NOSTRA
SIGNORA DI LA SALETTE
La
Madonna è apparsa a La Salette per il mondo intero
Un
giorno d'autunno
Verso
la metà del mese di settembre 1846, un contadino
degli Ablandins, Pietro Selme, ha il suo pastorello malato.
Scende a Corps, presso un suo amico, il carradore Giraud.
"Imprestami il tuo Massimino per alcuni giorni..."
"Massimino pastore? ... E' troppo distratto per farlo!"
Si discute, si patteggia e il 14 settembre ecco il piccolo
Massimino agli Ablandins. Il 17 intravede Melania al villaggio.
Il 18 vanno a pascolare i loro armenti sui prati comunali,
sul monte Sous-les-Baisses (il Planeau). Nel pomeriggio
Massimino tenta di chiacchierare, Melania non ne ha tanta
voglia. Nondimeno scoprono un punto in comune: sono entrambi
di Corps: allora si discorre, si decide di venire a pascolare
insieme l'indomani alto stesso posto.
Sugli
alpeggi
Dunque, il sabato 19 settembre 1846, di buon mattino, i
due fanciulli salgono i versanti del monte Planeau, con
quattro mucche; e con Massimino, anche la capretta e il
suo cane Lulù. Verso mezzogiorno, suona l'Angelus
sul campanile del villaggio sottostante. Allora i pastorelli
dirigono le loro mucche verso la fontana delle bestie, una
semplice pozzanghera formata dal ruscello che scende attraverso
il valloncello della Sezia. Poi le sospingono verso una
prato pianeggiante del monte Gargas. Fa caldo, le bestie
cominciano a ruminare. Massimino e Melania risalgono la
conca fino alla fontana degli uomini, presso la quale consumano
il loro pasto frugale: pane e formaggio e acqua fresca a
volontà. Altri pastorelli che pascolano più
in basso li raggiungono e conversano un po'. Alla loro partenza,
Massimino e Melania attraversano il ruscello, scendono alcuni
passi verso dei banchi di pietre ammucchiate presso l'alveo
di una sorgente asciutta: è la piccola fontana. Melania
vi depone il suo tascapane e Massimino il suo blusotto con
il pranzo.
L'altro
fulgore
Contro
ogni abitudine, i due fanciulli si stendono sull'erba e...
si assopiscono. Si sta bene al sole di quella fine d'estate,
nessuna nuvola in cielo. Il mormorio del ruscello accresce
la calma e il silenzio della montagna. Il tempo scorre.Bruscamente
Melania si sveglia a scuote Massimino: "Massimino,
vieni presto, andiamo a vedere le nostre mucche... Non so
dove siano!" In tutta fretta, salgono il versante
opposto al Gargas. Rigirandosi scoprono l'alpeggio: le loro
mucche stanno tranquillamente ruminando. I due pastorelli
sono rinfrancati. Melania comincia a ridiscendere. A mezza
costa, si arresta e stupefatta lascia cadere il suo bastone:
"Massimino, vieni a vedere laggiù una
luce".Presso la piccola sorgente, su un mucchio
di pietre... un globo di fuoco. "Come se il
sole fosse caduto lì". Eppure il sole
continua a splendere in un cielo senza nubi. Massimino accorre,
gridando: "Dov'è? dov'è?"
Melania addita il fondo del valloncello dove avevano dormito.
Massimino si ferma vicino a lei, raggelato dalla paura e
le dice: "Riprendi il tuo bastone, sù!
Io tengo il mio e gli do' un buon colpo se ci fa qualche
cosa". Lo splendore si muove, ruota su se
stesso. Le parole difettano ai due fanciulli per descrivere
l'impressione di vita che si irradia da quel globo di fuoco.
una donna vi appare, seduta, la testa tra le mani, i gomiti
sulle ginocchia, nell'atteggiamento di profonda mestizia.
La
Bella Signora
La Bella Signora si alza. Essi non si sono mossi. Dice loro
in francese:
Avvicinatevi,
figli miei, non abbiate paura; sono qui per narrarvi una
grande notizia.
Allora
discendono verso di lei.La fissano. Non cessa di piangere:
"Si sarebbe detta una mamma percossa dai figli
e fuggita sulla montagna per piangere". La
Bella Signora è alta e tutta luminosa. Veste come
le donne della regione: lunga tunica, un grande grembiule
alla vita, uno scialle incrociato e annodato dietro, una
cuffia da contadina. Delle rose incoronano la testa, orlano
il suo scialle e i suoi calzari: sulla fronte splende un
fulgore simile a un diadema. Sulle spalle pesa una lunga
catena. Una catenina trattiene sul petto un crocifisso sfavillante,
con ai lati un martello e delle tenaglie.
Quello
che dice sulla montagna
La
Bella Signora parla ai due pastorelli: "Ha
pianto tutto il tempo che ci ha parlato".
Insieme o separatamente, i due fanciulli dicono le stesse
parole, con leggere varianti che non alterano il significato.
E questo non importa quali siano gli interlocutori: pellegrini
o semplici curiosi, alte personalità o ecclesiastici,
inquirenti o giornalisti. Siano favorevoli, senza pregiudizi
o malevoli: ecco quello che è loro trasmesso:
Avvicinatevi,
figli miei, non abbiate paura: sono qui per comunicarvi
una grande notizia!
"Noi ascoltavamo, non pensavamo a niente".
Come Massimino e Melania, lasciamo risuonare dentro di noi
ciò ch'ella ha detto sulla montagna.
Con
loro, ascoltiamola fissando sul suo petto il crocifisso
raggiante di gloria.
Il
messaggio di Maria a La Salette
L’apparizione di La Salette avviene il 19 settembre 1846.
In giorno di SABATO alle tre del pomeriggio : una "Signora"
appare a Melania e Massimino di 15 e 11 anni che assistono
le mucche al Planeau sulla montagna a 1800 metri d’altezza.
I
pastorelli scorgono come un globo di luce in mezzo ad un
avvallamento essi dicono:"come se fosse il
sole caduto in quel luogo!".Nella luce abbagliante
scorgono una donna seduta ,con i gomiti sulle ginocchia
ed il viso nascosto tra le mani.
La
"Signora" li guarda e, dirigendosi un po’ verso
loro comincia a parlare nella loro lingua, il francese:
I due veggenti scendono nel pendio e raggiungono la visione
a tal punto da quasi "confondersi " con essa…La
Signora piange a dirotto…e, con lacrime copiose prende a
parlare loro con quelle parole che sono giunte a noi come
"MESSAGGIO"!
Il
colloquio avviene prima in francese poi in dialetto, ed
infine ancora in francese.
"AVVICINATEVI
FIGLI MIEI, NON ABBIATE PAURA: SONO QUI PER ANNUNCIARVI
UN GRANDE MESSAGGIO."
"SE
IL MIO POPOLO NON VUOLE SOTTOMETTERSI, SONO COSTRETTA A
LASCIAR LIBERO IL BRACCIO DI MIO FIGLIO. ESSO E’ COSI’ FORTE
E COSI’ PESANTE CHE NON POSSO PIU’ SOSTENERLO."
"DA
QUANTO TEMPO SOFFRO PER VOI! POICHE’ HO RICEVUTO LA MISSIONE
DI PREGARE CONTINUAMENTE MIO FIGLIO , VOGLIO CHE NON VI
ABBANDONI, MA VOI NON CI FATE CASO. PER QUANTO PREGHERETE
E FARETE , MAI POTRETE COMPENSARE LA PENA CHE MI SONO PRESA
PER VOI".
"VI
HO DATO SEI GIORNI PER LAVORARE , MI SONO RISERVATO IL SETTIMO,E
NON ME LO VOLETE CONCEDERE. E’ QUESTO CHE APPESANTISCE TANTO
IL BRACCIO DI MIO FIGLIO "!
"ANCHE
I CARRETTIERI NON SANNO CHE BESTEMMIARE IL NOME DI MIO FIGLIO…"
"QUESTE
SONO LE DUE COSE CHE APPESANTISCONO TANTO IL BRACCIO DI
MIO FIGLIO".
"SE
IL RACCOLTO SI GUASTA LA COLPA E’ VOSTRA. VE L’ HO FATTO
VEDERE L’ANNO PASSATO CON LE PATATE: VOI NON CI AVETE FATTO
CASO. ANZI QUANDO NE TROVAVATE DI GUASTE BESTEMMIAVATE IL
NOME DI MIO FIGLIO. ESSE CONTINUERANNO A MARCIRE E QUEST’
ANNO, A NATALE NON VE NE SARANNO PIU’.VOI NON CAPITE FIGLI
MIEI? VE LO DIRO’ DIVERSAMENTE".
"SE
AVETE DEL GRANO, NON SEMINATELO. QUELLO SEMINATO SARA’ MANGIATO
DAGLI INSETTI E QUELLO CHE MATURERA’ CADRA’ IN POLVERE AL
MOMENTO DELLA BATTITURA. SOPRAGGIUNGERA’ UNA GRANDE CARESTIA
.PRIMA DI ESSA I BAMBINI AL DI SOTTO DEI SETTE ANNI SARANNO
COLPITI DA CONVULSIONI E MORIRANNO TRA LE BRACCIA DI COLORO
CHE LI TERRANNO. GLI ALTRI FARANNO PENITENZA CON LA CARESTIA.
LE NOCI SI GUASTERANNO E L’UVA MARCIRA’".
La
conversazione tra la Signora e i veggenti continua con l’affidamento
di una segreto….
Segreto
cui fa seguito :
"SE
SI CONVERTONO , LE PIETRE E LE ROCCE SI MUTERANNO IN MUCCHI
DI GRANO E LE PATATE NASCERANNO DA SOLE NEI CAMPI."
Quindi
confidenzialmente e maternamente la Vergine dice ai suoi
amici:
"DITE
LA VOSTRA PREGHIERA , FIGLI MIEI?"
-
non molto Signora - rispondono
"AH,
FIGLI MIEI ,BISOGNA DIRLA E BENE , SERA E MATTINO. QUANDO
NON AVETE TEMPO , DITE ALMENO UN PADRE NOSTRO O UN’AVE.
QUANDO POTRETE FAR MEGLIO , DITENE DI PIU".
"A
MESSA, D’ESTATE, VANNO SOLO ALCUNE DONNE PIU’ ANZIANE .
GLI ALTRI LAVORANO DI DOMENICA, TUTTA L’ESTATE. D’INVERNO
QUANDO NON SANNO CHE FARE, VANNO A MESSA MA PER BURLARSI
DELLA RELIGIONE"
"IN
QUARESIMA VANNO ALLA MACELLERIA COME CANI".
"AVETE
MAI VISTO DEL GRANO GUASTO , FIGLI MIEI’"
-
no , Signora! - rispondono.
Ora
la Signora si rivolge a Massimino:
"MA
TU, FIGLIO MIO,DEVI AVERLO VISTO UNA VOLTA CON TUO PADRE
NEL CAMPO DEL COIN. IL PADRONE DEL CAMPO DISSE A TUO PADRE
DI ANDARE A VEDERE IL SUO GRANO GUASTO. VI ANDASTE TUTTI
E DUE,PRENDESTE IN MANO DUE O TRE SPIGHE,LE STROPICCIASTE
E TUTTO CADDE IN POLVERE. AL RITORNO, QUANDO ERAVATE A MEZZ’ORA
DA CORPS, TUO PADRE TI DIEDE UN PEZZO DI PANE DICENDOTI:"PRENDI
, FIGLIO MIO, MANGIA ANCORA DEL PANE QUEST’ANNO PERCHE’
NON SO CHI NE MANGERA’ L’ANNO PROSSIMO,SE IL GRANO CONTINUA
IN QUESTO MODO."
"Oh
,si , Signora ,ora ricordo. Prima non me lo ricordavo più"
Il
colloquio con la Vergine ha termine con un accorato appello:
"EBBENE,FIGLI
MIEI ,LO FARETE CONOSCERE A TUTTO IL POPOLO"
"ANDIAMO
, FIGLI MIEI ,FATELO CONOSCERE A TUTTO IL POPOLO"
Detto
ciò si eleva da terra e, lentamente si solleva verso
il Collet :qui è raggiunta dagli sguardi attoniti
di Massimino e Melania che vedono la Sua figura dileguarsi
e confondersi con la luce di cui è avvolta , quindi
scompare anche la luce…
Le
Profezie si avverarono
La Santa Vergine durante l’apparizione ricordò ai ragazzi
che l’anno precedente, il 1845, le patate erano marcite e
profetizzò che avrebbero continuato a marcire al punto che
a Natale non ce ne sarebbero più state. Lo stesso disse del
grano e dell’uva, informandoli che si sarebbe verificata una
grande carestia.
Effettivamente nel 1845 un fungo, che fu individuato nella
Phytophthora infestans, aveva iniziato a distruggere
i raccolti di patate, che erano l’alimento principale della
popolazione. L’anno successivo, quello in cui la Madonna era
comparsa ai due fanciulli, i contadini avevano piantato semi
infetti, per cui tutto il raccolto andò in rovina. Il
fenomeno non riguardò solo la Francia ma si verificò in
tutta l’Europa: Belgio, Prussia, Svizzera, Italia, nessun
Paese scampò all’infestazione. Soprattutto in Irlanda
produsse una vera catastrofe alimentare, tanto che ancora
oggi il 1847 viene ricordato come "l'anno nero" (Black 1847)
perché infuriarono massimamente la carestia e tutte le
malattie che sempre l’accompagnano come il tifo, il colera e
la gastroenterite infettiva. Dal 1845 al 1850 il fungo
distrusse tutte le piantagioni di patate e la popolazione
irlandese, poco più di ottomila abitanti, si ridusse di
circa tre milioni fra morti ed emigrati, che si recarono
principalmente in America. L’infestazione fu definitivamente
debellata solo nel 1852.
Ancora ai giorni nostri si studiano le ragioni di
quell’epidemia, tant’é che, come riporta la rivista Le
Scienze, studiosi della
North
Carolina State University dal 2001 al 2004 hanno
effettuato analisi del DNA di alcune foglie di piante di
patate vecchie di 150 anni, conservate dal tempo della
carestia, scoprendo che la Phytophthora infestans che
contagiò l’Europa è di una varietà diversa da quella allora
ritenuta responsabile.
Come la S. Vergine aveva preannunciato, anche all’uva non
capitò di meglio. Racconta lo scrittore storico Vittorio
Messori: “ Io sono andato a studiare cosa successe all’uva
in Francia dopo il 1846 e ho scoperto cose incredibili.
L’anno dopo le apparizioni, fece la sua comparsa un fungo
parassita che aggredisce l’uva, spargendo una malattia detta
“oidio”. Si tratta di una malattia della vite che mai si era
vista in Francia prima di allora. Fece moltissimi danni e
quando scomparve, si manifestò subito la filossera, un
pidocchio microscopico che distrusse la metà dei vigneti di
tutto il Paese. Venne trovato un rimedio per la filossera ma
comparve immediatamente la peronospera, una malattia
sconosciuta in Europa ed originaria dall’America. Le poche
viti che erano riuscite a scampare ai due flagelli
precedenti vennero annientate dal nuovo male. Ho fatto delle
ricerche negli archivi e nelle biblioteche francesi: in
Francia non esiste una sola specie di vite che sia anteriore
al 1847. Tutte quelle allora già esistenti morirono. Una
terribile previsione che si avverò in pieno”.
Anche queste epidemie, come quella delle patate, si sparsero
in tutta l’Europa e occorsero decenni per combatterle e
debellarle. Inoltre si dovette ricorrere a nuovi innesti
fatti arrivare dall’America e modificare completamente le
tecniche della viticoltura.
Ovviamente i danni non furono solo alimentari, come per le
patate, ma furono maggiormente di carattere economico,
perché colpivano le attività lavorative e produttive della
popolazione, creando maggior miseria.
Non vi è motivo di dubitare che la profezia riguardante il
grano si sia ugualmente avverata, anche se gli storici, come
cause della Grande Carestia del XIX secolo, ricordano
principalmente le infestazioni delle patate e dell’uva.
Il
giudizio
Il 19 settembre 1851, Mons. Filiberto de Bruillard, vescovo
di Grenoble, pubblica finalmente il suo Decreto Dottrinate:
"Noi giudichiamo che l'Apparizione della Madonna
ai due pastorelli, il 19 settembre 1846, su una montagna
della catena delle Alpi, situata nella parrocchia de La
Salette, vicaria foranea di Crops, reca in se stessa tutti
i caratteri della verità e i fedeli hanno fondate
ragioni per crederla indubitabile e certa." La
risonanza di questo decreto è considerevole. Numerosi
vescovi lo fanno leggere nelle parrocchie delle loro diocesi.
La stampa se ne appropria pro o contro. Tradotto in alcune
lingue, è pubblicato in modo particolare sull' "Osservatore
Romano" del 4 giugno 1852. Lettere di felicitazioni
affluiscono al vescovado di Grenoble.
L'esperienza e il senso pastorale di Mons.Filiberto de Brullard
non si fermano qui. Il primo maggio 1852, pubblica una Lettera
Ufficiale in cui annuncia la costruzione di un santuario
sulla montagna de La Salette e la creazione di un corpo
di missionari diocesani che si chiameranno: i Missionari
di Nostra Signora de La Salette. Ma aggiunge: "La madonna
è apparsa a La Salette per il mondo intero: chi ne
può dubitare?" L'avvenire avrebbe confermato
e superato quelle attese: il ricambio essendo assicurato,
si può ben dire che Massimino e Melania hanno adempiuto
la loro missione.
Il 19 settembre 1855, Mons. Ginoulhiac, nuovo vescovo di
Grenoble, compendiava così la situazione: "La
missione dei fanciulli è terminata, comincia quella
della Chiesa". Innumerevoli sono oggi gli uomini
e le donne di ogni lingua che hanno trovato nel messaggio
de La Salette, la strada della conversione, l'approfondimento
della loro fede, il dinamismo per la vita quotidiana, le
ragioni del loro impegno con e nel Cristo al servizio degli
uomini.
Il
Santuario de La Salette
È
situato in piena montagna, a 1.800 metri di altezza, sulle
Alpi francesi. L'edificio religioso e il complesso ricettivo
sono affidati dalla diocesi di Grenoble alle premurose cure
dell'Associazione dei Pellegrini de La Salette. I Missionari
e le Suore di Nostra Signora de La Salette ne assicurano
l'animazione e il funzionamento in collaborazione con i
cappellani, diocesani e religiosi, le religiose e i laici.
Numerose sono le possibilità offerte ai pellegrini:
lettura della Parola di Dio, condivisione su un determinato
tema, riunioni ed incontri con i cappellani, mostre missionarie
e vocazionali, collaborazione data ai vari gruppi, accoglienza
dei bambini, ecc... La giornata é ritmata dalla celebrazione
eucaristica, dall'ufficio divino, dalle veglie di preghiera,
dalle processioni, dalla preghiera del Rosario e dalla Via
Crucis... senza dimenticare la preghiera silenziosa sempre
possibile sui pendii della montagna o nelle cappelle adibite
allo scopo.
I Primi Testimoni
Massimino
Giraud
Massimino
Giraud è nato a Corps, il 26 agosto 1835. Sua madre,
Anna Maria Templier, è anch'essa di Corps. Il padre
di Massimino, Germano Giraud, è venuto da un distretto
vicino. Massimino ha solo 17 mesi quando muore la sua mamma,
che lascia anche una bambina di 8 anni, Angelica. poco dopo,
il babbo si risposa. Massimino crescerà all'avventura:
il carradore è all'officina o all'osteria: sua moglie
non sente attrattiva per quel monello troppo vivace, spensierato
che non rimane in casa, preferendo gironzolare per le stradine
di Corps, attorno alle diligenze e alle vetture, o a correre
col suo cane e la sua capretta. Il fanciullo è volentieri
bricconcello, l'occhio vivo sotto il nero ciuffo scarmigliato
e la lingua sempre sciolta. Durante l'Apparizione, mentre
la Bella Signora si rivolge a Melania, fa girare il cappello
sulla punta del suo bastone o sospinge sassolini fin sotto
i piedi della Bella Signora. "Non uno però
l' ha toccata" risponderà senza imbarazzo
agli inquirenti. Cordiale appena si sente amato, malizioso
quando lo si vuol riprendere. La sua adolescenza fu difficile.
Nei tre anni che seguono l'Apparizione perde il fratellastro
Giovanni Francesco, la matrigna Maria Court e il papà
Germano Giraud. E' posto sotto la tutela del fratello di
sua madre, lo zio Templier, uomo rude e interessato. A scuola
i suoi progressi sono modesti. La Superiora, suor Tecla,
che veglia su di lui, lo chiama "moto perpetuo!"
Aggiungendo a questo le pressioni fanatiche dei partigiani
d'un sedicente figlio di Luigi XVI che vogliono sfruttarlo
a fini politici. Massimino li beffa con frottole. Contro
l'espresso parere del parroco di Corps e non tenendo conto
della proibizione del vescovo di Grenoble, questi messeri
conducono l'adolescente ad Ars. Massimino non ama la loro
comapagnia, ma apprezza l'occasione che gli si presenta
per vedere un po' di mondo. Sono accolti dall'imprevedibile
Don Raymond, viceparroco del santo Curato, il quale, di
colpo, tratta La Salette d'imbroglio colossale e Massimino
di fosco bugiardo. Durante la mattinata del 25 settembre
1850, incontra due volte il santo in confessorio. Che cosa
ha potuto raccontare l'adolescente esasperato? Il risultato
è che per alcuni anni il santo curato non cesserà
di dubitare e di soffrire. Dopo il decreto del 19 settembre
1851, rimanderà i suoi interlocutori al giudizio
del vescovo responsabile: ci vorranno anni di prova e alcuni
miracoli per convincerlo a dare il suo assenso all'Apparizione,
ritrovando la pace. In quanto a Massimino, pur affermando
con vigore di non essersi mai smentito, si troverà
molto impacciato nel giustificare il suo comportamento.
Basta elencare i luoghi dov'è passato per farsi un'idea
di quanto il giovane abbia viaggiato. Dal Seminario minore
di Grenoble (Rondeau) alta Grande Certosa, della parrocchia
di Seyssins a Roma; da Dax e Aire-sur-Adour al Vésinet,
poi al collegio Tonnerre, a Petit Jouy vicino a Versailles
e a Parigi. Seminarista, poi impegnato in un ospizio, studente
di medicina, bocciato al baccellerato, lavora in una farmacia;
si arruola come zuavo pontificio, annulla il suo ingaggio
dopo sei mesi e ritorna a Parigi. Avendo il giornale La
Vie Parisienne attaccato La Salette, Massimino lo querela
e ottiene una rettifica. Nel 1866 pubblica un opuscolo La
mia professione di fede sull'Apparizione della Madonna della
Salette. Durante quel periodo, i coniugi Jourdain, una coppia
tutta dedita al suo servizio, gli assicura un'apparente
stabilità, paga i suoi debiti fino al rischio di
rovinarsi. Massimino accetta allora di fare il socio d'un
mercante di liquori che sfrutta la notorietà del
pastorello per accrescere le sue vendite. L'imprevidente
Massimino non riesce a far quadrare i suoi conti. Nella
guerra del 1870 è mobilitato al Forte Barrau a Grenoble.
Finalmente ritorna a Corps, dove lo raggiungono i coniugi
Jourdain. Tutti e tre vivono poveramente, aiutati dai Missionari,
d'intesa col vescovado. Nel novembre del 1874 risale a La
Salette: dinanzi a un uditorio particolarmente attento e
commosso, rifà il racconto dell'Apparizione come
il primo giorno. Sarà per l'ultima volta. Il 2 febbralo
1875 si reca nella chiesa parrocchiale per l'ultima volta.
La sera del 1 marzo, Massimino si confessa, riceve il viatico
sorbendo un po' d'acqua della Salette per inghiottire l'ostia.
Cinque minuti dopo rende la sua anima a Dio. Non aveva ancora
quarant'anni. La sua salma riposa nel cimitero di Corps
ma il suo cuore è nella basilica de La Salette, vicino
alla consolle dell'organo. Era la sua ultima volontà:
"Credo fermamente, anche a prezzo del mio sangue,
alla celebre Apparizione della SS. Vergine sulla Santa Montagna
de La Salette, il 19 settembre 1846: Apparizione che ho
difeso con parole, scritti e sofferenze... con questi sentimenti
offro il mio cuore a N. S. de La Salette". Col
suo testamento, questo poveretto non aveva più nulla
da lasciare che la sua fedeltà alla fede della Chiesa.
Il monello accattivante e volubile com'è sempre rimasto,
ha finalmente trovato, presso la Bella Signora, l'affetto
e la pace di Dio.
Melania
Calvat
Melania
è nata a Corps, il 7 novembre 1831, in una famiglia
numerosa. Il padre Pietro Calvat, conosciuto come boscaiolo,
si adatta a tutti mestieri che gli vengono offerti. La madre,
Giulia Barnaud, avrà da lui dieci figli. Melania
è la quarta. Si è poveri al punto da mandare
alle volte i piccoli a mendicare per le strade. Molto presto
Melania è collocata a servizio come pastorella presso
i contadini dei dintorni. Dalla primavera del 1846 sino
alla fine dell'autunno, la troviamo presso Battista Pra
agli Ablandins, una delle frazioni de La Salette. Il vicino
si chiama Pietro Selme; è lui che ha assunto, per
una sola settimana, l'indisciplinato Massimino, in sostituzione
del suo pastorello ammalato. Di fronte a quel piccolo ciarliero,
Melania, timida e taciturna, sta sulle sue. Eppure quei
due bambini hanno punti in comune, se cosi si può
dire. Nati entrambi a Corps dove risiedono le loro famiglie,
non si conoscono affatto, anche per le lunghe assenze della
pastorella. Entrambi parlano il dialetto locale e conoscono
qualche parola di francese. Né scuola, né
catechismo; non sanno né leggere né scrivere.
Il padre di Melania è sempre alla ricerca d'un lavoro;
sua madre è sovraccarica di occupazioni con tutti
i suoi marmocchi, non c'è posto per l'affetto, oppure
ce n'è poco. All'epoca dell'Apparizione quello che
qualifica Melania come Massimino è la povertà:
poveri di beni, poveri di cultura, poveri de affetto. Il
fatto è anche che sono totalmente dipendenti. Sono
delle "cere vergini" che l'Avvenimento segnerà
con marchi definitivi, pur rispettando la loro indole. Melania
infatti è molto differente dal suo compagno appena
incontrato: vive presso estranei e conosce la sua famiglia
solo nei difficili mesi invernali, dove si soffre la fame
e il freddo. Non c'è da stupirci che sia timida e
chiusa. "Rispondeva solo con dei si e dei no",
testimonia il suo padrone, Giovanni Battista Pra. In seguito
però risponderà chiaramente e semplicemente
alle domande concernenti il Fatto de La Salette. Rimane
quattro anni presso le Suore della Provvidenza a Corps;
ha poca memoria e meno attitudine anche di Massimino per
lo studio. Glà dal novembre 1847 la sua superiora
temeva che Melania "traesse un po' di vanità
dalla posizione che l'Avvenimento le ha procurato".
Diventata postulante e novizia nella medesima Congregazione,
oggetto di attenzioni e premure da parte di numerosi visitatori,
ella si vincola troppo al suo modo di vedere. Per questa
ragione, il nuovo vescovo di Grenoble, pur riconoscendo
la sua pietà e la sua dedizione, si rifiuta di ammetterla
al voti "per formarla... alla pratica dell'umiltà
e alla semplicità cristiane". Sventuratamente,
Melania presta l'orecchio e persone "inquiete e
malate" imbevute di profezie popolari e di teorie
pseudo mistiche e pseudo apocalittiche. Ne resterà
segnata per tutta la vita. Per dare credito alle sue affermazioni,
le collega al segreto ricevuto dalla Bella Signora. Un esame
anche solo affrettato di quello che dice e scrive, rivela
le differenze irriducibili con i segni e le parole di Maria
a La Salette. Melania, i suoi problemi e i suoi fantasmi,
sono diventati il centro del suo discorso; attraverso le
sue profezie, regola i suoi conti con quanti oppongono una
qualche resistenza ai suoi progetti. Esprime il suo rifiuto
della società e dell'ambiente in cui ha qualche problema.
Si ricostruisce un passato immaginario dove sono esorcizzate
le frustrazioni di cui è stata vittima nella sua
infanzia. Fin dal 1854, Mons. Ginoulhiac scrisse: "Le
predizioni che si attribuiscono a Melania... non hanno fondamento,
sono senza importanza nei riguardi del Fatto de La Salette...
sono posteriori a quel Fatto e senza alcuna connessione
con esso". E il vescovo sottolinea: "E'
stata lasciata ai fanciulli la più grande libertà
di ritrattarsi ed essi non hanno mai mutato il loro linguaggio
sulla verità del Fatto de La Salette".
In quest'ottica, Mons. Ginoulhiac proclamerà, il
19 settembre 1855 sulla Santa Montagna: "La missione
dei pastorelli è conclusa, comincia quella della
Chiesa!" Sfortunatamente, Melania proseguirà
le sue divagazioni profetiche, orchestrate più tardi
dal talento sfolgorante di un Léon Bloy, creando
una corrente melanista che si richiama a La Salette, ma
che non ha altra base che nelle affermazioni incontrollabili
di Melania. Siamo mille miglia lontani dalle fondamenta
storiche dell'Apparizione. In quanto poi al contenuto, nonostante
la sua patina religiosa, nulla ha a che vedere praticamente
con le verità di fede della Chiesa, richiamate da
Maria a La Salette. Si abbandona il dominio della fede per
quello, infido, contestabile e sterile delle fantasie. Questo
genere di letteratura allontana dalla fede invece di favorirla.
Nel 1851 un sacerdote inglese conduce Melania in Inghilterra.
L'anno dopo entra al Carmelo di Darlington, vi fa la professione
temporanea nel 1856, ma ne riparte nel 1860. Altro tentativo
presso le Suore della Comapssione di Marsiglia. Dopo un
soggiorno nella loro residenza di Cefalonia (Grecia) e un
passaggio al Carmelo di Marsiglia, rientra alla Compassione
per breve tempo. Dopo alcuni giorni trascorsi a Corps e
a la Salette, si stabilisce in Italia a Castellammare di
Sabbia, presso Napoli. Vi rimane 17 anni, scrivendo i sui
"segreti" e una regola per un'eventuale fondazione.
Il Vaticano prega l'ordinario del luogo d'interdire quel
genere di pubblicazioni, ma ella cerca ostinatamente altri
appoggi e un imprimatur fino al Maestro del Sacri Palazzi,
p. Lepiti O.P. Ciò non rappresenta un'approvazione,
neppure velata, in quanto l'autorità alla quale Melania
si appella non è competente in merito. Dopo un soggiorno
a Canner, ritroviamo Melania a Chalon-sur-Saône, dove,
sempre alla ricerca di fondazione, sostenuta dal canonico
de Brandt, di Amiens, incappa in un processo con Mons. Perraud,
vescovo di Autun. La Santa Sede, interessata nell'affare,
dà ragione al vescovo. Nel 1892 ritorna in Italia
a Lecce, poi a Messina in Sicilia su invito del canonico
Annibale di Francia. Dopo qualche mese trascorso in Piemonte,
si stabilisce presso don Combe, paroco di Diou, nell'Allier:
un prete col pallino delle profezie politico-religiose.
Finisce per redigere un'autobiografia piuttosto romanzata,
dove s'inventa un'infanzia straordinaria, intrecciata di
considerazioni pseudo-mistiche che riflettono i suoi personali
fantasmi e le chimere dei suoi corrispondenti. I Messaggi
che Melania propaga, allora, e che vuole ricollegare a La
Salette, non hanno proprio nulla a che vedere con la sua
primitiva testimonianza sull'Apparizione. D'altronde quando
è invitata a parlare del Fatto del 19 settembre 1846,
ritrova la semplicità e la lucidità del suo
primo racconto, conforme a quello di Massimino. E questo,
in una maniera constante, come avvenne nel suo pellegrinaggio
a La Salette, il 18 e il 19 settembre 1902. Ritorna nell'Italia
meridionale, ad Altamura (Bari) ove muore il 14 dicembre
1940. Riposa sotto una stele di marmo dove un bassorilievo
presenta la Madonna che accoglie in cielo la pastorella
de La Salette. Una cosa resta assodata: al termine di tutti
i suoi vagabondaggi, c'è un punto sul quale Melania
non ha mal variato: la testimonianza che con Massimino ella
ha dato, la sera del 19 settembre, nella cucina di Giovanni
Battista Pra agli Ablandins. E durante tutta l'inchiesta
condotta da Mons. Filiberto de Bruillard, ripresa e confermata
da quella di Mons. Ginoulhiac. In una vita difficile, Melania,
è rimasta povera e devota, fedele alla sua prima
testimonianza.
Ricordati
o Nostra Signora de La Salette
delle
lacrime che hai versato per noi sul Calvario. Ricordati
anche della continua sollecitudine che hai per noi, tuo
popolo, affinché nel nome di Cristo Gesù ci
lasciamo riconciliare con Dio.Dopo aver fatto tanto per
noi tuoi figli, Tu non puoi abbandonarci.
Confortati
dalla tua tenerezza, o Madre, noi Ti supplichiamo, malgrado
le nostre infedeltà e ingratitudini.
Accogli
le nostre preghiere, o Vergine Riconciliatrice, e converti
i nostri cuori al tuo Figlio. Ottienici la grazia di amare
Gesù sopra ogni cosa e di consolare anche Te con
una vita dedicata alla gloria de Dio e all'amore dei nostri
fratelli.
AMEN.