delle vostre apparizioni, di
cui fui il felice testimonio: «Oh Madre! i miei capelli sono
diventati bianchi, e io sono vicino alla tomba. Non oso
fermare lo sguardo sulle mie colpe e più che mai ho bisogno
di rifugiarmi sotto il manto delle vostre misericordie
Quando, nell'ultima ora della mia vita, comparirò davanti al
vostro Figlio, nella sua maestà, degnatevi di farvi mia
protettrice e di ricordarvi che mi avete visto nei giorni
delle vostre apparizioni inginocchiato e credente sotto la
sacra volta della vostra Grotta di Lourdes». J. B.
Estrade
Perché proprio a Lourdes
Notizie tratte dal libro “Ipotesi su Maria” di Vittorio
Messori
Fra i tanti paesini della Francia in cui avrebbe potuto
apparire in quegli anni di sconvolgimenti rivoluzionari e di
anticlericalismo massonico, la S. Vergine scelse proprio una
piccola città delle Contea di Bigorre. Abbiamo scritto
altrove nel sito che anche i luoghi delle apparizioni hanno
un significato nel disegno di salvezza che Dio propone agli
uomini e le apparizioni di Lourdes ce ne forniscono una
prova lampante.
Andiamo molti anni addietro, al secolo X, quando regnava sul
territorio che ora chiamiamo Francia il cristianissimo Carlo
Magno, re dei Franchi e dei Longobardi, il quale non
riusciva ad avere ragione sui mussulmani che assediavano la
fortezza-castello di quella che oggi chiamiamo Lourdes e che
allora era donominata “Mirambel”. Nel suo seguito vi era
anche il Vescovo di Le Puy-en-Velay, luogo molto famoso
all’epoca per un Santuario dedicato alla S. Vergine, che si
recò dal capo saraceno dicendogli: “Poiché non vuoi
cedere davanti ad alcun uomo, cedi ad una Signora: la Madre
di Dio venerata a Puy.”
Il mussulmano accettò il patto e insieme agli altri capi
saraceni si recò al Santuario di Le Puy portando sull’altare
della Madonna fascetti d’erba e di fiori recisi dal terreno
sotto la fortezza. Si fece poi battezzare con il nome di
Lordus, che, mutato in Lourdes, sarebbe diventato la
denominazione della città.
Tutti i documenti attestano che, dopo ciò, chiunque prese
dominio del castello continuò ad offrire questo tributo alla
S. Vergine del Santuario di Le Puy.
Qualche secolo dopo, nell’anno 1062, venne in possesso del
castello, con tutti i suoi possedimenti, il conte
Bernardo I, il quale fece atto spontaneo e volontario di
sottomissione e vassallaggio alla S. Vergine, facendoLe
donazione di tutti i suoi beni e nominandola Signora e
Contessa dell’intera Contea di Bigorre. Inoltre stabilì
di concedere al Capitolo di Le Puy una rendita annua di
sessanta scudi da deporre sull’altare della S. Vergine e
obbligò se stesso e suoi discendenti a rispettare i diritti
di vassallaggio, lanciando anche un anatema contro di essi
se non l’avessero riconosciuta come feudataria.
Nel 1303 la Contea passò sotto la proprietà dei Re di
Francia, che continuarono a pagare il tributo stabilito,
mentre ogni anno il giorno 25 marzo, festa
dell’Annunciazione, tutta la popolazione di Lourdes si
recava in pellegrinaggio al lontano Santuario di Le Puy per
portare alla Madonna il proprio omaggio di erba e fiori.
Il tutto si interruppe durante i lunghi anni della
Rivoluzione francese: nel 1794 l’immagine della Madonna di
Le Puy, venerata dalla popolazione da immemore tempo come
Nostra Signora di Lourdes, venne portata in giro su un
carro di letame e poi bruciata nel luogo dove impiccavano i
condannati. Il Santuario fu saccheggiato, la diocesi fu
soppressa, il clero perseguitato.
Con la Restaurazione, salito al trono nel 1827 Carlo X di
Borbone, sembrò esserci una ripresa delle antiche
venerazioni e il 15 agosto dell’anno 1829 fu l’ultimo in cui
la popolazione si recò a portare i suoi tributi alla S.
Vergine.
L’anno successivo, salì sul trono di Francia il “re
borghese” Luigi Filippo e di nuovo la Francia, e Lourdes con
Lei, ripiombò nel precedente clima rivoluzionario e
anticlericale.
Per le leggi feudali gli obblighi dei vassalli si
estinguevano dopo trent’anni di mancati pagamenti censuari e
il feudatario, se non li avesse rivendicati con le buone o
con le cattive, non poteva più esigere i suoi diritti.
Nel 1858, un anno prima della scadenza dei trent’anni, dopo
i quali avrebbe perso i diritti di Signora di Lourdes perché
caduti in prescrizione, la S. Vergine comparve alla piccola
Bernadette